La nave su cui è imbarcato Querelle attracca a Brest. Nell'angiporto della città, il marinaio intreccia una serie di relazioni clandestine: denuncia alla polizia l'assassino Gil, di cui è innamorato; poi seduce l'amante del fratello e si fa possedere dal proprietario del locale del porto, mentre il capitano della nave nutre una passione segreta per lui...Opera postuma di Fassbinder ispirata all'omonimo romanzo di Genet, che tanto fece scalpore al Festival di Venezia dell'82'.
Il canto del cigno del regista è il suo lavoro più intimo (non me ne voglia micoste), anche trascendendo dall'autoreferenziale ricchionamma allo stato più brado. Fassbinder utilizza un microcosmo (la crepuscolare e scandalosa Brest, ricostruita completamente in studio) popolato da soli uomini (con una eccezione) e asservito agli istinti primordiali che ne muovono i rapporti: violenza e sesso. L'atto sessuale è motore del gioco sopraffazione/sottomissione che getta le basi alla misoginia più estrema, nata col tradimento e finita con il gelido assassinio. C'è spazio soltanto per due passioni autentiche, sconfessate dall'abbandono e dalla beffa.
Querelle è espressione del cinema più lacerante e amaro di Fassbinder, una immaginaria discesa negli inferi che sacrifica il bene e il male, il sacro e il demoniaco, in una ultima esaltazione della bellezza.
Visivamente ammalia con i soliti cromatismi accesi (giallo fondamentalmente, rosso nei momenti passionali) e con un'atmosfera come non mai barocca e decadente. Perfette le musiche del fedele Peer Raben.
Ampio il citazionismo, da Plutarco allo stesso Genet. E frequenti anche i riferimenti biblici, a sottolineare la natura di angelo tentatore del protagonista (un glaciale e sprezzante Brad Davis).
In soldoni credo si tratti di una delle opere più complete e maledette del regista, una giusta sintesi della sua filosofia estremamente pessimista e dolorosa. Per me un gradino sotto il Berlin Alexanderplatz e Un anno con tredici lune, se non altro perché esercita troppa violenza, non tanto nell'impatto visivo quanto nell'eccessivo rigore della struttura filosofica impartita.
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