Prima di parlare di diarrea, cerchiamo di capire che cos’è la diarrea.
A tutti è capitato di avere fatto indigestione, di aver sentito le anse dell’intestino muoversi in maniera eccessiva e dolorosa, e di ascoltare dei borborigmi, cioè dei rumori strani provenire dalle viscere e poi di avere scariche di feci acquose, con dolore anale o in fossa iliaca sinistra, talora con sensazione di nausea o di vomito associato alle scariche, in somma di avere diarrea e coliche!
Definizione.
La diarrea è definita, l’emissione di feci acquose o semiformate o francamente liquide, più volte nella giornata, almeno 3 o più evacuazioni, con peso fecale superiore ai 200 grammi nel’arco della intera giornata che normalmente viene considerato il valore limite (feci normali = 200 g/die); ma è pur vero che soggetti normali, con abitudini vegetariane, possano evacuare anche 300 g di feci/die che contengono scorie vegetali e fibre vegetali e che, pertanto, trattengono acqua e sono feci voluminose, senza avere problema alcuno, cioè senza lamentare fastidi alla defecazione, né dolori, né borborigmi, né coliche!
Da tenere in conto un altro problema della defecazione, la perdita di feci specie se acquose dall’ano, ma ciò può essere relazionato ad altre problematiche, per esempio a fatti neurogeni o interventi all’ano ed alle emorroidi, con perdita del tessuto emorroidale, che è spugnoso e venoso e svolge, per così dire, la “funzione di tappo”, consentendo l’emissione di gas ma trattenendo le feci per quanto acquose possano essere! Quindi occhio ai chirurghi che vi manipolano di dietro!! Gli ultimi tipi di interventi sulle emorroidi consistono in semplici incisioni della mucosa del canale anale con risalita del plesso emorroidario disceso in basso, verso l’ano!
Fisiopatologia della diarrea.
Ogni giorno 9-10 litri di liquidi entrano nel digiuno, cioè nell’intestino che consegue al duodeno, che subito dopo lo stomaco, rappresenta il primo tratto dell’intestino tenue, cioè piccolo di calibro, da distenguirsi con l’ultimo tratto che è il colon. Ebbene, con gli alimenti di introducono liquidi, poiché il cibo e le bevande sono costituite da abbondante acqua, ma a tale carico di liquidi si aggiungono le secrezioni salivari, gastriche, pancreatiche e biliari, per complessivi 9-10 litri/die !!!
Però il tubo digerente, amplificato dalle sue pliche, villi, microvilli, concamerazioni e quant’altro, riesce egregiamente a riassorbire tutto il carico e gli ultimi 800-1000 ml sono riassorbiti nel colon che rappresenta l’organo deputato al riassorbimento del 90% di tali residui, per cui nelle feci giungono 100 ml o poco più di liquido. Il colon, è ovvio, se il carico è maggiore può arrivare ad asorbire fino a 3000-4000 ml nelle 24 ore. Le feci diventano sfaldate e poltigliose se il contenuto in acqua si accresce di ulteriori 50-60 ml. Ma non sempre è così! Infatti esistono determinati fattori che possono provocare un alterato assorbimento dei liquidi . Ad esempio alcuni soggetti, che hanno un alvo tendenzialmente stitico, assumono sostante come i lassativi osmotici, di cui lattulosio ed il magnesio sono esempi eclatanti. Tali sostanze trattengono liquidi nel lume e sono sostanze osmoticamente attive, ma non alterano la composizione in elettroliti del lume intestinale. E’ su questa base che si può calcolare il “gap osmotico fecale” che deve essere pari all’osmolalità dei liquidi sistemici, cioè 290 mosm/kg circa, dal momento che il colon non è in grado di mantenere un gradiente osmotico nei confronti del plasma; se cìè un gap > di 50mosm/kg significa che la diarrea è osmotica, poiché il contributo alla osmolaità è funzione degli ioni sodio e potassio e tiene conto di anioni associati a cationi. Se il gap osmotico è modesto, vuol dire che la diarrea è secretoria; essa è determinata da condizioni patologiche come le infezioni batteriche, il Crohn, il morbo di Whipple, la RCU, ma anche condizioni come il diabete, la resezione dell’intestino, la cloridorrea congenita, i tumori neuroendocrini sono responsabili di diarrea secretoria.