Italo Cucci:
Il mio minuto di raccoglimento per Marco Simoncelli - prima di tuffarmi nel calcio – è un pensiero dedicato a un ragazzo del mio paese, al giovanotto cresciuto a Coriano, sulle colline alle spalle di Rimini, la città dell’indimenticabile Renzo Pasolini, la terra d’e’ mutour. Marco era diventato popolare per il suo esser centauro vero, di carne e d’acciaio, forte e generoso, per le vittorie, i piazzamenti, le cadute, e per quel vezzo di parlare un romagnolo quasi caricaturale, ma autentico perché marchignolo, montefeltresco: esagerato. Era esagerato in tutto, Marco, per questo sempre ragazzino, da quando, a sette anni, era salito sulla prima motociclettina, fino a ieri, quando ha lasciato la morosa in lacrime e il papà che andava avanti e indietro nei box, disperato, coi tanti sensi di colpa che all’improvviso assalgono chi sopravvive all’amore e si chiede: ho fatto male a seguirlo sulla strada dei sogni? No: su quella strada, con Marco, c’eravamo anche noi che amiamo lo sport. Il calcio l’ha salutato con affetto, con un lungo caloroso applauso che ha attraversato lo Stivale e ci ha introdotto – pur feriti dal dolore – alle storie del campionato.