Nel 1825, venuta dalla Scozia, sbarca in Nuova Zelanda Ada, pianista ed ex cantante muta, sposa per procura a un coltivatore inglese, con una figlia di nove anni, i bagagli e un pianoforte. Un vicino di casa, maori convertito, l'aiuta a recuperare il piano che il marito rifiuta...Film dall'atmosfera romantica (nel senso della corrente ottocentesca): ambientazione esotica, natura selvaggia, passioni incontrollabili. Le suonate di pianoforte in riva al mare, con cielo plumbeo che richiamano alla memoria i dipinti di Friedrich, gli amplessi nella penombra, con la contrapposizione tra il corpo da dio greco di Harvey Keitel (vecchio ma scultoreo) e quello etereo di Holly Hunter ricordano qualcosa che nun me vene a mente
... fotografia massiccia.
Il personaggio di Ada è di un'umanità insolita per un film in costume. Non è una donna angelicata ne' una cortigiana ninfomane ma un credibile punto di equilibrio tra i due opposti. Muta per un traumatico lutto amoroso, quasi idiosincratica, vive la sessualità in maniera spontanea.
Simpatica spalla Anna Paquin, qui bambina impertinente che allegerisce spesso il tono drammatico della narrazione.
La regia della Campion è molto personale, fatta di tagli, inquadrature voyeuristiche, piani ravvicinati e angolazioni insolite.
Penalizza il giudizio sull'intero film soprattutto la prima parte, nella quale sono numerosi i momenti di enfasi ingiustificata col pianoforte di Michael Nyman che si impone all'attenzione e suggerisce una commozione impossibile da ottenere ad appena 5 minuti dall'inizio nei quali a stento s'è capito di cosa si stia parlando. Lirismo troppo ostentato e momenti di retorica quasi grottesca (soprattutto a causa della voce narrante che apre e chiude la storia).
Vincitore della Palma d'oro, 3 premi Oscar e un Golden Globe.
Voto: ***1/2
