C'era un tempo in cui er settore ospiti era indicativamente inteso come a Curva Nord (e no i distinti come mo). Tuttavia, eccezion fatta pe gli incontri co Napoli e Lazio, quer settore era comunque giallorosso, senza se e senza ma e non c'era no stiuard a stabilì er limite da non valicà. Milanisti, interisti e soprattutto juventini, quanno toccava a loro o popolavano numerosi sì, ma de nascosto e senza ostentà drappi, tifosi camaleonte, de quelli che se segnava a Roma te fingevano esurtanza, se la Roma nsegnava te parlavano fitto fitto come se da creature avessero bevuto latte dala lupa insieme a te, sarvo poi, ar primo gò loro, ritrovasse a urlà a squarciagola senza imbarazzo arcuno, bullandose de te che, credendolo come te, javevi dato confidenza fino ar secondo prima. Er tempo de metabolizzà l'imboscata e er tradimento, tempo necessario a mannallo affanculo, era comunque troppo, che quello era già svanito artrove.
Insomma, er tifoso avverso, nei ricordi de pischello, non è mai stato un gran problema. Sì vabbè, quarche lancio de arance, quarche scazzottata sparsa, ma per lo più era forclore, niente de così pericoloso da inibì la frequentazione doo ssadio.
Pure la Curva Nord era comunque nostra e nessuno ce poteva dà fastidio, nessuno ce poteva fa paura. O mejo, quasi nessuno. Perché na vorta l'anno arivava La Talanta.
I tifosi della Talanta erano pochi ma tutti grossi, un gruppetto de poche decine de animali che facevano versi strani, ronde in trasferta senza speranza de vittorie sportive, ma che delle vittorie sportive, questa era l'impressione, non je ne poteva fregà de meno. Uno poi era er più grosso de tutti. Un tifoso enorme, o perlomeno tale sembrava a noi creature, che a tutta panza s'engarellava co no stadio intero che lo insurtava, ma a lui je rimbarzava. Lui era lui, er tifoso della Talanta, e noi pe lui non eravamo un cazzo, e venì a fa er marchese der grillo a casa nostra non era facile. Mpo si odiava, mpo je se portava er rispetto che se deve ar pazzo contro tutti, ma in quanto pazzo, ala fine, ce lo facevamo scivolà addosso come avremmo fatto poi co Bossi, consapevoli che prima o poi se lo saremmo ritrovato sotto casa a magnà pajata. O a tifà pe quarche padano ladrone de over. Vero o non vero, pe quer tifoso mpo ce dispiace, mpo ce rimbarza. Chi non ce rimbarza so gli orobici (se imparano un sacco de aggettivi a guardà le partite) che oggi scenderanno in campo, che andiamo ad analizzare.
Brighi: che poi, a stonesto metalmeccanico de centrocampo, se lo saremmo pure tenuto, er vero motivo della cessione è nantro, o sapemo tutti. E’ che non ce la facevamo più ogni vorta che s’apriva un qualsiasi sito de news sulla Roma a legge le dichiarazioni de Vanni Puzzolo. Come er buon Matteo faceva non dimo un gol, non dimo nassist, ma anche solo un colpo de testa ben assestato a liberà l’area, er giorno dopo, puntuale come la morte, le tasse e i procuratori dar cognome carico de presagi, c’era la dichiarazione de Puzzolo a reclamà un giorno più sordi e l’altro più spazio. Su questo, se po esprime solidarietà ar tifoso azzuronero.
Denis: sarà protagonista insieme a Osvaldo dell’accattivante sfida “attaccanti cor cognome che è pure un nome, e allora diccelo te come te dovemo chiamà” nonché dell’altra tenzone “centravanti sui quali nse scommetterebbe na lira a vedelli e che invece te ce fanno ricrede”. Onomastica a parte, il mascelluto argentino sta in grande forma, e se candida con prepotenza a fa fischià le recchie ai propri avi.
Mò s’è pure imparato a fa le mezze rovesciate, nsia mai che quarcuno ariva all’Olimpico col repertorio incompleto, ma contiamo sul fatto che da piccolo abbia fregato un pezzo de merenda ad Heinze che, è ormai risaputo, soprattutto se sei connazionale non dimentica, non perdona e, di conseguenza, non fa deambulare.
Tiribocchi. C’è una categoria particolare de giocatori della Serie A che fa paura ar tifoso romanista: er tifoso romanista. So na cifra, tutti ex commando e tutti desiderosi de fallo sapé, dimostrando così facendo de avé meno paura de se stessi de quanta ne ha un tifoso romanista non diventato nel frattempo calciatore romanista che gioca contro la Roma (er concetto è contorto ma poi ariva). Quando un avversario se dichiara, s’è dichiarato in passato o se sospetta fortemente esse sostenitore dei nostri colori, allora i cieli si aprono e gli Dèi del calcio scendono a conferire Forza, Velocità, Precisione, Classe e Visione di gioco al giocatore in questione, poteri che le stesse divinità se riprenderanno de corsa al triplice fischio della partita contro de noi. Ecco, er Tir de Fiumicino è uno che non ha mai nascosto er core mezzo giallo e mezzo rosso. Ragion per cui, se oggi se la vedesse da seduto, proprio come un tifoso romanista, ce farebbe mpiacere.
Schelotto: frutto de na turnè sudamericana dei Tazenda, l’italoargentino se iscrive al contest, sempre contro Osvardo, “pensa a giocà a pallone e tajate quei capelli, manvedi questo”. Dopo nannno a magnà piadine a Cesena ha detto “oh, bone so bone eh, però dopo mpo che cojoni”, ma invece de venì a rifasse giù ar sud come più vorte annunciato d’estate, ha preferito virà sula polenta. Pare che comunque l’alimentazione non influisca sul fatto che core na cifra e che quanno je gira bene, che de solito coincide co quando non c’ha i capelli in faccia a coprije mezzo campo, è mber problema pe le difese altrui. Se la luna vole spuntà dar monte facesse pure. Spuntà dar tabellino dei marcatori nun ce pare necessario.
Moralez: dopo un avvio de campionato molto promettente, de sicuro cercherà la Consacrazione all’ombra della Santa Sede, ma secondo noi nantra letta ai salmi a potrebbe pure dà prima de fa sto passo, dai, nun c’è fretta Maximilià. O chiamano Maxi, però pare mpo na presa per culo pe uno che se fa magnà in testa pure da Giovinco. Ora, giova ricordare che come pe il suo simile tascabile parmense, lo ponno chiamà come je pare: maxi, mega, super, iper, ipercoop, conad, va bene tutto. Ma se segna, anche per lui, er marchio a vita de nano demmerda è garantito. Giusto pe capisse.
Gabbiadini: fino a quarche settimana fa nse sapeva chi fosse e parecchi nu lo sanno manco mo. Poi, un ber giorno, i più malati de noi se so messi a vede na partita dell’under21, roba che non succedeva più dai tempi de Bardieri. Tutto perché s’eravamo appena presi Nascar Borini, e quello siccome è giovane coi giovani giocava, e siccome è punta de punta segnava, ma più de lui segnava uno cor nome da formaggio, tal Gabbiadini appunto, che gli ungheresi impazzir faceva. Ecco, sarebbe brutto accorgese oggi de avé piato er giovane più bonaccione invece de quello più cattivo. Che armeno nce piasse pe ungheresi.
