Vallecas, il quartiere che ha sfidato il Real Madrid e incantato Mourinho In evidenza
Scritto da Alessandro Doranti
“La vittoria più difficile della stagione”. Con questa frase il tecnico Josè Mourinho, ha commentato l’ultima partita del Real Madrid (0-1) sul campo del Rayo Vallecano. Una sfida sofferta per i blancos, incerta fino al prodigioso gol di tacco di Cristiano Ronaldo. Del resto Rayo-Real è un derby, non solo cittadino, ma tra modelli sociali. Da una parte una squadra di stelle e merchandising, da sempre sovrapposta al potere centrale e alla dittatura franchista, dall’altra l’espressione di un quartiere popolare di Madrid, il “barrio” Vallecas, operaio e schierato a sinistra.
Trecento mila anime alla periferia sud della capitale spagnola, Vallecas è cresciuto negli anni ’50, per via della forte migrazione delle famiglie più povere della Spagna, quando divenne un quartiere povero e disordinato. La sua situazione peggiorò con gli anni ottanta, quando criminalità e spaccio di droga presero il sopravvento. Poi grandi interventi di urbanizzazione ne ridefinirono l’arredo urbano. Ma più di ogni operazione architettonica, a plasmare il quartiere è sempre stato l’orgoglio dei suoi abitanti. E come succede nelle migliori favole calcistiche gli umori della piazza ha spesso coinciso con il destino della squadra. Ai difficili anni ’80 del quartiere corrispose il declino della squadra che dopo aver toccato la massima serie alla fine degli anni ’70, barcollò tra la seconda e la terza divisione.
La svolta è nel ‘92, con l’ascesa alla presidenza di Maria Teresa Rivero, che presto diventa un emblema per gli appassionati del Rayo Vallecano, che gli intitolano lo stadio. La squadra si rinforza e per anni sale e scende dalla prima divisione cogliendo una storica qualificazione alla coppa Uefa nella stagione 1999-2000. Poi qualche tracollo e altrettanti successi fino alla stagione scorsa che ha sancito il ritorno nella Liga che conta.
Ancora oggi il quartiere continua a sentirsi una comunità “rayista”, a gioire e immalinconirsi per le imprese dei giocatori che indossano la “camiseta franjirojas”. Una maglia in passato finita sulle spalle anche di un certo Hugo Sanchez, che la impreziosì di 16 reti, prima di far ritorno in Messico.
rayo popoloDurante la settimana nei bar del quartiere, si beve San Miguel e gli argomenti di discussione si ispirano ai cimeli appesi alle pareti: gagliardetti della società, foto della squadra, simboli del CNT e della Izquierda Unida, rispettivamente il sindacato anarchico dei lavoratori e il partito della sinistra radicale. Una formazione che nelle ultime elezioni, proprio nel quartiere ha ottenuto il miglior risultato di tutta Madrid, tanto da meritarsi i ringraziamenti scritti della coordinatrice Carmen Cortès.
La domenica, o quando si gioca, lo stadio per anni intitolato all’ex presidentessa Teresa Rivero, dimessasi dopo la grave crisi finanziaria del febbraio scorso, si riempie in tutti i suoi 15.000 posti a sedere. La curva nord (la sud non è mai stata costruita), è animata dai gruppi del tifo organizzato, tra i quali spiccano i Bukaneros, presenti dal 1992 che all’amore per la squadra associano il sostegno alla classe operaria e un dichiarato antifascismo. Celebrando i tifosi come i migliori anarquistas, borrachos e antifascistas e esaltando lo spirito rivoluzionario della più umile squadra di Madrid, gli Ska-p, gruppo spagnolo di fama internazionale, hanno dedicato una motivetto ska al Rayo Vallecano.
Dopo il match con il Real Madrid, i tifosi di Vallecas, hanno ricevuto le lodi di Josè Mourinho in conferenza stampa. "Sono stati fantastici" ha dichiarato l'allenatore portoghese, che allo stesso tempo, ha invece criticato i tifosi madrinisti, che da primi in classifica, sono arrivati in appena trecento all'impianto. Per raggiungerlo, ha fatto intendere Josè, bastava prendere una metro, non sobbarcarsi centinaia di chilometri.
Ma si sa, coi soldi si possono comprare grandi giocatori, non grandi tifosi.VAMOS RAYITO!!!!!
