Nel 1957 a Vienna, ex deportata, moglie di un direttore d'orchestra, riconosce nel portiere dell'albergo l'ufficiale delle SS di cui, giovanissima, era diventata l'oggetto sessuale in campo di concentramento, in un tortuoso rapporto sadomasochistico. Al di là del suo successo internazionale di scandalo, il 6° film di L. Cavani ebbe accoglienze critiche disparate: attacchi più o meno moralistici per la sgradevolezza della sua ambigua tematica sul rapporto vittima-carnefice oppure elogi per aver cercato, sulla scia di Visconti, di conciliare il melodramma con un discorso sulle ambiguità della storia. Eccellente direzione degli attori, funzionale fotografia di Alfio Contini, montaggio di Kim Arcalli. (mymovies)Film erotico poco esplicito rispetto a certa exploitation di quegli anni ma di forte impatto immaginifico (uellacc

). E' il racconto di una storia d'amore per nulla romantica (come specificato dal protagonista maschile) a metà fra la sindrome di Stoccolma e il sadomasochismo. Nessun personaggio è pulito, non c'è redenzione per nessuno, il protagonista nemmeno la cerca, a metà strada tra la vergogna per la sua vita passata da ufficiale delle SS e la voglia di non pagare per le sue malefatte. Alla fine l'aguzzino è quello che prova il sentimento più vero, per quanto malato, la figura femminile invece, come suggerisce in maniera più o meno esplicita la stessa pellicola, si attacca a lui come una gatta col padrone. Le scene della vita passata nel campo di concentramento sono flashback onirici, ipnotico quello di lei che balla e canta per i camerati.
Mi è piaciuto abbastanza ma con qualche riserva.