Autore Topic: Referendum Fiat  (Letto 4783 volte)  Share 

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Offline Gabbie

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #40 il: 15 Gennaio, 2011, 11:12:56 am »
Un articolo chiaro ed esaustivo sulla questione:

Il patto diseguale
di MASSIMO GIANNINI

La vera sfida di Mirafiori comincia adesso. Sapremo solo a notte fonda l'esito del referendum . Ma quando il nuovo paradigma della modernità impone una riscrittura così radicale del patto tra Capitale e Lavoro, rifondandolo sullo scambio disuguale e asimmetrico tra un salario e il nulla, l'esito sembra scontato.

"Vinceranno i sì, anche se in molti avrebbero preferito votare no", era la previsione della vigilia. I primi voti scrutinati danno un risultato diverso, con i sì e i no in bilico intorno al 50%. Già questo sarebbe un risultato clamoroso, che potrebbe far saltare tutti gli scenari. Con la sua consueta, lapidaria schiettezza, l'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne aveva spiegato la sua linea: se prevalgono i sì andiamo avanti con l'investimento e diamo una scossa all'Italia, se prevalgono i no ce ne torniamo a festeggiare a Detroit e ce ne andiamo a fare auto in Canada. Una posizione "win-win": io vinco comunque. La realtà è assai più complessa. In attesa di capire l'esito della consultazione, qualcosa si può dire subito. Su due punti fondamentali: i contenuti dell'accordo e sulle prospettive che si aprono.

1) Sui contenuti dell'accordo. È diseguale lo scambio sui diritti (ammesso che su questo terreno, nonostante la dura legge della globalizzazione, qualcosa si possa e si debba scambiare nelle democrazie occidentali). Ma si potrebbe dire: hai ceduto sul diritto individuale allo sciopero, hai ceduto sul "mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d'azienda", hai ceduto sui "diritti di costituzione e di assemblea delle rappresentanze sindacali aziendali". Ma in cambio hai ottenuto la versione italiana della Mitbestimmung, cioè la co-gestione conquistata da decenni dai sindacati tedeschi della Ig-Metall, presenti nei consigli di sorveglianza della Volkswagen, oppure la partecipazione all'azionariato ottenuta dai sindacati americani dell'Uaw, presenti nei consigli di amministrazione con il 63% della Chrysler. E invece non è così.

È diseguale lo scambio sulle retribuzioni (ammesso che siano vere le cifre scritte dall'azienda sull'accordo separato). Si potrebbe dire: hai ceduto sulle pause ridotte, hai ceduto sui turni, hai ceduto sulle indennità di malattia. Ma in cambio hai ottenuto l'allineamento del tuo salario medio annuo (23 mila euro in Italia) a quello dei tuoi colleghi tedeschi (42 mila euro in Germania). E invece non è così. La tua pausa ridotta vale 18 centesimi l'ora, cioè un euro al giorno, cioè 32 due euro al mese, lordi e persino esclusi dal calcolo del Tfr. Il tuo straordinario possibile, 120 ore all'anno, è a discrezione dell'azienda, vale teoricamente 3.600 euro di aumento futuro, ma sconta una contraddizione attuale: l'accordo prevede "la cassa integrazione straordinaria, per crisi aziendale... per tutto il personale a partire dal 14 febbraio per la durata di un anno". Come potrai fare lo straordinario, se starai in Cig per tutto il 2011?

2) Sulle prospettive future. Resta il sospetto che fossero vere le affermazioni sfuggite a Marchionne a "Che tempo che fa", il 24 ottobre: "Senza l'Italia la Fiat potrebbe fare molto di più...". Produrre auto in Italia, per la Fiat, è un problema che neanche l'accordo su Mirafiori può risolvere. Al supermanager italo-svizzero-canadese, apolide e multipolare, il Belpaese non conviene. Per due ragioni di fondo.

Non c'è convenienza "politica". Lo dicono i fatti. Finora il salvataggio e il rilancio della Fiat sono avvenuti sulla base di uno schema collaudato con gli Stati: io costruisco, salvo o rilancio le fabbriche, tu mi paghi. È avvenuto in una prima fase in Italia, finché sono andati avanti gli ecoincentivi. È accaduto in Messico, dove il Lingotto ha ottenuto un prestito statale da 500 milioni per rifare l'impianto di Toluca. È accaduto in Serbia, dove per l'impianto di Kragujevic il gruppo incassa un contributo statale di 10 mila euro per ogni assunzione. È accaduto in America, dove l'operazione Chrysler è passata attraverso il "bailout" pubblico da 17 miliardi di dollari. E sta accadendo in tutti gli altri Paesi dove la Fiat vuole essere presente, dal Canada al Brasile, dall'Argentina alla Polonia.

Nel mondo i governi stanno spendendo soldi per salvare l'auto, e tra i principali stakeholder del settore ci sono proprio gli Stati. Obama ha speso 60 miliardi di dollari per le Chrysler, Ford e Gm. Sarkozy ha speso 7 miliardi per Psa-Renault. La Merkel ha speso 3 miliardi per la Opel. In Italia gli aiuti pubblici sono finiti nel 2004. Per la Fiat, dunque, lo Stato non è un interlocutore. E non lo è il governo, che non ha un euro da spendere e un "titolo" per intervenire. Ecco perché Marchionne può andarsene, se crede e quando crede, con la "benedizione" di Berlusconi, che in due anni (di cui quasi uno da ministro dello Sviluppo ad interim) non ha trovato il tempo per convocare almeno una riunione sul caso Fiat.

Non c'è convenienza economica. Lo dicono i numeri. La Fiat produce all'incirca 2,1 milioni di automobili l'anno. Circa 730 mila sono in Brasile, dove lavorano 9.100 dipendenti: ogni operaio sforna 77,6 automobili. Circa 600 mila in Polonia, dove lavorano 6.100 dipendenti: 100 auto per ogni operaio. In Italia 22.080 operai producono meno di 650 mila auto: 29,4 auto per dipendente. Il tasso medio di utilizzo degli impianti, da noi, oscilla tra il 30 e il 40%, con punte bassissime a Cassino (24%) e a Pomigliano (14%), contro una media dell'80% negli impianti dei costruttori franco-tedeschi. Su queste basi, in teoria, si fonderebbero gli accordi separati a Pomigliano e Mirafiori: bisogna lavorare di più, per schiodare l'Italia dallo scandaloso 118esimo posto (su 139) nella classifica Ocse sull'efficienza del lavoro.

Ma qui c'è il grande rebus e il grande limite della Dottrina Marchionne. Il grande rebus: riportare il coefficiente di utilizzo degli impianti a livelli competitivi è un impegno colossale: può bastare il "modello" di accordo sottoscritto da Fim, Uilm, Fismic e Ugl il 23 dicembre scorso? Nessuno, realisticamente, lo può credere. Non può bastare la rimodulazione dei turni su quattro diverse tipologie. Non può bastare la riduzione di 10 minuti delle pause giornaliere infra-turno. Non possono bastare le 120 ore annue di "lavoro straordinario produttivo". Non può bastare il disincentivo all'assenteismo basato sul mancato pagamento del primo giorno di malattia collegata a periodi pre o post festivi. Non può bastare nemmeno la "nuova metrica del lavoro" imposta dal famigerato metodo "Ergo-Uas", la scomposizione post-taylorista dell'ora di lavoro di ogni operaio in 100 mila unità di "tempo micronizzato" e la previsione pseudo-orwelliana di 350 operazioni effettuate dal singolo operaio in 72 secondi ciascuna.

Il problema della produttività non si risolve così, senza una strategia sull'innovazione di prodotto. Produrre di più per fare che cosa? Questo è il grande limite della Dottrina Marchionne. Se con un colpo di bacchetta magica il "ceo" riuscisse a far lavorare gli impianti italiani a ritmi di produttività tedeschi o americani, e se per magia ogni operaio di Mirafiori o di Pomigliano sfornasse 100 automobili all'anno come il "collega" serbo, la Fiat non saprebbe che farne. Le vetture prodotte in più resterebbero invendute nei piazzali. La Fiat non è in affanno perché la sua offerta, sul piano dei volumi, non riesce a soddisfare la domanda. Non è in affanno per ragioni di quantità, ma di qualità. È in difficoltà perché non ha nuovi modelli, soprattutto nella gamma alta e nel segmento a più elevato contenuto ecologico e tecnologico. E perché i modelli che ha soffrono sempre di più la concorrenza straniera. Nel 2010 il calo delle immatricolazioni Fiat (meno 16,7%) è il doppio della media del mercato (-9,2). E la quota di mercato si è ridotta al 30% (era 32,7 nel 2009).

Sulla carta, il rilancio di Mirafiori dovrebbe servire a colmare queste lacune. Con la produzione di "automobili e Suv di classe superiore per i marchi Jeep e Alfa Romeo". Con la possibilità di "produrre fino a più di mille auto al giorno per un totale di 250-280 mila vetture l'anno". Con l'investimento promesso che "supera il miliardo di euro, suddiviso tra Fiat e Chrysler". Questo è l'impegno del Lingotto, affidato al comunicato stampa accluso all'intesa e sottoscritto dai sindacati firmatari. Non c'è nulla, nel testo dell'accordo, che ne garantisca il rispetto. E non c'è nulla, nel misterioso piano "Fabbrica Italia" da 20 miliardi, che apra uno scenario industriale plausibile sui prossimi dieci anni. Si tratta allora di aggrapparsi disperatamente a quello che si ha, qui ed ora. E per il futuro, affidarsi a Marchionne. Una "scommessa" giocata su una "promessa". Il rischio è altissimo. Se fallisce, perdono tutti. Perdono i sindacati e la politica. Ma perde anche la Fiat. E perde anche Marchionne, anche se se ne torna a brindare a Detroit.
Un fatto che mi ha costretto a chiamare Gabriella alle undici dell'altro ieri.
Chi è la persona per cui le hai chiesto di praticare un maleficio e perché.

Offline Full-of-lutamma

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #41 il: 15 Gennaio, 2011, 11:21:43 am »
Comunque un grande in bocca al lupo agli operai di Mirafiori, Pomigliano e tutti i dipendenti di Fiat in giro per l'Italia. La situazione è dura e critica ma ce la possono fare.


 

Offline Full-of-lutamma

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #42 il: 15 Gennaio, 2011, 11:27:14 am »
L'articolo di Giannini esprime a pieno quello che vado dicendo da mesi. La Fiat non è competitiva sul mercato, interi segmenti non sono toccati, non c'è innovazione, la Fiat fanno altamente cagare. Non a caso da ormai 10 anni l'unico asset che non crea problemi a Torino è quello della Ferrari, auto di primissima fascia, un marchio che rappresenta un sogno in tutto il mondo, qualità ed innovazione pazzesca grazie anche alle esperienze maturate in forumla 1.

Vi faccio un esempio, BMW per tanti anni ha corso il campionato di F1, tutto quello che ha sviluppato in pista lo ha portato puntualmente sulle sue vetture di serie. Non so se voi seguite lo sport, ma BMW entro un paio di anni dovrebbe lanciare sulle sue auto il sistema KERS, una sorta di motorino elettrico che l'anno scorso montavano le monoposto di F1 che da cavalli in più al motore riducendo consumi ed inquinamento.


 

Offline bart

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #43 il: 15 Gennaio, 2011, 15:25:50 pm »
Non c'è convenienza economica. Lo dicono i numeri. La Fiat produce all'incirca 2,1 milioni di automobili l'anno. Circa 730 mila sono in Brasile, dove lavorano 9.100 dipendenti: ogni operaio sforna 77,6 automobili. Circa 600 mila in Polonia, dove lavorano 6.100 dipendenti: 100 auto per ogni operaio. In Italia 22.080 operai producono meno di 650 mila auto: 29,4 auto per dipendente. Il tasso medio di utilizzo degli impianti, da noi, oscilla tra il 30 e il 40%, con punte bassissime a Cassino (24%) e a Pomigliano (14%), contro una media dell'80% negli impianti dei costruttori franco-tedeschi. Su queste basi, in teoria, si fonderebbero gli accordi separati a Pomigliano e Mirafiori: bisogna lavorare di più, per schiodare l'Italia dallo scandaloso 118esimo posto (su 139) nella classifica Ocse sull'efficienza del lavoro.
:maronn:


mi viene quasi da dare ragione a Marchionne. non è normale una cosa del genere...

Offline kurz

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #44 il: 15 Gennaio, 2011, 15:51:16 pm »
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mi viene quasi da dare ragione a Marchionne. non è normale una cosa del genere...
ma invece di scrivere stronzate hai letto il seguito dove spiega il perchè?
gesucrì

Offline bart

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #45 il: 15 Gennaio, 2011, 16:09:02 pm »
ma invece di scrivere stronzate hai letto il seguito dove spiega il perchè?
veramente non lo spiega. dice che se pure la Fiat producesse di più poi le auto rimarrebbero invendute. si cominciasse ad aumentare la produttività allora, il resto poi sarebbero cazzi da cacare per Marchionne, non certo per gli operai, a cui non si potrebbe proprio dir niente :boh:

Offline Rage

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #46 il: 15 Gennaio, 2011, 17:01:18 pm »
Peppe, ma SECONDO TE gli fanno produrre auto che poi rimangono invendute?

SECONDO te sono 22.000 operai che lavorano? Secondo me in quei numeri non si conteggiano i cassa-integrati...
Uà, a leggere a vuje pare quasi che uno deve avere una chiamata dal padreterno vestito da Piero Pelù "Vuaaaaaai a ingegnueeeeria!".   Nella diatriba tifo per Rage che [...] all'epoca della discussione della triennale, jette con il capello scuncecato, l'occhio nickuariano e la barbetta alla Castellitto. Foto che valevano molto più di mille parole su quello che ha passato e sta passanne.  
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Offline bart

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #47 il: 15 Gennaio, 2011, 17:50:14 pm »
scusa Mario... io vorrei capire perchè a Pomigliano gli impianti vengono sfruttati così poco... e con quale sicurezza si dice che producendo di più le auto rimarrebbero invendute, quando con i ritmi degli impianti franco-tedeschi i costi di produzione scenderebbero sicuramente e il prodotto godrebbe quindi di maggiore competitività sul mercato... posto che comunque Marchionne è proprio la scumma e deve fare una brutta fine lui e i suoi modelli r'o cazz :boh:

Offline noel

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #48 il: 15 Gennaio, 2011, 20:28:46 pm »
classe operaia?
no,SCHIAVI!
e che si azzardassero a criticare il modello cinese,quando invece è quello che fa il mercato.
Questo è solo l'inizio.
Se la storia è ciclica,e ci troviamo rimbalzati indietro di 60 anni,tra un po le masse belanti torneranno ad incazzarsi.

Offline Rage

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #49 il: 15 Gennaio, 2011, 22:06:12 pm »
scusa Mario... io vorrei capire perchè a Pomigliano gli impianti vengono sfruttati così poco... e con quale sicurezza si dice che producendo di più le auto rimarrebbero invendute, quando con i ritmi degli impianti franco-tedeschi i costi di produzione scenderebbero sicuramente e il prodotto godrebbe quindi di maggiore competitività sul mercato... posto che comunque Marchionne è proprio la scumma e deve fare una brutta fine lui e i suoi modelli r'o cazz :boh:

Sinceramente non mi azzardo a parlare di costi di produzione quando non ne conosco la minima cifra. So solo che le fiat hanno la giusta reputazione di cattivo mezzo di trasporto e che il paragone con le alternative francesi, tedesche, svedesi non regge.

Io penso solo che in Italia si investa poco in tecnologia, tutto qui. Qui si punta molto al Made in Italy, a buon rendere delle aziende come la Fiat.

Penso che, e non ho i dati alla mano, che auto come la Stilo o le nuove Bravo/Brava siano state dei piccoli flop... a ciò contribuisce solo e stoltanto il fatto che si investe molto poco in tecnologia e più in pubblicità...

Ultimamente in Radio e TV io mi sento bombardato da continui spot Fiat (ora si mette pure il "ciao ciao uoo" dell'omino  :look:)... poi si sono inventati un nuovo servizio di assistenza...

Alla fine la Fiat ha perso i suoi punti di forza:

1) L'assistenza di auto straniere si è molto sviluppata negli ultimi anni. Quindi chi compra una straniera sa di trovare facilmente i pezzi di ricambio.
2) Giustamente l'italiano medio non è più nazionalista come una volta.

Ora un CEO come Marchionne si trova a fronteggiare una brutta crisi nell'azienda... ma questa non la risolvi dall'oggi al domani... come ho già detto si sta provando a ridurre i costi del personale per investire maggiormente in pubblicità...

poi non lo so come fa a finire, questo non basta a risollevare il marchio Fiat... serve solo a togliere posti di lavoro...
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Re:Referendum Fiat
« Risposta #50 il: 27 Gennaio, 2011, 01:47:35 am »
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mi viene quasi da dare ragione a Marchionne. non è normale una cosa del genere...
si chiamano ingegneri di processo quelli che dovrebbero occuparsi di massimizzare il tasso di utilizzo degli impianti. se marchionne fa lo sparagnino su quel fronte poi non se la può prendere con gli operai. marchionne è la feccia del capitalismo occidentale, escludendo quello foraggiato da narcotraffico ed altre attività illecite.

PS oggi ho dato comunicazione ai donatori di lavoro di aderire allo sciopero nazionale dei metalmeccanici indetto dalla fiom per venerdì. v'aggia raccuntà una scenetta da  :maronn:

Offline Rage

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #51 il: 27 Gennaio, 2011, 09:55:10 am »
si chiamano ingegneri di processo quelli che dovrebbero occuparsi di massimizzare il tasso di utilizzo degli impianti. se marchionne fa lo sparagnino su quel fronte poi non se la può prendere con gli operai. marchionne è la feccia del capitalismo occidentale, escludendo quello foraggiato da narcotraffico ed altre attività illecite.

PS oggi ho dato comunicazione ai donatori di lavoro di aderire allo sciopero nazionale dei metalmeccanici indetto dalla fiom per venerdì. v'aggia raccuntà una scenetta da  :maronn:

PM PM  :sisi:  :sad:
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Re:Referendum Fiat
« Risposta #52 il: 27 Gennaio, 2011, 10:52:14 am »
PM PM  :sisi:  :sad:
nient, na strunzata, l'ho sintetizzata nell'imbecille  :asd:
« Ultima modifica: 27 Gennaio, 2011, 11:26:09 am da monDieu »

Offline kurz

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #53 il: 27 Gennaio, 2011, 11:39:10 am »
domani picchettaggio alle 5 di mattina :maronn: :look:

Domani insieme alla Fiom :compagni:
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Re:Referendum Fiat
« Risposta #54 il: 28 Gennaio, 2011, 15:20:17 pm »
Bella manifestazione a Pomigliano stamattina , se la Camusso non chiama lo sciopero generale è una vergogna.

so uscito pure per televisione :look:
gesucrì

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #55 il: 28 Gennaio, 2011, 15:25:19 pm »
Bella manifestazione a Pomigliano stamattina , se la Camusso non chiama lo sciopero generale è una vergogna.

so uscito pure per televisione :look:
la camusso non è una delatrice. per convocare lo sciopero generale deve sentirsi abbastanza forte, altrimenti sarebbe un boomerang

Offline kurz

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #56 il: 28 Gennaio, 2011, 15:28:31 pm »
la camusso non è una delatrice. per convocare lo sciopero generale deve sentirsi abbastanza forte, altrimenti sarebbe un boomerang
credimi che i tempi sono maturi, le percentuali degli aderenti allo sciopero di oggi sono dell 80% almeno nella zona industriale a pomigliano, ancora mi devo informare a livello nazionale


e poi a Roma il segretario uscente Epifani sommerso da fischi riusci solo a dichiarare lo sciopero generale, fu costretto dalla folla, mo la Camusso si è scordata.
« Ultima modifica: 28 Gennaio, 2011, 15:29:53 pm da kurz »
gesucrì

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #57 il: 28 Gennaio, 2011, 16:03:09 pm »
credimi che i tempi sono maturi, le percentuali degli aderenti allo sciopero di oggi sono dell 80% almeno nella zona industriale a pomigliano, ancora mi devo informare a livello nazionale


e poi a Roma il segretario uscente Epifani sommerso da fischi riusci solo a dichiarare lo sciopero generale, fu costretto dalla folla, mo la Camusso si è scordata.
anche per me i tempi sono maturi, ma sento di comprendere prudenze e timori. la fase storica è delicatissima

PS nella mia ditta sono stato l'unico a scioperre, anzi l'unico che fosse al corrente dello sciopero... i miei colleghi, a parte quelli con contratto a progetto, sono tutti inquadrati come impiegati metalmeccanici (e al 99.9% antiberlusconiani o antipolitici)

Offline Full-of-lutamma

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #58 il: 31 Gennaio, 2011, 14:38:33 pm »
 "Oltre le aspettative": così l'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchione, ha commentato i risultati della casa automobilistica americana, che prevede di archiviare il 2011 con un utile netto per 0,2-0,5 miliardi di dollari e ricavi per 55 miliardi di dollari, sottolineando che il cash flow sarà positivo per 1 miliardo di dollari.

I risultati "conseguiti da Chrysler lo scorso anno, sia sul fronte dei prodotti sia sul fronte finanziario, hanno superato le aspettative", ha detto Marchionne. "Abbiamo mantenuto la promessa di lanciare 16 nuovi veicoli negli ultimi 12 mesi. Questi veicoli sono la testimonianza della rinascita di Chrysler. Dati i positivi commenti ricevuti, possiamo dire che quanto conseguito da Chrysler lo scorso anno, sia sul fronte dei prodotti sia su quello finanziario, hanno superato le attese. Il nostro lavoro non è finito, abbiamo ancora molto da fare per adempiere agli obiettivi del piano quinquennale".

Le vendite mondiali di Chrysler, di cui la Fiat controlla il 25%, sono risultate pari a 347.000 unità nel quarto trimestre, in calo del 7% rispetto alle 401.000 unità del terzo trimestre. La perfomance operativa del quarto trimestre, rispetto ai tre mesi precedenti, è dovuta a un miglioramento delle efficienze industriali e della qualità. I ricavi sono calati del 2,3% a 10,7 miliardi di dollari rispetto al terzo trimestre in quanto Chrysler ha ridotto le consegne con il lancio della produzione di 11 nuovi veicoli.

Il gruppo automobilistico annuncia inoltre una perdita netta nel 2010 di 652 milioni di dollari, a fronte di 1,228 miliardi di dollari di oneri di interessi sul debito, mentre i profitti operativi si attestano a 763 milioni di dollari, in crescita rispetto al pareggio di bilancio annunciato 12 mesi fa. Il fatturato si attesta a 41,9 miliardi di dollari, in linea con le stime. Il cash flow è positivo per 1,4 miliardi di dollari, migliore di oltre 2 miliardi rispetto alle previsioni. Il totale della liquidità disponibile del gruppo sale a 9,6 miliardi di dollari, inclusi 7,3 miliardi di dollari cash.

La quota di mercato negli Usa nel 2010 è salita al 9,2% dall'8,8% del 2009, mentre in Canada avanza dall'11% al 13%. Per il 2011 Chrysler si aspetta un utile netto tra i 200 e i 500 milioni di dollari, un profitto operativo di 2 miliardi di dollari, un fatturato di 55 miliardi di dollari, un cash flow di un miliardo di dollari e un Ebitda di 4,8 miliardi di dollari.


Speriamo FIAT faccia lo stesso :sad:



 

Offline Full-of-lutamma

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Re:Referendum Fiat
« Risposta #59 il: 05 Febbraio, 2011, 11:05:38 am »
 La Fiat sarà americana: "Tra due o tre anni Fiat e Chrysler potranno diventare un'unica entità che potrebbe avere sede qui" negli Stati Uniti, dice Sergio Marchionne parlando a San Francisco. Una discovery sul futuro del Lingotto che coglie totalmente di sorpresa il versante europeo dell'alleanza tra Torino e Detroit. A Torino ieri sera si tendeva a relativizzare una battuta fatta al termine di una tavola rotonda della Jd Power nella città della costa ovest. Una battuta che farà comunque discutere perché è la prima volta che Marchionne ipotizza di trasferire oltreoceano la testa della società: "Sono ancora ipotesi, stiamo studiando - ha precisato l'ad - e comunque non faremo passi fino a quando non avremo restituito i prestiti concessi dai governi di Usa e Canada".
La mossa di Marchionne è comunque coerente con le sue dichiarazioni fatte nel corso delle ultime ore. Con la rappresentazione di una Chrysler dove tutto funziona come un orologio e di una Fiat dove non mancano i problemi: "Chrysler - ha detto ieri - ha superato tutti i target e nel 2011 potrebbe superare i 2 milioni di automobili, siamo molto soddisfatti". Soddisfazione che è stata palese anche dalla scelta di distribuire a tutti i dipendenti Chrysler un bonus come segno di riconoscenza "per i sacrifici sopportati". Ben diverso il giudizio che l'ad ha dato sulla situazione italiana: "Lo stabilimento di Mirafiori è un progetto fondamentale per il progetto di Fabbrica Italia,
ma nel Bel Paese si fa troppa politica". Il riferimento è evidentemente alle polemiche che hanno accompagnato gli accordi di Mirafiori e Pomigliano e, in generale, alle critiche che gli atteggiamenti di Marchionne hanno suscitato in Italia negli ultimi mesi. Dunque il trasferimento della sede oltreoceano, che per ora l'ad definisce "una ipotesi", sarebbe motivato non solo da considerazioni di tipo economico ma anche dalle difficoltà di comunicazione e di immagine che l'amministratore delegato sta incontrando in Italia.

Quando potrebbe avvenire il trasloco? Marchionne ha detto che "le scelte sulla governance verranno fatte dopo la fusione" e che quella fusione "non avverrà prima che siano onorati i debiti". Il calendario è presto fatto: entro fine 2011 Fiat potrebbe salire al 35 per cento di Chrysler e conquistare il 51 per cento alla fine di quest'anno o all'inizio del 2012. Poi potrà cominciare la vera e propria operazione di fusione. Così nel 2013-2014 si deciderà quale sarà il luogo in cui si prenderanno le decisioni strategiche, il quartier generale. Ma il 2014 è anche l'anno in cui si concluderà il piano presentato da Marchionne nell'aprile scorso. "Ormai gli annunci importanti Marchionne li fa quando si trova in America, e anche questo è un segnale", commenta Giorgio Airaudo della Fiom addossando "alla politica nazionale e locale la responsabilità di non aver saputo trattenere la Fiat in Italia". Per il responsabile auto della Fim, Giuseppe Farina, è invece "troppo presto per commentare una battuta piena di condizionali".

Con una incertezza in più, Fabbrica Italia prosegue comunque il suo cammino. Ieri la Fiat ha annunciato che il 7 marzo inizieranno gli incontri con i sindacati per decidere le modalità di trasferimento degli attuali dipendenti di Pomigliano nella newco che produrrà la Panda. Agli incontri parteciperà anche la Fiom.



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