Pallone in sciopero, l'ira di Lucarelli: «In Italia tanti professori di demagogia»
ROMA (1 dicembre) - «In Italia non difettano certo demagogia e moralismo: visto quel che si è detto dello sciopero dei calciatori, mi viene da pensare che a questo Paese manchino i professori universitari, ma non quelli di demagogia». Così Cristiano Lucarelli, attaccante del Napoli e membro del direttivo Aic, replica a quanti accusano i calciatori italiani per aver deciso di fermare la serie A l'11 e 12 dicembre.
«Non è uno sciopero, perchè la giornata si recupera e non c'è danno economico per le tv - ricorda Lucarelli - Noi lottiamo per i nostri diritti, non per i soldi: chi è intellettualmente onesto lo sa già , diciamo no ai trasferimenti coatti e ai fuori rosa. I punti dell'accordo che riguardano le retribuzioni erano già stati accettati dal sindacato.
Il quale, ricordo a tutti, rappresenta 2.800 giocatori, non solo i cento campioni plurimilionari». «Sono figlio di operai portuali di Livorno - conclude Lucarelli - e ho fatto tutte le serie calcistiche, dall'Eccellenza alla serie A. Conosco le difficoltà degli operai e quelle dei calciatori delle serie minori che prendono 1.
100 euro al mese e spesso rimangono a lungo senza stipendi. Cosa direi a un metalmeccanico o a un tifoso? Noi calciatori siamo fortunati, ma comunque lavoratori con diritti e libertà : e quelli sono uguali per tutti, dal plurimilionario al salariato». mattino.