Alla fine della Seconda guerra mondiale, il soldato giapponese Mizushima decide di non rimpatriare per dedicarsi al culto dei morti nella giungla birmana. Diventa bonzo e ricorda la pagina più sanguinaria della sua esperienza in guerra, quando un suo superiore sterminò tutta la sua truppa pur di non consegnarla viva al nemico.Un grandioso messaggio di pace intiepidito dal misticismo e dalla pacatezza d'animo dei personaggi. Ne viene una critica antimilitarista tanto estrema quanto serena.
Fondamentali le musiche, come leggevo ieri "religiose" nel senso più profondo: congiungono uomo e mistero, uomini ed altri uomini, amici e nemici.
A livello tematico è interessante ancora una volta l'approccio con la religione, un'aura chiara accompagnata dal suono dell'arpa che guida il nobile intento del protagonista. Mizushima (

) si propone di combattere la guerra dalle radici. Il suo viaggio di onoranza ai caduti è la liberazione della terra dal disumano e la conservazione intima della memoria dell'orrore. Bellissimo il rapporto con il capitano del plotone, devoto al protagonista, sinceramente affine alla sua arte e al bisogno idealistico che manifesta.
Darei un voto in meno se tutto l'idealismo e la retorica non mi apparissero sinceri. Invece

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