Il comandante di una chiatta a motore "L'Atalante", sposa una ragazza di campagna. Subito dopo la cerimonia, porta la moglie, Juliette, a vivere sulla chiatta insieme ad un vecchio marinaio, un ragazzo e un cane. Fa amare a sua moglie quella semplice vita il cui itinerario è fissato dagli ordini della Compagnia, e la cui monotonia è rotta solo dagli scali. Le fa anche odiare la riva, simbolo di piaceri malsani. Tuttavia, ad uno scalo, un giovane marinaio, innamorato di Juliette, le propone di portarla in città e le fa balenare i piaceri che l'aspettano. La donna rifiuta e l'uomo, sorpreso dal comandante, viene scacciato dalla chiatta. Ma l'idea si radica nella mente della giovane e, una sera, lei abbandona "L'Atalante", prende un trenino e raggiunge la città . Il comandante rifiuta la proposta fatta dal vecchio marinaio di andare a cercare sua moglie: "L'Atalante", secondo gli ordini della direzione, partirà verso altri scali. Quando uno scalo riporta la chiatta nella zona, il vecchio, malgrado il divieto del comandante, una domenica va in città , in cerca di Juliette. Invano percorre strade e bar. Sulla via del ritorno, la scorge in un negozio, dove sta ascoltando in cuffia una canzone, e la riporta a "L'Atalante".Una rara perla di realismo poetico. Nella sua semplicità formale è l'amore meglio raccontato che abbia mai visto.
Purtroppo per via della scarsa esperienza di film dell'epoca non posso apprezzarne il valore storico, ma credo che sia di una modernità sensazionale, specie per quanto concerne la fotografia. Magari uno tra voi cultori me lo conferma.
La trama è essenziale così come la durata (78 minuti appena). E' una poesia di immagini candide e suoni delicati. Racconta l'amore puro, contaminato dal solo eros (la scena della quasi empatia sessuale tra i due corpi distanti è tanto leggera quanto dirompente per gli standard dell'epoca). Bellissima e nota la sequenza del tuffo nell'acqua, nel tentativo di trovare riflessa l'immagine dell'amante perduta (nota ai seguaci di Ghezzi). Capolavoro.
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