M'aggia visto Aguirre furore di dio, di Herzog
Nel 1560 una spedizione spagnola, guidata da Gonzalo Pizarro, fratello di Francisco, discende la Cordigliera delle Ande alla ricerca del mitico El Dorado. La giungla inestricabile la blocca. Si invia allora un pattuglione esplorativo, munito di zattere, sul fiume Urubamba al comando di Pedro de Urrua al cui fianco è l'ambizioso e spietato Lope de Aguirre. Finirà vittima della sua folle megalomania.
Un lavoro insolito sulla furia autodistruttrice. L'impeto megalomane del protagonista è frenato dalla pacatezza delle immagini e dalla sobrietà delle musiche (la base è quasi sempre la stessa, intervallata dallo strumento a fiato suonato da un indigeno). Pare quasi che protagonista sia la natura stessa, una mano invisibile che poco alla volta logora Aguirre e la sua truppa. A conferma di ciò l'assenza di un vero canovaccio e di profondità psicologica dei personaggi. Il comandante, esaltato e iracondo, dà sterzate periodiche, quasi improvvisate.
Il film dura un'ora e mezza, ma Herzog regala almeno un'ora da immaginarsi. Tutta la parte concernente moventi e dinamiche di quello che succede. Quello che ne viene fuori è la mera distruzione, la vittoria della natura sull'uomo. Il finale, un vero e proprio logoramento per mano ignota, è stupendo.
I movimenti della macchina delle scene sul fiume so' belli assai. La fotografia notevole.
Per me non è un capolavoro ma è sicuramente da vedere.