L'amico di famiglia
Geremia de' Geremei, settantenne, usuraio, bruttissimo, lercio, ricco e tirchio, cinico ed ironico, ha un rapporto morboso, ossessivo, malato con qualsiasi cosa. Con la madre, il padre, i soldi, le donne, insomma con la vita. Per questo, pensa di essere solo. E invece non è solo. Sono tutti come lui. Siamo tutti come lui.Non è ai livelli di Le conseguenze di, però conferma l'impressione ottima su Sorrentino. Non ho alcuna base tecnica per giudicare, ma la ricercatezza stilistica e l'"equilibrio" tra eleganza formale e reiettezza (

) degli uomini raccontati colpisce ogni genere di spettatore. Penso che Sorrentino sia il miglior regista italiano in attività .
Il film regge, come al solito, sulla recitazione (magistrale) del protagonista, anche in questo caso rubato al teatro (tolta qualche piccola parte da caratterista). E si vede a giudicare dal modo in cui domina la scena. Il ritratto psicologico del personaggio è sempre di grande statura, però mi scoccio di parlare delle tematiche affrontate. Veritavill.
Uniche pecche: La parte centrale è ripetitiva, alcuni dialoghi decisamente troppo enfatici.
Colpa ben più grave è quella di aver steccato per la seconda volta la scelta del principale personaggio femminile. Laura Chiatti è una cagna ai livelli della nipote della Magnani, un peccato. Sarebbe cazz di spararsi la posa da superfemmina dallo sguardo glaciale pure nell'atto di speretiare. E' patetica.
E' triste la pervisività della televisione nel cinema. Sta gente da miniserie mediaset adda fa chell e basta. Invece in ogni sfaccimma di film ci sta Scamarcio che fa il bello, Margherita Buy che fa la cornuta con fisime da emancipazione sociale, la Morante che fuma, Accorsi che fa lo sfigato urlatore, la De Sio che fa la puttana vecchia, e la madonna che non li appiccia.
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Pe', a ottobre organizzo tutto in topic, te lo giuro. Oppure mi faccio aprire un topic sul network più grande del mondo.
