Dopo la morte in circostanze misteriose del ghostwriter dell'ex premier britannico Adam Lang, un ghostwriter di successo viene assunto per mettere ordine e completare il manoscritto delle sue memorie in vista dell'imminente pubblicazione. Il compenso e la relativa facilità del lavoro lo convincono a ignorare i sospetti sulla morte del suo predecessore e a recarsi subito nella residenza di Lang sull'isola di Martha's Vineyard, al largo del Massachussets. Il giorno in cui arriva, un ex ministro del governo di Lang lo accusa pubblicamente di aver autorizzato il rapimento di sospetti terroristi per sottoporli alle torture della CIA. Trattandosi di un crimine di guerra, Lang viene formalmente incriminato dalla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja, e sceglie quindi di rimanere negli Stati Uniti, un paese che non riconosce l'autorità della corte.Ritorno al classico thriller di stampo htichcockiano per il vecchio rattuso semi-pedofilo Polanski, che nonostante l'età si dimostra ancora una volta uno dei migliori regista della vecchia guardia ancora in attività . Forse decisamente un pò lento e verboso nella prima parte, ma una volta azionato il meccanismo, la suspance e l'azione scivolano via lisci come l'olio (cit.), regalandoci un robusto thriller (apparentemente) senza sangue, tutto giocato sull'ambiguità , con un protagonista decisamente "uomo comune" che si ritrova invischiato in qualcosa molto più grande di lui, proprio come sarebbe piaciuto al caro chiattone Sir Alfred.
Da antologia il finale, da grandissimo cinema, a dimostrazione come si possa ancora oggi fare del cinema notevola con la lettera maiuscola dentro i classici canoni del cinema di genere.
Lunga vita a Polanski, che forse se avrebbe tenuto a bada il pisello oltre 30 anni fa sarebbe stato meglio, probabilmente anche per la sua carriera, visto che questo
Ghost Writer purtroppo potrebbe essere il suo ultimo film.
***1/2