Confesso. E' uno dei motivi per cui sono venuto quì: vivere il mondiale in un'atmosfera multietnica...e quale città meglio di Londra, in Europa, poteva offrirmela? Non ho seguito tutte le partite ovviamente, e quelle che ho seguito le ho fatto nei punti più disparati, per avere una visione il più possibile globale: le ho viste nei bar sport, nei pub, nei ristoranti, nei locali etnici, nelle case...
E stando quà puoi capire cosa significa il calcio per i vari popoli: ho visto la passione "napoletana" degli argentini, la gioiosità dei brasiliani, la sobrietà dei nord europei, l'incompetenza degli asiatici e oceanici, l'orgoglio di africani , la rissosità degli inglesi.
E ho visto pure che il 70% degli italiani a Londra sono campani...e pure che gli italiani insediati quì da parecchio sono dei cani con i loro connazionali...
Le partite che ricordo con più piacere sono comunque Argentina - Messico e Brasile - Olanda.
Argentina - Messico la seguii in un bar sport, vicino la National Gallaery. Erano quasi tutti messicani, festosi, cantavano cori durante la partita, ma cori sereni, se è giusta la definizione.
Io ero nel gruppetto minuto di argentini... e ho rivisto in loro, nei loro occhi, la passione isterica di un napoletano, la tensione sui loro volti come non ho visto in nessun altro tifoso. Erano lì, avvolti nelle loro bandiere, in silenzio, a giocarsi la partita della vita (perchè ogni partita a quel punto lo è). Ed al gol, una gioia che sfiorava il pianto di gioia, quegli urli che si sentono al San Paolo: di gioiosa rabbia che scaccia il fantasma del risultato e della tensione.
Non è, con il senno di poi, e da spettatore esterno, forse il più bel modo di vivere il calcio...ma è il nostro modo di vederlo: il calcio non è uno sport, non solo per noi.
Diverso invece lo spirito dei brasiliani, per i quali ho provato enorme simpatia e ci son rimasto veramente male per l'eliminazione, a favore dei freddi olandesi.
Cammino per la città e vedo un nugulo di gente in lontanza e un forte frastuono: sono tamburi, trombe, ballerine brasiliane. La festa continua durante la partita...il calcio lì è gioia, divertimento. E' un carnevale. Certo, il dispiacere per il risultato si leggeva nei volti dei ragazzi/e. Ma si vedeva che il calcio fa parte della loro cultura: c'è competenza (al contrario dei coreani che cominciavano a gridare come checche isteriche ogni volta che la squadra si avvicinava alla trequarti).
Alla fine di questo viaggio nel mondiale, che non è ancora finito, mi faccio due promesse: la prima è quella di andare in Brasile tra 4 anni e vederle a Copacabana (sui maxischermi) le partite, la seconda è forse un debito di riconoscenza verso chi ha portato in alto la mia città (stanotte, ora che ci penso, l'ho sognato: giochicchiavamo contro in una partitella tra amici, ed aun certo punto lo abbracciavo e piangendo gli dicevo semplicemente grazie, perchè solo noi sappiamo il calcio cosa significhi a Napoli e cosa abbia regalato lui al mio popolo): a Trafalgar Square l'11 luglio, se succede..., appenderò alle ringhiere delle scalinate una bandiera argentina, con scritto "Napoli per Maradona".
ma è chiaro che il mondiale è questo... non è fatto di pipponi tecnicotattici sul livello e la forma delle squadre, è fatto dell'approccio della gente che porta il carattere di un popolo, è fatto di storie, come quella del ghana che sbaglia un rigore all'ultimo minuto dei supplementari, o come quella di uno stabiese che è l'unico a salvare la faccia a dei campioni del mondo bolliti, svogliati, scarsi.
solo sui brasiliani non sono daccordo: se l'argentina fosse il napoli, il brasile è come se fosse la roma, il milan, la juve. anna murì.
da parigi posso aggiungere solamente
UAN Tù TRì
VIVE L'ALGERIE
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PS a pensarci bene qualcosa lo voglio aggiungere su questo Popolo del Sud America, dato che ho visto la partita in un locale argentino e visto che nel tuo topic offri diversi spunti. Moltissime cose li accomunano agli altri popoli del sud america, cui hai accennato. dall'altro sono contraddistinti da una fierezza e sfacciataggine tipicamente nostre. e parlo di nostre in quanto Italiani.
detto brutalmente, nuj c'ho crerimm. tutti. meridionali, pontifici, settentrionali. nel bene, e nel male, ciascuno a modo suo. ce lo crediamo verso la nostra persona in primis, poi in quanto [Napoletani], e alla fin fine anche in quanto italiani, almeno per me è così.
Questo non è affatto un caso. l'Argentina, tra tutti i paesi del mondo, è quella che conta la più alta percentuale di abitanti di origine italiana, quasi il 60%. Quelli di origine spagnola sono di più: il totale è maggiore di 100, dato che si contano tutti i mezzosangue (la maggior parte). ma non divaghiamo

a me piace pensare che le migliaia di emigranti che hanno attraversato l'oceano per più di un mese per arrivare fin lì si siano portati dentro di sè la parte migliore dell'essere Italiani, e che quel viaggio abbia lavato le loro radici ricoperte da un terriccio ormai ammuffito e malsano.
le condizioni difficili trovate una volta arrivati, devono averli temprati ulteriormente. e se ora conoscono tempi duri, corruzione probabilmente superiore alla nostra, c'è sempre una parte del paese che reagisce con quel famoso orgoglio. vidi un documentario
di pochi anni fa in cui operai che avevano perso il lavoro occuparono delle fabbriche abbandonate e lasciate a sè stesse dandosi tre ordini: produrre, produrre, produrre. dopo che rimisero in piedi tutta l'attività e cominciarono a guadagnare (cioè a camparci), il padrone che aveva abbandonato la fabbrica pretese di riprendersela. Non ricordo come andò a finire la storia, ma di sicuro le persone che avevano ripreso a lavorare non si fecero mettere i piedi in testa.
Oggi durante la partita sullo 0-2 chiavavo capate nel muro. sullo 0-3 tenevo la capa piegata all'altezza delle ginocchia e le mani sulle tempie. In quel locale ancora si facevano partire i cori e alluccavano quando l'argentina superava la metà campo in velocità .
Credo di amarli