Storia
Storia di un impiegato “Lottavano così come si gioca...â€
Inizia così, con un verso che descrive e sentenzia, uno dei primi concept album della storia della musica italiana. “Storia di un impiegato†esce in un decennio infuocato, quello che va dal 1968 al 1977, in cui la musica era veicolo simbolico, ma non solo, di classi sociali in fermento.
Il disco racconta la storia di un impiegato che ascoltando una canzone di lotta del '68 (La Canzone del Maggio), riflette sull'incapacità di prendere parte alla lotta, per via dell'assuefazione agli schematismi della società borghese; è il via ad una graduale presa di coscienza dell'inadeguatezza del vivere gretto e benpensante che rendeva egli stesso parte del potere precostituito, combattuto da operai e studenti. La Canzone del Maggio è ispirata a un canto francese in cui gli studenti parigini, che hanno partecipato alla rivolta, si scagliano contro i loro colleghi che non hanno avuto il coraggio di schierarsi contro il sistema capitalistico, lo sfruttamento e le ingiustizie sociali che ne derivano, i fenomeni mediatici manipolatori di coscienze e dispensatori di finte verità (“…se avete prese per buone le verità della televisione, anche se allora vi siete assolti siete lo stesso coinvoltiâ€).
A distanza di anni, l'impiegato si risveglia dal torpore del vivere borghese, appoggia le posizioni dei sessantottini, genera una voglia di rivalsa impetuosa. La bomba in testa è esaltazione dell'individualismo più feroce; il protagonista matura l'idea di distruggere fisicamente lo scandalo, il senso comune del pudore, l'interezza del pensiero di coloro i quali erano rimasti a guardare la rivoluzione (“...Illuminando al tritolo chi ha la faccia e mostra solo il viso, sempre più gradevole, sempre più impreciso...â€). L'idea prende dapprima forma attraverso un sogno.
Al ballo mascherato è il massacro di tutte le maschere dell'ipocrisia, di miti, autorità e personaggi storici simbolo degli stereotipi ideologici comunemente approvati (“...La bomba non ha una natura gentile, ma spinta da imparzialità , sconvolge l'improbabile intimità di un'apparente statua della Pietà ...â€).
Il tema onirico è ripreso in Sogno numero due e, successivamente, in La canzone del padre. Il primo pezzo è una critica all'ipotetico massacro del ballo. L'impiegato, prima erto a giudice della sorte degli invitati, è imputato per il crimine commesso. L'aver soppiantato le autorità preesistenti gli conferisce però la facoltà di assolversi e costituire un nuovo ordine (“...Oggi, un giudice come me, lo chiede al potere se può giudicare. Tu sei il potere, vuoi essere giudicato? Vuoi essere assolto o condannato?...â€). De André ne fa un'evidente critica verso i sistemi dei brigatisti e degli altri nuclei di lotta armata.
La canzone del padre è un sogno in continuità con quello precedente: si apre con l'impiegato che, all'interno delle dinamiche del potere, prende il posto di suo padre, ucciso al ballo mascherato. La posizione del genitore si rivela ben presto fragile e impotente. L'impiegato è collocato tra “piccoli†e “grandiâ€: scopre l'inutilità della vita borghese, le paure bieche e piccole prendono il sopravvento fino a svegliarlo dal sonno. Il risveglio gli fa acquistare consapevolezza di ciò che deve fare, recuperando la voglia di sovvertire l'ordine. La canzone si chiude con una promessa che sembra una minaccia (“...Ora aspettami fuori dal sogno, ci vedremo davvero, io ricomincio da capo.â€)
Prende forma il progetto maturato in sogno. Il protagonista prepara un vero attentato alla sede del parlamento, mosso da motivazioni da disperato (“...Se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato...â€). Il bombarolo – questo anche il nome della canzone – fallisce miseramente: ha come unico effetto quello di far saltare in aria un chiostro di giornali, rivelando al tempo stesso la sua mania di protagonismo e la sua goffaggine. E' una satira cruda al terrorismo degli anni settanta prima che questo assumesse dimensioni realmente tragiche.
Verranno a chiederti del nostro amore rompe l'individualismo dell'album. E' una canzone d'amore sui generis. L'impiegato, dal carcere, vede la sua donna intervistata, la vede schermirsi davanti ai giornali e ripensa al loro rapporto. Ripensa all'amore corrotto dall'impulsività e dal compromesso.
Si augura infine che l'amata possa compiere le proprie scelte autonomamente, che possa isolarsi dall'influenza della massa curiosa e millantatrice.
L'impiegato, ora in carcere, compie la maturazione definitiva tra l'individualismo e le lotte collettive. Nella mia ora di libertà parte con la rinuncia all'ora d'aria, descrive l'inutilità del carcere e la maturazione che porta il carcerato a “capire che non ci sono poteri buoniâ€. Si conclude con il sequestro dei secondini nell'unica frase al plurale: la sua lotta non è più una sterile protesta individuale ma una lotta collettiva che riprende il tema della Canzone del Maggio. Musicalmente, il brano riprende sia quest'ultima che Il Bombarolo.
Tiè, su questa garantisco perché l'ho fatta/copiata io. Se vuoi ti passo pure la parte del programma di storia sul 68', ma l'ha scritta sorema.
