Cormac McCarthy.
Verso la metà degli anni novanta spinto da alcune carbonare recensioni lessi “Cavalli Selvaggi†e “Meridiano di Sangue†due romanzi di questo autore americano che rinverdiva i fasti della letteratura western, i cavalli, le armi, la 'wilderness', i paesaggi infiniti, la frontiera, evocati con una scrittura molto lirica di grande suggestione.
La mia preferenza andò per il cruento e crudele Meridiano e la storia di 'the kid' e pensai che Mc Carthy, pur non esibendo uno stile narrativo da me amato, fosse uno dei più sottovalutati autori contemporanei americani e le scarse notizie sul suo conto mi fecero prevedere che finisse dimenticato tra i culti da rivalutare post-mortem.
Poi, qualche anno fa, un amico mi disse di aver letto un bellissimo libro di un nuovo autore americano, “Non è un paese per vecchi†ed era in curiosa attesa che uscisse il film dei Coen ispirato al suddetto. Sussultai.
Il libro non l’ho letto ma il film lo conosciamo bene.
Qualche giorno fa un altro amico mi consiglia l’ultimo libro di McCarthy, “La Strada†dicendo che per lui è il miglior titolo dell’autore.
Cercando un po’ su internet ho letto che anche di questo romanzo è uscita da poco la versione cinematografica “The Road†ad opera di tal australiano Hillcoat che è stato anche puntualmente segnalato dalla nostra Gabbie nel topic filmettaro.
Mi ha incuriosito abbastanza e mentre continuo a ruotare intorno a “Mentre Morivo†di Faulkner, in loop da molti mesi, credo che “The Road†a questo punto potrebbe essere la deviazione da prendere per i prossimi tempi.
