Io non capisco perché vi sorprendiate che Micoste abbia un debole per Nabokov.
È il primo scrittore che gli accosterei e non ho alcun dubbio che sia il suo preferito.
Come lui, ha sempre avuto la sindrome da primo della classe: quello che deve essere brillante tra i brillanti, criticare i grandi movimenti popolari da cui rifugge e ne sottolinea la stupidità intrinseca. Sia quelli della sua madrepatria (da cui scappò a gambe levate insieme alla sua famiglia ricchissima nel 1917) che del suo paese adottivo, l'America. Lolita è a tutti gli effetti un romanzo che deride il formalismo americano, rivelandone le ferite dietro il paravento di etica e puritanesimo di metà anni cinquanta per mostrarci una sola e grande verità: la sua. Non mi sorprende perciò che rigetti, oltre Marx, Dostoevskij, Faulkner, Hemingway e gli altri scrittori di grande popolarità che hanno definito l'immaginario collettivo di una certa generazione. E non è un caso che, al contrario, fosse un fan di mr "una botta e via" Salinger, uno che ha scritto un solo romanzo e si è ritirato perché non gliene fotteva un cazzo di niente e non voleva tramandare un cazzo di niente. Nabokov era così, nessuna identificazione se non in se stesso, e quindi come contrapposizione agli altri con cui era incapace di comunicare se non a livello strettamente pulsionale e provocatorio. Da quanto scrive sul forum, Stefano è esattamente così.
Ovviamente è assolutamente inutile sottolineare quanto l'influenza dell'apolide Vladimir sulla letteratura successiva sia stata assolutamente imparagonabile rispetto a quella di Dostoevskij, che ha spostato l'asticella di questo mezzo di espressione chilometri più avanti. Derubricherei le cose che diceva al rutto di un uomo verso il mondo che, purtroppo, aveva la colpa di non essere brillante quanto lui.
PS: ho letto recentemente invito a una decapitazione di Nabokov e l'ho trovato orrendo, un "rant" allucinante.
Alfrè nessuno si stupisce dell'amore di Godanico per Nabokov, ognuno ha i suoi amori maggiori e minori. Cioè per me il rom,anzo più bello del 900 (e non sto scherzando) al pari dell'Uomo senza qualità, della Cognizione del Dolore e di Berlin Alexabdreplatz è Il Buon soldato Sc'vèik, mi rendo conto che sia un giudizio assolutamente soggettivo e non ne voglio imporre il valore agli altri.
Quello che fa specie sono queste cose:
- il disgusto che prova per dostoevskij che può perfino non piacere, anche se è stano che non piaccia a quel livello, ma che proprio essere considerato come un romanziere da due lirenon può;
- la pretesa di oggettività di questo disgusto, celata dietro l'acutoritas di un paio di fonti della critica, quando c'è una stanza sana della biblioteca del dipartimento di lettere fatta di saggi osannanti "DOsty" (e quanto mi da fastidio che lo chiami così)...cioè anche io non amo affatto Proust, per esempio, ma non mi permetterei mai di dire che è una merda, mi permetto di dire al limite che non tocca le mie corde;
- la permalosità di uno che fa una affermazione enorme come dostoevskij non era uno scrittore mediocre e non si tiene i coppetielli che gli si tira appresso.
Poi a me da fastidio anche questo "non sai di che stai parlando" perché, francamente, quando mai abbiamo mangiato nello stesso piatto? Lui che cazzo sa chi ho letto io? Dobbiamo su un forum di pallone in cui c'è un topic per consigliarsi libri finire a scrivere brevi trattatelli sull'introduzione dell'Io Narrante nel romanzo mondiale e sullo spostamento che questo ha introdotto nella costruzione della psicologia dei personaggi nel romanzo?
Se lo vuol fare lui lo facesse, io mi caco il cazzo perché lo faccio già tanto nei luoghi deputati (i tre più importanti peraltro sono il mio cervello, il mio stomaco e il mio cuore)