Ho letto La luna e i falò di Pavese.
Giudizio molto positivo. E' una ricognizione dell'esistenza del protagonista, per sciogliere i nodi irrisolti del passato, riconciliarsi con esso e potersi immergere con rinnovata pienezza nel presente. E' facile pensare alla ricerca proustiana ma la differenza sta proprio nell'intento di Pavese che è più catartico che malinconico.
Volendo fare un parallelismo cinematografico (che mi riesce più facile) l'atmosfera del romanzo è un punto d'incontro tra Novecento di Bertolucci (il partigianesimo), il Leone dei C'era una volta (l'esilio, gli amici e i tempi andati) e l'opera di Olmi (la vita nei campi).
I capitoli sono frammenti di memoria o presente autoconclusivi. Lo stile è sobrio, in perfetto equilibrio tra realismo e lirismo, con frequenti licenze di derivazione dialettale (perfettamente mimetizzate nella forma generale).
Il paese che cambia restando sempre uguale a se stesso, i dialoghi ellittici, nei quali le pause sono più eloquenti delle parole. Tutto molto bello.
Mò sto leggendo I racconti di Pietroburgo di Gogol'
