Diritti d'immagine, ecco perché i campioni rifiutano
Il club di De Laurentiis gestisce interamente le sponsorizzazioni e i migliori declinano le offerte
Fonte: Il Mattino
In principio fu Rolando Bianchi, un buon attaccante ma non una stella del calcio italiano. Non uno come Pazzini e Cassano. O magari Gilardino, Balotelli e Toni. In principio, dicevamo, fu Bianchi: nel 2007, il giocatore rifiutò il Napoli perché non era disposto a cedere i diritti d’immagine al club azzurro. Le strade precluse La società di De Laurentiis segue un principio inderogabile: avoca a sé la gestione, e dunque i ricavi, di tutto quanto sia legato all’immagine dei propri tesserati, in cambio di uno stipendio forfettario. Dalle interviste alle pubblicità e le sponsorizzazioni, per intenderci: «Un caso unico in Italia e per quello che so anche in Europa», spiega l’avvocato Dario Canovi, tra i decani dei manager italiani (tra i suoi assistiti c’è Thiago Motta). Eppure, club come il Real Madrid, ad esempio, cogestiscono i diritti: 50% alla società , 50% al giocatore. «Mentre la Juve adotta un sistema differente: gestisce i diritti soltanto quando viene interpellata come club: ovvero quando concede più calciatori». Insomma, il sistema-Napoli rappresenta un’eccezione: «Che in certi casi può costare cara - continua Canovi -: i campioni sulla breccia, tipo Pazzini, ricavano tanto dalla propria immagine. àˆ un investimento fondamentale. Il Napoli si preclude così alcune strade proficue, come il mercato orientale: se acquistasse un giapponese o un cinese guadagnerebbe molto dal merchandising, ma i calciatori orientali, tipo Nakamura, percepiscono dagli sponsor introiti cinque o sei volte superiori agli stipendi. Non rinuncerebbero mai». Anche gli ultimi mercati sono stati caratterizzati da rifiuti del genere: Obinna, ad esempio; o anche Montali, che poi è diventato dirigente della Roma. La mediazione Gaetano Fedele, manager tra gli altri dei fratelli Cannavaro e di Grava, ha affrontato spesso l’argomento. Soprattutto con il capitano della Nazionale: «Credo che la questione vada valutata con obiettività : se il Napoli ha preso questa decisione per incrementare il budget, ben venga, ma probabilmente in certi casi, calciatori dall’immagine molto gettonata, si potrebbero pattuire dei compensi a parte. Extra ingaggio: alcuni giocatori di primissima fascia, non possono essere paragonati agli altri». L’avvocato Claudio Pasqualin, altro manager di lungo corso, la prende con filosofia: «Il Napoli ha il diritto di agire così, ma è logico che se venisse a chiedermi un calciatore, cederei la sua immagine per un corrispettivo adeguato. Tutto ha un prezzo».
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