Conclusa Chernobyl.
Per me una delle serie migliori dell'ultimo lustro e che sinceramente consiglio a tutti.
Esclusa qualche macchia sul foglio, perlopiù rappresentata dal personaggio inventato della scienziata e sul quale hanno costruito un po' di scene forzate e dal messaggio tremendamente ambiguo, l'ho trovata una grandissima ricostruzione della fase terminale dell'Unione Sovietica.
L'incidente di Chernobyl, per le modalità con cui è accaduto, penso sia l'emblema di uno stato ormai allo sbaraglio e gestito con dinamiche non dissimili da quelle dell'attuale capitalismo: pressione sui lavoratori, responsabilità affidate completamente alle individualità, mancanza di formazione, corruzione.
Anzi, a dire la verità la serie sembra quasi rivolgersi direttamente alla nostra società andando oltre il discorso sul sistema politico, ciò che è accaduto lì poteva tranquillamente succedere in Occidente (e in effetti basta uscire fuori dalle nostre case per vedere sul Garigliano che cazzo hanno combinato), e più specificamente in questo Occidente moderno ormai impazzito.
È il soggetto che comanda a cambiare, lì era questo Leviatano fuori controllo, qui il libero mercato ormai disumano; l'unica differenza è che il capitalismo e la democrazia, con la parvenza di libertà e il miraggio di ambire a qualsiasi bene immaginabile, sono molto più subdoli e capillari, un virus che non permette di capire nemmeno se si è ammalati fino al momento di morire.
Rimango dell'opinione che Perestrojka e Glasnost fossero imprescindibili, l'URSS andava pesantemente riformata visto che era ormai logorata e paranoica, sempre più ossessionata da una guerra che mai avrebbe potuto vincere (per via delle condizioni di partenza e post WW2, del capitalismo che se la lavorava ai fianchi eccetera). L'errore è stato cedere alle spinte nazionalistiche e liberali interne e disgregarsi, con la conseguente damnatio memoriae dell'intera esperienza socialista per la felicità degli imprenditori di questo mondo...ma che il sistema fosse in quel momento storico, a un punto morto, è indubitabile (come lo è da almeno un decennio il capitalismo).