La degenerazione della democrazia? Tutto previsto!
di Claudio Messora
La tornata elettorale che si è conclusa ieri entusiasma e lascia l'amaro in bocca. Contemporaneamente. Come un gelato doubleface, da un lato squisitamente dolce, dall'altro schifosamente amaro.
Quando guardi al successo del Movimento Cinque Stelle, specialmente a quello strepitoso sostanziale 7% (diconsi settepercento) dell'Emilia-Romagna di Giovanni Favia, le palpebre calano a mezz'asta, preda di un'estasi onirica che ti inebria lasciandoti languidamente avvinghiato al mouse, quasi ammaliato dall'erotismo del web, che ammicca malizioso dopo una copula selvaggia e sconvolgente. Sembra voler dire: "Te l'avevo detto che non dovevi provarmi: ora come farai a tornare dalla tua fidanzata catodica?".
Quando poi vedi la Polverini che salta a Piazza del Popolo e pensi che gli italiani hanno votato lei, pensando forse di mettere alla Regione Lazio la sorella di Lucio Battisti, ti chiedi come sia possibile che la democrazia per la maggioranza dei cittadini, nonostante lo scempio istituzionale provocato dalle continue invasioni barbariche dell'Attila di Arcore, resti un concetto sfumato, negoziabile, come una proprietà privata.
Non è bastato avere tentato di chiudere trasmissioni scomode mediante tentativi di truffa, cercando di corrompere perfino i carabinieri. Non è bastatato l'aver chiuso tutti i dibattiti politici sulle tre reti pubbliche, che un trattato firmato da tutti gli stati membri della Comunità Europea, il Trattato di Amsterdam, vincola esplicitamente al servizio delle esigenze democratiche e di informazione dei cittadini. Non sono bastati i continui attacchi alla magistratura, alla consulta, i brogli pre-elettorali con un decreto interpretativo per rendere legale ciò che palesemente violava le regole, le dichiarazioni eversive di La Russa (questo decreto serve al Tar per decidere meglio: ora è impossibile che ci dia torto!), il trattamento autoritario e dittatoriale nei confronti della stampa libera, con il Ministro della Difesa che si declassa al ruolo di buttafuori, palesando quali siano gli interessi e i confini che è stato nominato a difendere. Non è bastato, no. Gli italiani hanno deciso, il popolo sovrano ha scelto: Berlusconi resta lì dov'è, comunque, a dispetto del senso del ridicolo, a totale disprezzo di ogni forma di amor proprio, di ogni dignità residua. Perchè?
Perché la democrazia è succube della demagogia, nella quale degenera repentinamente. L'aveva capito Aristotele, il filosofo dell'immanenza, quasi 2.500 anni fa. Se votano tutti, ma proprio tutti, è evidente che i più colti, i più abili, i più abbienti avranno buon gioco sui più ignoranti, sui più ingenui, sui più poveri, e accade che per la famosa legge piramidale della distribuzione delle risorse, questi ultimi siano una sconfinata moltitudine rispetto ai primi, e perfino rispetto ai cittadini meno sprovveduti, quelli che lanciano grida d'allarme che restano ampiamente inascoltate. Forse per questo la democrazia ha avuto tanto successo in tutti i paesi civilizzati: con un po' di furbizia, con un pizzico di sociologia, con una spruzzata di sano populismo, con abbondanti aspersioni di gossip, di ogni bene superfluo, di attività ludiche, ricreative e spensieranti condite da generosi sorrisi e, soprattutto, lasciando rosolare a lungo in un brodo di informazioni ristrette e salate ad arte, il buon sano governo dei soliti noti è assicurato nei secoli dei secoli amen.
Naturalmente è necessario guardarsi bene dall'istruire adeguatamente la massa dell'elettorato. Bisogna cacciare i pedagogisti intellettualmente onesti e, come dice Andrea Canevaro: provvedere all'insediamento di un Ministro che demolisca la scuola per creare sudditi docili.
Come si risolve? Naturalmente con la rete. Quel 10% che IdV più Movimento Cinque Stelle o, mutatis mutandis, liste civiche come la Rete dei Cittadini, hanno ottenuto complessivamente in molte regioni, sommando le rispettive percentuali, potrebbe verosimilmente discendere da quel 20% che, tra i soli cittadini che navigano, si collega a internet per informarsi in maniera alternativa. Nel Lazio hanno votato 2.875.000 persone. Nel mese di gennaio 2010, secondo gli ultimi dati Audiweb, gli utenti internet attivi, nella stessa regione, sono stati poco più di 2 milioni. Di questi, il 20% dichiarano di navigare per informarsi sui principali avvenimenti di cronaca. Fatti i debiti calcoli, parliamo di 400mila persone, ovvero quasi il 10% dell'elettorato, e cioè esattamente i voti che nel Lazio hanno preso IdV e Rete dei Cittadini.
Come raggiungere gli altri? Con l'istruzione. Qualche tempo fa proponevo la patente elettorale a punti. Naturalmente non si tratta di togliere il diritto di voto a nessuno, ma di subordinarlo alla conoscenza dei principi base di una democrazia, dato per scontato che l'ora di Educazione Civica è stata abolita, e che neppure prima è mai stata considerata una materia di primaria importanza. Invece, come bisogna dimostrare di conoscere il codice della strada prima di potersi mettere alla guida di un veicolo, per evitare di ammazzare qualcuno, così bisogna dimostrare di conoscere le regole che permettono alla Res Publica di funzionare al meglio e fare quello per cui è nata: garantire i diritti di tutti i cittadini. Altrimenti, come accade quando si guida senza patente, si finisce prima o poi per ammazzare qualcuno, e anzi di ammazzarlo due volte, ovvero di rendere vana la morte di milioni di persone che hanno versato il proprio sangue, sacrificandosi sull'altare della rivoluzione, perché i loro figli, e i figli dei loro figli - cioè noi - avessero quei privilegi che a loro erano negati.
Tutti possono votare, nessuno escluso, certamente! Ma se non sai cos'è la separazione tra i poteri, se non conosci la Costituzione italiana e quindi hai difficoltà a comprendere quali siano i tuoi diritti e cosa li mette a rischio, se non sai che l'informazione è considerata il quarto potere democratico e se di conseguenza ignori che i giornalisti scomodi ti aiutano a conservare lo status di cittadino libero, se credi che si possa fare un decreto legge ogni volta che non si ha voglia di avviare un iter di discussione parlamentare, anche in mancanza dei criteri di urgenza previsti, se ignori tutte queste cose e le molte altre che costituiscono un indispensabile bagaglio per qualsiasi viaggiatore della democrazia, allora per esercitare il tuo sacrosanto diritto di voto tutto e solo ciò che ti viene richiesto è di frequentare un corso che ti insegni i fondamentali della materia, e magari sostenere un piccolo esame.
Poi vai alle urne e vota pure Berlusconi, se ne hai ancora il fegato.
bella quest'idea della patente elettorale a punti. che ne pensate?