da Sky: Shabalala qualche giorno fa è stato offerto al Napoli. se prima la sua valutazione era fissata a 2 milioni di euro (mi sembra), dopo il gol di oggi vale almeno il doppio

MILANO 12 giugno 2010 – Ieri ha segnato il primo gol del Mondiale, qualche giorno fa sarebbe potuto essere del Napoli. Il centrocampista sudafricano Tshabalala si era offerto ai partenopei. Bigon però, secondo quanto riferito da Sky Sport, ha gentilmente declinato la proposta per la difficile collocazione tattica del sudafricano all’interno dello scacchiere che ha in mente Mazzarri.
Più realista la pista che porta ad André-Pierre Gignac (25), calciatore francese e attaccante del Tolosa nelle mire anche della Lazio.
12.06.2010 07:50 di Pietro Luigi Borgia articolo letto 319 volte
Non sarà un posto negli annali di storia, ma sicuramente Siphiwe Tshabalala si è guadagnato un posto negli almanacchi non solo del calcio, ma di tutto lo sport. Essere un nero africano, nella prima partita dei mondiali africani, e mettere a segno il primo gol (africano) nella prima partita (africana): ridondante, vero, ma forse rende un poco meglio l'idea. Un'idea difficile e lunga come una storia, la storia.
L'apartheid è finito solo nel 1990, con la liberazione di Mandela e la successiva elezione a primo presidente del "nuovo" Sudafrica: Thsabalala aveva appena 6 anni, e con ogni probabilità sentiva la ventata di novità nell'aria, ma senza poterne capire a fondo motivi e portata. Ad ogni modo, Tshabalala è nato a Soweto, quartiere (meglio: township) del Sudovest di Johannesburg che lungo tutti gli anni Ottanta è stato in prima linea nella lotta all'apartheid, e che incidentalmente ospita anche il First National Bank Stadium, meglio noto come Soccer City: e a dare l'ultima pennellata di "sacralità ", sarà bene ricordare che è stato qui che, nel 1990, Mandela per la prima volta ha chiamato a raccolta il popolo sudafricano (ri)unito. Ed è sempre stato qui che nel 1993 si sono celebrati i funerali di Chris Hani, carismatico leader del partito comunista sudafricano nonché grande oppositore del regime segregazionista, assassinato a sangue freddo con un colpo di pistola alla testa (esecutore materiale, un immigrato polacco; ma mandante era stato un deputato conservatore): sempre da qui un Mandela non ancora presidente aveva tuonato (contrariamente alle sue abitudini posate): «We want peace, but we are not pacifists».
Che dire del ragazzo, invece: cresciuto nel vivaio dei Kaizer Chiefs (di Soweto, ovviamente), squadra vincitrice di 11 campionati e dalla quale sono partiti giocatori quali il portiere Baloyi (ma anche l'attuale titolare Khune), il difensore Lucas Radebe, il centrocampista Theophilus "Doctor" Khumalo, l'attaccante Shaun Bartlett; dopo quattro stagioni di gavetta in formazioni minori, torna alla casa madre e si guadagna il posto da titolare della fascia sinistra del centrocampo (dove, al bisogno, può disimpegnarsi anche quale centrale); nel giro della nazionale da quattro anni (per la precisione: dal fallito aggancio a Germania 2006), ha alle spalle due Coppe d'Africa e una Confederation Cup. E ora anche un Mondiale nel quale certamente non è rimasto a fare il comprimario (a detta di molti, è stato il migliore in campo).
Insomma, riassumendo: Thsabalala, un figlio di Soweto, quartiere-simbolo, che segna il primo gol della prima manifestazione di rango mondiale disputata in Africa; e il tutto nel luogo-simbolo per eccellenza dell'emancipazione sudafricana. Non sarà nei libri di storia come Mandela o Hani, ma poi non si sa mai.
Foto di Tshabalala con la maglia dei Kaizer Chiefs

Le cheerleaders dei Kaizer Chiefs che festeggiano il loro idolo, che in Sud Africa è considerato un sex symbol
