Lutto in casa di Nelson Mandela
L'ex presidente salta la cerimonia
E' morta in un incidente stradale una bisnipote tredicenne, mentre tornava dal concerto della vigilia allo stadio di Orlando. Il Nobel per la Pace ha deciso di non partecipare oggi all'inaugurazione del primo campionato del Mondo in Africa
JOHANNESBURG, 11 giugno 2010 - Una bisnipote tredicenne di Nelson Mandela, Zenani Mandela, è rimasta uccisa in un incidente d'auto mentre lasciava il concerto celebrato ieri alla vigilia dei Mondiali 2010. Lo rende noto la Fondazione Mandela. La ragazza "viaggiava a bordo di un'auto dopo il concerto allo stadio di Orlando quando la vettura ha avuto un incidente", rende noto la Fondazione con un comunicato. A bordo dell'auto si trovava anche l'ex moglie di Mandela, Winnie Madikizela-Mandela. L'incidente "ha coinvolto una sola vettura, il conducente è stato arrestato", prosegue la nota. Successive indagini hanno evidenziato che il conducente dell'auto investitrice ed era in stato di ebbrezza. Zenani aveva compiuto 13 anni solo due giorni fa. Fortemente colpito dalla tragedia Mandela, 91 anni, ha fatto sapere che non prenderà parte alla cerimonia inaugurale dei Mondiali, da lui fortemente voluti, che per la prima volta sono ospitati da un Paese africano.
LA STORIA — Già nei giorni scorsi, dopo un iniziale momento d'entusiasmo in cui era stata annunciata la presenza di Mandela alla cerimonia d'apertura, i segnali erano stati contrastanti, a causa delle incerte condizioni di salute dell'ex presidente del Sudafrica: "Mandela sarà presente allo stadio di Soccer City se le condizioni di salute glielo permetteranno", aveva spiegato Rich Mkondo, responsabile del comitato organizzatore. Con l'icona della lotta all'apartheid, si naviga a vista da tempo. Da febbraio, non appare in pubblico. La sua fondazione aveva annunciato la sospensione di tutte le visite private perché l'ufficio era stato inondato di richieste. L'ultimo fortunato è stato Cristiano Ronaldo: due giorni fa, accompagnato dal c.t. portoghese Carlos Queiroz, ha visitato Madiba e gli ha consegnato una maglia con i colori della nazionale portoghese, il numero 91 e il nome Mandela. Non può affaticarsi, Madiba, che viaggia verso i 92 anni, di cui 27 trascorsi in carcere. Ha problemi a parlare, ma la testa è lucidissima e sa tutto sul suo Sudafrica. Un Paese che anche lui sognava diverso, dopo aver consumato la sua vita per migliorarlo.
MANDELA DAY — Il giorno del primo Mondiale africano avrebbe potuto essere il Mandela day. E sarebbe stato giusto: Madiba è di gran lunga l'eroe migliore espresso da questo continente tribolato. Il Che Guevara dell'Africa, che però, rispetto al medico-guerrigliero argentino, è riuscito a portare a termine la sua missione. Se il Sudafrica ha abbattuto le leggi razziali ed è riuscito ad intraprendere una strada pacifica, lontano dagli scempi di paesi come il vicino Zimbabwe, il merito è di Madiba. Oggi il Sudafrica sarà il centro del mondo, con una passerella di personalità e leader politici. In tribuna d'onore ci sarà anche il segretario generale dell'Onu, il coreano Ban Ki-Mon, che intervistato dal sito della Fifa, ha detto: "Il Mondiale può rappresentare la svolta per tutto il continente. Organizzare un torneo sportivo di questo livello è una formidabile iniezione di fiducia. Il messaggio è: Africa, puoi farcela anche tu".
IL MITO — Mandela aveva già parlato e benedetto la squadra, dieci giorni fa. Allo stadio, ci saranno 94.700 persone, con altrettante vuvuzela pronte a sostenere il Sudafrica. Tutti gli altri, meno qualche villaggio del poverissimo Limpopo dove ancora l'elettricità non è arrivata, saranno incollati di fronte alla televisione. Sarà un giorno lunghissimo, che comincerà alle 10 del mattino quando apriranno i cancelli dello stadio (la cerimonia inaugurale inizierà alle 14) e finirà all'ombra della notte. Ma anche senza la sua presenza fisica, la luce di Mandela abbaglia uomini e cose. E' l'ultimo mito di un mondo senza eroi. Javier Aguirre, c.t. del Messico, ha illuminato ieri la sua banale conferenza stampa con una frase che spiega tante cose: "Io e Mandela potremo pensarla diversamente solo nei novanta minuti della partita tra il suo Sudafrica e la mia squadra". Mandela non è solo dell'Africa: è di tutti.
povera ragazza... riposa in pace.