Los Angeles, 1962: George Falconer è un professore inglese di 52 anni che cerca di dare un senso alla propria vita dopo la morte del suo compagno Jim. George indugia nel passato e non riesce a immaginarsi un futuro, ma una serie di eventi e di incontri lo porteranno a decidere se ci sia o no un significato nel vivere senza Jim. Esordio alla regia dello stilista americano Tom Ford che traspone un romanzo di Christopher Isherwood. A Single Man è un dramma di una rigidità formale estrema, un melò che da un lato strizza l'occhio a Wong Kar-Wai (ralenti, primi piani, dettagli, colonna sonora classica e passionale) e dall'altro attinge a piene mani dall'immaginario da passerella del suo autore.
Il lavoro sulla superficie è notevole ma non fine a se stesso, la perfezione "epidermica" non è la mera celebrazione dell'apparenza di uno spot pubblicitario (un paio di sequenza richiamano quelli di Dolce & Gabbana) ma conseguenza di un'interiorità raffinata e delicata.
La narrazione è estremamente efficace, la si percepisce come un unico flusso nel quale il passato felice ed un vuoto presente si compenetrano.
Felice l'intuizione sulla fotografia che spazia dal bianco e nero al colore saturato a seconda del variare della temperatura emotiva del protagonista.
Voto: ***1/2 Visto in lingua originale con sottotitoli, me l'ero perso mesi fa. L'hanno riproposto e l'ho preferito ad Invictus, che pare essere niente di che..