«Il San Paolo sarà la più grande agorà di Napoli». Parola di Gino Zavanella, maestro dell'architettura specializzato nella progettazione di impianti sportivi. Lo Juventus stadium è una delle sue creature, chiedere agli juventini per capire cosa significa per loro e cosa ha significato per la squadra. Un modello che Zavanella - incaricato dal patron Aurelio De Laurentiis di dare una nuova vita alla struttura di Fuorigrotta - intende applicare. «E il modello non è il disegno dello stadio, bensì la filosofia che ha portato a concepirlo».
Allora architetto, i tifosi del Napoli vogliono uno stadio che li rappresenti, il San Paolo da sempre è un simbolo della città perché lì dentro, nel catino, davvero sono tutti dalla stessa parte. Lei invece parla di filosofia, può essere più chiaro?«Stiamo dicendo la stessa cosa. Noi vogliamo un contenitore che non venga utilizzato solo il giorno della partita, ma sia un servizio al quartiere e deve nascere dall'esigenza della città. Non può e non deve nascere dalla mia matita o dalla testa di chissà chi. Nasce dalla sensibilità nel capire le reali esigenze della città e di chi fruirà quel contenitore, ecco perché immagino lo stadio come una agorà».
Un esercizio maieutico, un viaggio alla ricerca dei bisogni, insomma sembra un percorso antropologico. O no?«L'architetto deve essere antropologo. Altrimenti non funziona il progetto».
De Laurentiis non è tipo da stare a guardare, starà dicendo la sua con la consueta forza.«Voi a Napoli avete due vulcani: il Vesuvio e De Laurentiis».
In due anni i napoletani potranno avere un nuovo stadio?«È difficile poterlo dire adesso, il progetto ha bisogno di essere tarato, c'è bisogno di nuovi tasselli, i finanziamenti prima di tutto. È certo che il presidente farà un grande sforzo. Bisogna però tenere presente che il San Paolo in questi anni è stato molto trascurato. È dal 1990 che non si fanno lavori, gli impianti elettrici, quelli idrici, i bagni sono la priorità. Per gli interventi che renderanno lo stadio più interessante servono tanti quattrini».
Mica sta tirando il freno? Si parla di sponsor, di finanziatori altri da De Laurentiis interessati a supportare il progetto. Come stanno le cose?«Nessun freno, è che siamo in una fase particolare, sarò a Napoli altre due volte già la prossima settimana. E incontrerò di nuovo il presidente. È stato importantissimo incontrare i funzionari dell'Urbanistica del Comune. Su questo fronte sono stati fatti passi da gigante. Voglio dire che c'è stato un riscontro concreto su quello che vogliamo fare».
Dunque, c'è l'opzione di un San Paolo senza pista di atletica?«Secondo lei alla gente piace andare in uno stadio dove si è vicini ai giocatori e si vede la partita a bordo campo o no? Se non lavorassi nella prospettiva di fare quello che vuole la gente, starei sbagliando lavoro. Invece io ho la fortuna di fare il lavoro che desideravo fare da quando ho avuto la capacità di ragionare».