
Al centro di una incolta regione industriale c'è una misteriosa Zona, di accesso proibito dalle autorità , dove molti anni prima precipitò un meteorite – o un'astronave? – sprigionandovi una potenza magica, capace di esaudire i desideri di chi riesce ad arrivarvi. Guidati da uno “stalker†(“to stalk†= inseguire furtivamente), uno scrittore e uno scienziato penetrano nella zona, ma, giunti alla meta, rinunciano a entrare nella Stanza dei Desideri, suscitando l'indignazione della guida.
Sotto il segno dell'acqua, non sembra sibillino il tema della contrapposizione tra la rigidità -forza e la flessibilità -debolezza che corrisponde alla vita. Come accade con i poeti – e Tarkovskij fa un cinema di poesia – la filosofia di Stalker passa attraverso l'emozione delle sue immagini.
Fotografia notevole, sia nel grigiore della prima parte che nel verde della ‘zona’,
fantascienza come stato della mente e ricerca interiore.
Film lentissimo, attrae e respinge, ma con la giusta predisposizione può scavare un solco come i capolavori.
Con "Solaris" ha segnato l'apice del regista russo e uno dei vertici del cinema di fantascienza.
