In quanto problema ricorsiva, è una sottilissima variazione del paradosso del mentitore (di Epimenide).
Esatto.
Per altro trovai, su un libro scritto dall'eccellente Tullio Regge, grande fisico italiano, un paio di possibili "soluzioni" al paradosso del mentitore. La prima (che confesso essere quella che ricordo peggio) prevedeva di ragionare in termini di un metalinguaggio che andasse al di là dei concetti di vero e falso, in cui alle affermazioni fossero attribuiti vari livelli di astrazione, dividendo l'oggetto "frase" dall'oggetto "contenuto della frase": in questo modo è possibile disgiungere la valutazione della veridicità dell'una rispetto a quella dell'altra, di modo che la frase risulta vera, ma il contenuto non vero (o qualcosa del genere).
La seconda soluzione è quella meno intuitva ma per me più soddisfacente dell'abbandono della logica binaria e l'adozione di un sistema logico a tre valori, "vero", "falso", "nè vero nè falso": in questo modo il problema trova automaticamente ed elegantemente soluzione, dato che la frase nucleo del paradosso del mentitore non è più limitata a due valori booleani antitetici l'uno con l'altro.
La Filosofia era bellissima. Rimpiango il non avere più tempo e forza di studiarla per bene, devo assolutamente finire 'sto dottorato di sfaccimma che mi sta zucando la voglia di vivere.
Vi accludo un contenuto dal mio amato Eco, il pezzo che più di tutti avrei voluto saper scrivere personalmente,
Filosofi in libertà, contenuto ne "Il Secondo Diario Minimo".
https://www.wattpad.com/story/67618517-filosofi-in-libert%C3%A0