Credo che tu non abbia capito.
Io contesto l'idea totalmente astratta dell'allenatore pensatore che va in un contesto e impone il suo modo di vedere il calcio, totalmente sconnesso dai dati reali e cioè dal parco giocatori.
È sempre da lì che si parte ed è la disposizione concreta degli uomini a creare le filosofie di gioco, è un incontro tra una matrice teorica ed esigenze pratiche, non da astruse concettualizzazioni che per divertimento poi si confrontano e si fa la gara a chi è meglio.
Per essere funzionale Sarri deve avere una squadra di palleggiatori, altrimenti si mette a fare altro. E il suo Empoli lo era: 3/4 della difesa è stata al Napoli, l'altro era Rugani, a centrocampo Valdifiori e Saponara.
La pena nel non guardare al campo è proprio nella disfunzionalità della squadra, si torna al mio post di prima.
Lo stesso Simeone se andasse da altre parti proporrebbe delle variazioni del suo calcio rispetto a quanto visto all'Atletico, il Real di Mourinho era diverso dall'Inter di Mourinho, è più corretto parlare di gioco di determinate SQUADRE che gioco di determinati allenatori preso come tale. Non significa niente. Sicuramente dei tratti in comune nelle varie esperienze si ritrovano, delle caratteristiche di fondo di chi le allena, ma è sempre dal campo che si parte. Fanno eccezione solo Guardiola e pochissimi altri, a cui viene adattato il campo alle idee "pure" comprandogli milioni e milioni di calciatori, eppure se guardi il suo Barcellona, il suo Bayern e il suo City puoi sicuramente dire che sono squadre votate al possesso veloce e al pressing alto tutte e tre, ma hanno grandissime differenze nel modo in cui stanno in campo, in cui gestiscono determinate fasi e nel modo in cui eseguono i calciatori le indicazioni tattiche.
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