Questo è vero AL MASSIMO per le squadre di soli fenomeni.
Infatti io di quelle parlavo, siamo all'interno del topic Champions.
Discutendo in generale.
Un allenatore deve innanzitutto non fare danni, lo ripeto. E per fare danni intendo schierare uomini in posizioni in contrasto con le loro abilità (tecniche/tattiche/mentali/fisiche) o piegare un gruppo con determinate caratteristiche a una filosofia che non combacia con queste.
Poi c'è il gioco. Prima di tutto bisogna capire cosa intendiamo con gioco: una determinata impronta calcistica che rende la squadra immediatamente individuabile all'interno di un contesto generale e con qualità uniche, oppure delle indicazioni tattiche generali con relativa gestione degli uomini ?
Se è del primo aspetto quello di cui discutiamo, allora generalmente quest'identità si trova a livelli medio-alti, è costruita sulle caratteristiche reali dei calciatori, servendo a limare, a nascondere i difetti degli stessi. Serve appunto ad ambire a posizioni che altrimenti non sarebbero raggiungibili con le sole qualità individuali. Se invece discutiamo del secondo aspetto allora 1) tutti gli allenatori sono di "concetto" e 2) è la filosofia che spesso troviamo alla base dei top notch club. Impianto tattico definito ed espressione delle individualità, con gestione delle forze. Questo non significa palla a tizio e pedalare. Nessuno lo fa, nessuno.
Il gestore puro non esiste, pure Allegri a Cagliari faceva un pallone gradevole. È una leggenda creata per contrapporre due categorie totalmente artificiali. Esiste solo il campo e gli uomini che ci corrono sopra, e su di essi si lavora poi al macro sistema. Si parte dal basso, dal concreto.
L'Atletico gioca in quel modo perché altrimenti avrebbe risultati peggiori, ma quella filosofia non è totalmente esportabile altrove e non è opponibile a un'altra idea, astratta. Questo dico.
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