Ancelotti ha un suo credo tattico che però non è dogmatico né schematico, vuole sviluppare il gioco sulle fasce e predilige la verticalizzazione con il movimento continuo dei suoi al gioco corto orizzontale. La differenza sostanziale col nostro recente passato è che si richiede che gli uomini corrano anche più del pallone. Il giropalla di Ancelotti è più "contenitivo" e meno "costruttivo", si muove palla da destra a sinistra, si cambia lato e si sfrutta questo tempo per dare spazio alla corsa degli esterni e della punta sul lato opposto. Mentre prima avanzavamo con il pallone (nel senso proprio che ad ogni passaggio la squadra si muoveva nella direzione del pallone) ora avanziamo prima del pallone. Questo approccio è quello che meglio si sposa con l'unico vero mantra ancelottiano, la famosa "fluidità".
Ad Ancelotti non interessa tanto realizzare un modulo, che sostanzialmente usa solo per la distinta, né identificare i suoi calciatori in un ruolo specifico, vuole che ogni singolo uomo in campo sia in grado di giocare a proprio agio in qualsiasi zona del campo dove dovesse trovarsi in un certo momento della gara e saper svolgere i ruoli consoni a quella zona di campo, se richiesti, per 1, 5, 10, 20 o 90 minuti. Non vuole che Ruiz faccia il regista e Zielinski l'incursore o Allan l'incontrista, vuole che giochino a centrocampo, che per lui significa poter fare tutto dal mediano al rifinitore o l'ala o il centrale aggiunto all'occorrenza nel corso della partita.
La squadra si muove come corpo unico ma non verso il pallone, se ne disinteressa e si distende su tutto il campo, ad avvolgere gli avversari. Ogni spazio deve essere occupato da un nostro giocatore, sempre.
Questo tipo di mentalità è complessa da attuare e funziona solo se hai calciatori dalle importanti doti tecniche e dall'immensa capacità tattica. Per questo Ruiz, Callejon, Mertens, Koulibaly sono quelli che rendono meglio, per questo Mario Rui per quanto più scarso nel complesso si è fatto il posto di Ghoulam, e per questo l'anno scorso Hamsik si è rivelato così tanto l'ago della bilancia. Per lo stesso motivo Insigne va bene a sprazzi, tanto che, nonostante l'inizio top della scorsa stagione, è stato pure l'unico a chiedere esplicitamente di avere un ruolo in campo ben definito, ad esempio.
Giusto o sbagliato, obsoleto o al passo coi tempi non saprei ed è pure poco interessante. Di sicuro è un approccio al calcio affascinante, esattamente come lo è il gioco di Sarri o di Guardiola o di Klopp o del Loco Bielsa, giusto per citare gli "strateghi" più noti. Fascino che ha pure il gioco di De Zerbi o quello di Quique Setién (entrambi allenatori che prenderei pure domani qualora fosse necessario sostituire Ancelotti).
Io credo ancora che sia un tipo di gioco nelle corde di questa squadra, ma che ovviamente può portare più facilmente a svarioni nel momento in cui cala l'attenzione (vuoi per motivi fisici/atletici o per motivazione). È altresì vero che il Napoli oggi non può più permettersi passi falsi se vuole vincere, visto il tipo di concorrenza in Italia, ed è vero che i fatti ad oggi dicano che ha reso meglio un approccio diverso e più posizionale. Questo perché una parte dei nostri calciatori ha bisogno di un certo genere di certezze in campo che l'approccio ancelottiano prevede che ti trovi da solo.