A leggere l'intervista che Sarri ha rilasciato al Corriere Dello Sport stamattina, sale una malinconia grande, e qualche dubbio. Ho lavorato con lui a Sorrento, e posso ricordarlo come un uomo tutto d'un pezzo, concentrato sulla sua passione che è diventata un lavoro, chiuso a ogni sirena esterna, con una dignità di ferro. Eppure non mi aspettavo questa svolta profondamente aziendalista, con un silenzio sicuramente imposto ma che fa tanto rumore considerato che è scattato subito dopo il rinnovo di contratto. Andando ad esaminare le parole affidate alla penna del giornalista, come non leggere un duro attacco ad Higuain, che non ha mostrato nessuna riconoscenza verso un allenatore che lo ha rigenerato, nessuna dignità verso i compagni che lo hanno assistito meravigliosamente, esultando con lui e per lui, che hanno contribuito a un record storico. Dalle parole di Sarri Higuain esce fuori distrutto, poche chiacchiere. "L'offerta che gli è stata fatta da noi era in linea con quanto gli hanno offerto altrove". Scelta di Gonzalo quindi, sembra di capire, anche se non salta fuori se la società sapesse o meno.
Tornando all'attualità, ancora una volta il mister ribadisce poi che il suo ruolo è allenare, e che non bada al mercato. Mi sembra ovvio che non sia così. Con Grassi, Regini, Gabbiadini, parlando di Valdifiori e in altre occasioni, ha dimostrato che riesce a trasmettere così poca fiducia negli uomini utilizzati meno che è davvero impossibile pensare che non abbia un'idea di calciatori da acquistare e soprattutto che non ne valuti prima il peso in campo. Un passaggio è spiazzante, su Gabbiadini: "Devo dar fiducia a lui, che ha mezzi da sfruttare". "Devo", non "voglio". Che con la grande amarezza che le sue parole suggeriscono sulla questione Higuain, da "sconcerto" a "malcontento" al "non ci piangiamo addosso" che ha intimato alla squadra, fanno registrare un grosso disagio. Non è così che un allenatore abituato a piazze di poco conto e a giocatori da formare, tratta quelli rimasti, parlando di qualcuno che è andato via, seppur un grandissimo campione. Non è così che si inculca fiducia a un Gabbiadini che è pur sempre, di grazia, il miglior attaccante del campionato italiano. Un altro indizio di quasi arrendevolezza vien fuori da un altro passaggio: come si ovvia a quest'assenza, la richiesta del giornalista? "Spalmando le responsabilità sul collettivo, sul gioco". Un allenatore che ci crede davvero, avrebbe detto: "Abbiamo perso un grande attaccante, ma anche se non arrivasse nessuno noi puntiamo su un sistema d'attacco importante e su Gabbiadini, il migliore in Italia, che ha dato garanzie".
Finale stridente con il marasma in cui dirigenti, presidente e calciatori stanno cercando di ritrovare la direzione: "Ho l'obbligo di far crescere giocatori", sembra ancora una volta una resa, anche se non si capisce quali giocatori, mancando di un qualsivoglia vivaio degno di tale nome. La via è quindi quella degli acquisti giovani che varranno plusvalenze. Ma allora Grassi? Ancora: "Sono orgoglioso di essere capo di un laboratorio come quello che è il Napoli". Parole che cozzano malamente con la situazione societaria, descritta già in altro post senza però dovizia di particolari davvero deprimenti. Il Napoli sembra al completo sbando e Sarri appare preoccupato e disilluso. Noi, con lui, attendiamo la fine di questo mercato da incubo.