Alcuni passi dell'intervento di Al Gore
MILANO - àˆ stato accolto come una rock star dal pubblico di Copenaghen dove è arrivato lunedì per convincere i leader a trovare un accordo sul clima e lanciare l’ennesimo allarme sul riscaldamento globale. Al Gore, paladino degli ecologisti americani, ha messo in guardia i delegati alla conferenza organizzata dalle Nazioni Unite che il cambiamento è già in atto e che la calotta polare artica potrebbe scomparire, nel periodo estivo, già tra 5 o 7 anni. Il premio Nobel ha mostrato i dati di due nuove ricerche alla presenza dei ministri degli Esteri di Norvegia e Danimarca.
Il «profondo nord» è secondo Gore una delle aree più a rischio del pianeta, dove le temperature sono salite al doppio della velocità rispetto alla media. «C’è il 75% di possibilità che entro 5 o 7 anni l’intera calotta polare artica scompaia durante l’estate», ha detto l’ex vicepresidente americano, che nei giorni scorsi è stato in contatto diretto con le basi scientifiche del Polo Nord per ricevere gli ultimi dati aggiornati. Gore avrebbe dovuto tenere una conferenza nella capitale danese alla fine della settimana ma ha cancellato l’evento perché si sarebbe sovrapposto con le riunioni dei ministri che tra giovedì e venerdì dovranno tirare le fila delle due settimane di riunioni.
L'INTERVISTA A «CURRENT TV» - «Il massimo che possiamo ottenere politicamente è comunque meno del minimo necessario». Pessimista, dunque? «No. Negli Stati Uniti c'è un detto: prima di correre impara a camminare». Nei giorni del vertice di Copenaghen sul clima, Al Gore ha comunque predicato la politica dei piccoli passi. «Non conosco un percorso alternativo» spiega l'ex vicepresidente degli Stati Uniti. In un'intervista alla "sua" Current Tv (che andrà in onda mercoledì 16 dicembre alle ore 21.10 - canale Sky 130), il protagonista di "An Inconvenient Truth" - Oscar come miglior documentario nel 2007 - rilancia la campagna ambientalista. E con il libro "La scelta" cerca di fornire nuove risposte contro il global warming. «Il mondo sta cercando di mettere a punto un trattato» per ridurre i livelli di inquinamento, spiega Al Gore. «Finora non ci siamo riusciti - aggiunge il Premio Nobel 2007 - La ragione è che gli Stati Uniti, la maggiore economia mondiale e uno dei due Paesi che inquina di più, non ha ancora voluto approvare una legge. Ma adesso ci siamo vicini». E cosa ci si può aspettare dal vertice di Copenaghen? «Probabilmente produrrà soltanto un accordo politico, che però potrebbe essere molto significativo, perché parteciperanno molti capi di Stato, e anche perché molti Paesi stanno iniziando ad accettare disposizioni vincolanti nelle loro legislazioni nazionali».
Guarda un'anticipazione della video-intervista di Current
I PASSI - Al Gore cita alcuni esempi: i «primi cambiamenti» fatti da Cina e India, «i progressi coraggiosi del Messico», i passi avanti del Brasile «nel ridurre la deforestazione». Come siamo messi in Europa? «La Svezia è il Paese che al mondo sta facendo di più per il problema energetico. Ma tutti i Paesi scandinavi si stanno comportando bene. Anche la Gran Bretagna è tra i Paesi virtuosi». E l'Italia? «Io parlerei dell'Italia e degli Stati Uniti assieme. Entrambi i nostri Paesi sono stati così dipendenti da petrolio e carbone che siamo stati lenti ad adattarci alla nuova situazione. I Paesi scandinavi fanno bene un sacco di cose, forse perché le loro società si sono sviluppate in una regione così fredda, hanno un'etica diversa del lavoro. Ora però dobbiamo fare tutti bene come loro, perché il futuro della civiltà mondiale dipende da uno sforzo globale per ridurre drasticamente l'inquinamento che porta al riscaldamento globale, nello sviluppo di fonti rinnovabili di energia, nell'agricoltura sostenibile e nella riduzione della deforestazione». Quali sono i rischi, altrimenti? Â«àˆ una situazione senza precedenti, diversa da qualsiasi altra nella storia dell'umanità . La gente spesso confonde una cosa che non è mai successa con qualcosa d'improbabile. Ma le eccezioni possono ucciderci, e questa è l'eccezione maggiore».
CLIMAGATE - Al Gore non può sottrarsi alle domande sul "Climagate", lo scandalo delle e-mail di alcuni scienziati che avrebbero manipolato i dati sul surriscaldamento del pianeta. «Si trattava di comunicazioni private tra amici che discutevano del loro lavoro - taglia corto Al Gore - ma non ho visto nulla che possa mettere in discussione in alcun modo il consenso scientifico sulla questione». Tanto che, proprio arrivando a Copenaghen, il paladino degli ecologisti americani - che ha però annullato la prevista conferenza nella capitale danese alla fine della settimana - ha mostrato i dati di due nuove ricerche: secondo gli studi, il "profondo nord" è una delle aree più a rischio del pianeta, visto che le temperature sono salite al doppio della velocità rispetto alla media. «C'è il 75% di possibilità - sostiene Al Gore - che entro 5 o 7 anni l'intera calotta polare artica scompaia durante l'estate».Intanto non si placa la protesta dei manifestanti, ieri ci sono stati duri scontri e circa 250 fermi.
L'accordo sulla bozza danese non si trova. I paesi guida hanno linee diverse. La Cina sarebbe per la reiterazione vincolante degli accordi di Kyoto per i maggiori paesi e una linea morbida per quelli in via di sviluppo. Gli USA seguono la solita linea del "facimm 'e sciem pe nu ji 'a uerr". Ci sono buone possibilità che il tutto si concluda in

.
In questi giorni hanno fatto pure notizia decine di mail, (rinvenute e diffuse da hacker introdotti della University of East An glia, in Gran Bretagna), da cui si evince chiaramente che questi autorevoli e bellissimi tizi alterano le serie storiche delle rilevazioni climatiche in modo da paventare un pericolo più imminente.