Il calcio somiglia a un sacco di cose.
Si sprecano le metafore calcistiche, nella vita di tutti i giorni.
Il sentirsi "fuori gioco" in amore, o a lavoro, "l'entrata a gamba tesa" in una discussione, il fare un "colpo di testa", provocarsi un "autogol", fare del "pressing", praticare "ostruzionismo"; tutte immagini mutuate dal calcio che descrivono azioni o situazioni della nostra vita, anche a chi, peste lo colga, del football non gliene fotte niente.
Ebbene, se stasera però, invertendo il senso di marcia, vogliamo trovare un termine della vita che possa descrivere una situazione calcistica, riguardo a quanto successo in Spagna-Olanda, il termine è uno solo: stupro.
Tendenzialmente, la mia natura latina, mediterranea e assolutamente veneto-bizantina, mi porta a parteggiare per i popoli del sud, e ho sempre nutrito una spiccata simpatia per la gente iberica, anche calcisticamente.
Ma la mia indole anarchica e socialista, li ha sospinti in un'area antipatica della mia percezione, poiché le loro vittorie, la loro egemonia, il loro saccente tiki-taka, il loro strapotere nel pallone, mi ha fatto desiderare, anche per loro, uno, dieci, cento Vietnam.
E stasera siamo a uno.
Certo, siamo ben distanti dalla caduta definitiva della Invencible Armada, sia chiaro, non bastano cinque scappellotti a stroncare un'intera generazione di talenti, però in qualche modo si dovrà pur cominciare, no?
E il caricatore di supposte che stasera gli olandesi hanno scaricato nel culo delle Furie Rosse, se da un lato non può da solo far finire un'epoca, quanto meno apre un interessante interrogativo sul futuro.
Io ho sempre pensato che il fatto di non dover ricordare le parole dell'inno nazionale, in quanto il loro non ne ha, avesse sempre favorito la concentrazione degli spagnoli, e lo consideravo, oltre che un vantaggio calcistico, un segno di laica superiorità, poiché a me le parole degli inni nazionali, stanno un po' tutte sul cazzo. Dev'essere la mia già citata tendenza anarcoide.
Mi sbagliavo. Non c'entrava un cazzo.
Gli olandesi gracchiavano a squarciagola, e dopo poco son passati dallo squarciagola allo squarciaculo.
Quindi la mie teoria era errata.
Tuttavia, sia quello spagnolo che quello olandese, sono due inni nazionali bellissimi.
Mentre guardo i primi minuti di partita, penso a secoli di cartografi eccellenti del XVI secolo, e a due grandi potenze marinare dell'epoca.
E non lo dico per fare il colto, ma poiché la partita era un po' "piatta", tanto dal consentirmi queste divagazioni così avulse dal calcio.
In effetti, 'sto cazzo di tiki-taka, è una delle poche cose esistenti sul pianeta, che riesce a rompere i coglioni ancora prima di iniziare.
La Spagna dei record. Davvero.
Per ravvivare la serata, dato che figa negli spalti ce n'è, ma in campo manco mezza, Sneider, nostalgico, si mangia un gol molto simile a quello che si mangiò Robben nella finale di quattro anni fa, tanto che, pare, ora debba sostenere una causa per plagio ai danni del suo compagno di squadra.
Non so se per solidarietà o per inettitudine, e col senno di poi propenderei più per la seconda ipotesi, la Spagna poco dopo se ne mangia uno anche lei.
Sono le uniche due minchiate degne di rilievo, se escludiamo la sconcertante scoperta che Robben non si sa allacciare le scarpe, prima della derapata da calcio saponato dell'olandese De Vrij sul piede d'appoggio di Diego Costa (che comunque pare stia sul cazzo a mezzo stadio), in area arancione, e conseguente calcio di rigore, trasformato anche con un certo garbo, se vogliamo, da Xabi Alonso.
La regia, e lo fa in ogni partita, ci sottovaluta un po' in quanto a ogni gol, anche quelli che gonfiano abbondantemente la rete, ti fa vedere con le nuovissime tecnologie, l'attimo in cui la palla attraversa la linea di porta.
Ma dico, regia, con tutta la figa che c'è in tribuna? Mah, gente strana.
Diciamocelo, se non sei spagnolo ti cadono un po' i coglioni, perché, per i motivi già menzionati, ci siamo un po' rotti di questa monotonia rossa, e questi -manco a dirlo- sono di nuovo in vantaggio.
E però non cadono i coglioni agli olandesi, anzi, gli si gonfiano e traboccano, tanto che li tirano fuori e cominciano a rotearli per il campo.
Sneider fa un tunnel di quelli che piacciono perfino ai NO TAV, Robben, di profilo, ricorda simpaticamente Picard, di Star Trek Next Generation, insomma, c'è vivacità.
Una vivacità così prorompente e affusolata, da infilarsi come prima supposta nel retto spagnolo alla fine del primo tempo, quando Van Prince of Persie fa un volo a planare, volando a pelo d'erba nell'area spagnola e dipingendo, di testa in tuffo, una palombella beffarda che s'infila nel sacco alle spalle del portiere spagnolo Casillas, per il quale si prospetta una serata all'insegna del buonumore.
Si va al riposo sul 1-1, inizia a piovere.
Le squadre rientrano in campo sotto l'acquazzone, anzi, una squadra rientra in campo, perché l'altra pare la stiano ancora cercando gli inservienti FIFA dello stadio di Salvador.
Robben si insinua nell'area spagnola, e la violenta con un bel gol di sinistro mentre Casillas e la difesa delle Furie Rosse, s'interrogano sulla relatività delle cose, e di quanto diverso sia il concetto di velocità di Robben da quello del portiere spagnolo, per esempio.
Di qua in poi sarebbe perfino inutile raccontarla, la partita, se non altro per rispetto delle vittime, e infatti inesorabile arriva la terza supposta per il "culito" español: la introduce De Vrij, con la complicità di un visionario Casillas, ma anche con una piccola svista dell'arbitro.
Del Bosque manda in campo Torres, e gli effetti si vedono prontamente, infatti l'Olanda infila lo spiedone anale per la quarta volta, dopo che Casillas fa uno stop alla Sergio Brio, e mette la palla sui piedi di un certo Van Persie, che la trasforma in gol come bersi uno shottino di rhum e pera.
La faccia di Casillas dopo la vaccata, farebbe sembrare quasi simpatica quella di Di Caprio dopo l'oscar a La Grande Bellezza.
A quel punto la sconfitta diventa violenza carnale, con Robben che parte in contropiede, semina tutti, disegna degli arabeschi in area, tipo crop circles, si porta a spasso mezza Spagna, e scaraventa in rete mentre il portiere iberico, a terra, si sbraccia come se stesse nuotando nel mare oscuro della sua inettitudine.
C'è tempo perfino per un'ultima punta di umorismo, quando "el niño" Torres, si mangia l'immangiabile, irriso dalla difesa arancione, che nell'anticiparlo gli appende perfino un pesce d'aprile sulla schiena, anche se siamo a giugno.
Finisce così l'attesissima Spagna-Olanda, un vero e proprio stupro.
A 'sto punto son curioso di vedere il Cile, che sta già vincendo due a zero.
Se penso all'Italia, comunque, sono triste: siamo indietro anni luce da questi.