Il Napoli dei primi tre mesi di Ancelotti è la coda del sarrismo sotto ogni punto di vista. Il girone di Champions e le due fenomenali partite con il PSG le gioca con Albiol di fianco.
Il suo calo inizia già nel girone di ritorno dello scorso campionato, quando con dei partner meno forti dello spagnolo alla sua destra e in una squadra con dei problemi di equilibrio, inizia la sindrome di Lucio con uscite palla al piede e senza palla al piede terrificanti. Di qui il fondo, che non va avanti da mezza stagione bensì è un qualcosa a cui assistiamo da ben più tempo. E che, comunque, non si risolve in un paio di partite giocate male ma in un paio giocate bene, la sua annata 19/20 è una roba disastrosa, agghiacciante, oltre ogni ragionevolezza.
Perché se sei il difensore che dicono che tu sia, una roba così onestamente non si spiega con il semplice calo di motivazioni, la sfortuna.
Ed è questo il punto. Ci sono dei risvolti più seri, che vanno direttamente ricercati nella figura di Kalidou Koulibaly, che per tre anni ci siamo convinti stesse allo stesso livello di Maldini, Thuram e altri mostri sacri del passato (io per primo): non è così. Anche lui non è un campione ma un giocatore di sistema facilitato da un assetto tattico che ne nascondeva tutte le magagne e un compagno di reparto che gli forniva i tempi di uscita e chiudeva lo spazio all'attaccante avversario, il quale finiva preda dei suoi anticipi spettacolari e della sua rapidità di accorciare sull'uomo.
Anche responsabilizzarlo nella prima costruzione ha sortito effetti altamente negativi, visto che gli ha di fatto fornito un lasciapassare per fare un po' come cazzo gli pare, avventurandosi in zone di campo non di sua competenza invece che favorire un palleggio pulito da dietro.
Eliminato il suo paradiso tattico, ecco riemergere i difetti di un calciatore che, all'alba dei trent'anni, si rivela invece molto rivedibile nel posizionamento, nella scelta dell'intervento e della giocata, sofferente come pochi quando si tratta di combattere in trincea perché in qualunque momento (vedi Atalanta) può decidere che è in quello giusto per scappare fuori dalla linea a cazzo di cane, offrendo al portatore di palla un corridoio semplice per un passaggio in porta.
E, soprattutto, emerge un calciatore che nelle difficoltà invece di esaltarsi è molto spesso il più emotivo e pronto a lasciarti a piedi: per il gol con la Juventus c'è l'espulsione a Firenze, a Milano, l'altra beffa di Torino, Cagliari, che lo descrivono come un umorale che mai può essere leader dello spogliatoio e quant'altro.
Va ceduto in estate e andava ceduto prima.
A conti fatti, continuo ad avere l'impressione che del Napoli di Sarri abbiamo ceduto le sciabole, il vero cuore della squadra (Albiol, Jorginho, Hamsik) e ci siamo tenuti i foderi a combattere.