stanno in mano all'arte

Altro che miliardari russi e costruttori parmensi. Dietro la nuova misteriosa proprietà del Parma Fc sbuca l’ombra del faccendiere Giampietro Manenti, che un anno fa tentò senza fortuna di comprare la squadra del Brescia.
Per tutta la giornata di venerdì si sono rincorse voce di una nuova cessione della società gialloblù. Nel pomeriggio lo stesso Parma fc ha confermato annunciando l’uscita di Taci e il passaggio a una nuova proprietà. Chi? Si è parlato di investitori dall’Est e di imprenditori locali (LEGGI QUI). Ma le poche tracce portano altrove.
La pista è questa: il Parma Fc ha dichiarato che “il manager di riferimento” della nuova proprietà che ha comprato il Parma dai prestanome di Taci, è un tale Fiorenzo Alborghetti. Alborghetti è un manager delle Cartiere Pigna e nel 2013 proprio le Cartiere Pigna avevano cercare senza successo di entrare nel mondo del calcio tentando di comprare il Brescia. Ma non solo: Alborghetti è anche socio di Felice e Alain Garzilli in una società di advisor finanziari con sede a Milano chiamata Platinum Financial srl (un terzo di capitale ciascuno). Padre e figlio Garzilli sono stati i mediatori di Gianpietro Manenti nel mancato affare con Gino Corioni: Manenti nel gennaio 2014 provò a scalare sempre il Brescia. Nel 2013, Manenti aveva già provato a comprare il Pro Vercelli, pure quella volta senza successo. Il Parma ha anche dichiarato che il passaggio di proprietà è avvenuto presso uno studio notarile proprio di Brescia.
Ma chi è questo Giampietro Manenti? E’ a capo di un certo Mapi Group con sede in Slovenia, a Nova Gorika, società che nel 2013 cercò di rilevare le Cartiere Pigna (il giro è sempre quello…); si dice terminale italiano di capitali dall’Est. Non conosciamo Manenti. Riprendiamo allora una descrizione che ne fece il Corriere della Sera un anno fa, nel gennaio 2014, quando voleva fare il presidente del Brescia:
“Al netto delle autocertificazioni roboanti («29 imprese attive, finanziatori che vanno da Istambul a Kiev passando per Lubiana») e delle dichiarazioni d’intenti che scomodano miti come Roberto Baggio e riscrivono la programmazione degli impianti sportivi di una provincia, del direttore di Mapi Grup si continua a sapere pochissimo. […] Il problema è che, al netto delle autocertificazioni roboanti, di Giampietro Manenti rimangono agli atti: una società di diritto sloveno con 7.500 euro di capitale versato che deve ancora presentare il suo primo bilancio; una società in Italia dedicata al giardinaggio forte di un unico collaboratore; un ordine di carcerazione (sospeso) a causa del mancato pagamento di alimenti all’ex moglie e al figlio quindicenne; una denuncia per estorsione (il pestaggio di un insolvente) risalente al 2004 emersa nelle more di un processo per ‘ndrangheta. Vicenda, quest’ultima, su cui nessun chiarimento è giunto finora dalla batteria di legali che Manenti dichiara di avere. Qualcuno può considerare questi elementi non sufficienti a mettere in discussione l’onorabilità del personaggio. Certo, la sua credibilità ne esce quanto meno scossa”.
Per questo motivo, due mesi dopo, Corioni rifiutò di cedergli il Brescia. Con il Parma invece pare avercela fatta.