Semplicemente prima si facevano le squadre di pallone, e gli allenatori lavoravano sul campo e basta.
Oggi si fa mercato del bestiame, con società che muovono 50, 100 giocatori, e con allenatori che vogliono fare i manager non avendo le competenze per farlo.
Poi abbiamo metodi di allenamento vecchi, che ci fanno giocare sotto ritmo in confronto alle principali squadre europee.
Avendo contemporaneamente perso il tesoro che avevamo, cioè la scuola dei difensori, visto che oramai manco a livello giovanile si lavora sulla tecnica individuale, la marcatura a uomo è stata abolita anche solo per la formazione del difensore, e la capacità di scovare i ragazzi nel mercato interno o nei settori giovanili, dandogli la fiducia che serve per emergere subito.
Su quest'ultimo punto bisognerebbe semplicemente tornare indietro, senza andare a vedere quello che fanno altri (anche perchè probabilmente gli altri si sono ispirati un poco a quello che noi facevamo 25-30 anni fa

).
Negli anni 80 e primi anni 90 i giocatori che venivano comprati erano pochi ma buoni, ottimi o fuoriclasse addirittura, a seconda delle potenzialità economiche, ma il resto della rosa era composta da giocatori italiani, molti provenienti dalla provincia o dalla primavera, e questo valeva dal Milan berlusconiano in giù.
E' una cosa che si dovrebbe iniziare a fare di nuovo perchè i talenti bravi italiani ci sono eccome, solo che non riescono a sbocciare subito e devono aspettare che arrivano ai 24-25 anni per giocare a un certo livello (tranne poche eccezioni), perdendo anni preziosi a livelli bassi e in categorie inferiori.
Poi se nelle primavere non ci fossero i Minala sarebbe meglio, ma questo si ricollega al discorso del mercato di bestiame che fanno certe squadre (e su questo punto ad esempio è apprezzabile il Napoli che ha un settore giovanile italiano al 99%).