A meno di un mese dal debutto dell’Italia al Mondiale contro l’Inghilterra, Cesare Prandelli, c.t. della Nazionale, dice tutto in un forum nella redazione della Gazzetta dello Sport, che trovate in versione integrale sul giornale in edicola, a firma Andrea Elefante e Sebastiano Vernazza. Ecco alcuni dei passaggi più significativi della lunga chiacchierata col c.t..
SU GIUSEPPE ROSSI — "L’ho convocato perché quattro mesi e mezzo fa, prima dell’infortunio, era capocannoniere della Serie A e lo è rimasto qualche settimana ancora dopo essersi fatto male, segno che stava compiendo qualcosa di straordinario. La sua chiamata è un messaggio per tutti: se uno vuole una cosa e lotta e fa fatica per quella cosa, merita una chance. Un po’ quello che fece Lippi con Totti nel 2006. Rossi è un campione anche di comportamento, il che non significa che sarà di sicuro fra i 23".
SU CASSANO — "Quando un giocatore riesce a riproporsi in modo positivo e a rimettersi in gioco è come se cancellasse tutte le negatività. I numeri sono numeri: al di là del suo orgoglio e delle sue motivazioni, in fase realizzativa e a livello di ultimo passaggio Cassano è stato qualche metro più avanti rispetto agli altri. Può darsi che possa ancora giocare sul centrosinistra, ma da finto nove mi piace molto: anche assieme a Balotelli. Donadoni è stato bravo a costruirgli questo ruolo. Già due anni fa gliel’avevamo chiesto in Nazionale, ma allora lui era perplesso. Cassano o Rossi? Nessuno è legato a nessuno: ora avremo dieci giorni di lavoro fisico dai quali mi aspetto risposte anche scientifiche, senza dovermi basare solo sulle sensazioni. Potrebbero venire anche tutti e due: non escludo nulla".
SULLA DIFESA A TRE — "Giocare a tre non è una scelta retrograda, diventa troppo rinunciataria se la fai con tre centrali puri e terzini difensivi più che esterni. Ma se gli esterni di centrocampo sono offensivi e uno dei centrali è un difensore particolare perché sa giocare la palla, come faceva Scala al Parma, perché no? Poi se giochi contro una punta sola, la difesa a tre diventa per forza a quattro".
SU TOTTI — "Quale grande vecchio avrei convocato come jolly? Facile: Totti. Ci ho pensato, prima dell’infortunio aveva dati straordinari . Poi sono esplosi i più giovani e il futuro è loro".
SU BALOTELLI — "Rispondo con i dati, di presenze e gol: in campionato Mario ha segnato 14 gol, è stato praticamente sempre davanti e spesso da solo, anzi da solo ha giocato le sue migliori partite. Con la palla a noi deve stare là, in area, non deve venire incontro, e in questo ha ragione Berlusconi. Se a star là per 10 minuti si annoia, pazienza: deve restare concentrato sui movimenti giusti. A me non frega nulla che la punta venga fino a metà campo, e i miei centrocampisti non devono assecondare questo movimento, a costo di non dargli la palla".
SU IMMOBILE — "Ha fatto tanti gol e queste sono le risposte giuste a quelli che dicevano: “E’ un ragazzo”. Fino a dieci mesi fa nessuno lo considerava, lui con caparbietà è diventato protagonista. Nella storia dei Mondiali ci sono degli attaccanti con percorsi simili: penso a Paolo Rossi, a Schillaci. Tutti devono capire che uno può giocare solo una partita, ma può essere “la” partita".
SUL CODICE ETICO — "Lo specchio di un Paese in cui tutti sono contro tutti. Il codice etico nacque quattro anni fa e quando Balotelli, che allora era al Manchester, venne espulso, io decisi di convocarlo senza aspettare il giudice sportivo inglese, perché per me Mario non aveva commesso alcun tipo di violenza. Nessuno disse nulla o creò problemi, forse perché il giudice era inglese. In Italia c’è troppa faziosità, questa è l’Italia".