La mia romanità
Sabato 04 Gennaio 2014 09:56
STEFANO ROMITA
Essere romanisti è una scelta di vita obbligata per chi ha avuto la fortuna di nascere romano. Il romanista infatti ha una filosofia particolare e i colori giallorossi, da sempre timbro cromatico della città persino sulle facciate delle case, vi si sposano in pieno. Quando vuoi rendere l’idea di una cosa viva, allegra, piena d’entusiasmo e passione pensi infatti al rosso. Tanto che per noi è anche innaturale e contro natura restare fermi quando i semafori sono su quella luce. Pensiamo infatti che con il verde sia il turno dei leghisti, e ci blocchiamo quasi d’istinto. Il giallo dei campo di grano poi e del sole pieno e caldo (che illumina tutti, che illumina Totti, il quale di riflesso illumina il calcio italiano) ci rende felici e di buon umore. E mai come quest’anno andiamo su, nella terra del grigio e dell’assenza di colori vivi, con serenità e consapevolezza del nostro carattere e della nostra forza.
«Siamo ottimisti perchè siamo romanisti». Ha ragione Antonio De Bartolo giornalista televisivo con la faccia da ex pugile delle migliori e più antiche palestre della città, che raduna da secoli nella più tradizionale trasmissione privata "Orazi e Curiazi" il più pittoresco gruppo di amici che io abbia mai incontrato, a non aver paura di questa trasferta. Lui incarna tutto quello che amo della romanità: la sincerità mista a un po’ di cialtronaggine capitolina; la spavalderia e la convinzione di essere il migliore; il senso dell’amicizia e la naturalezza dell’esibizione selvaggia dei natali non principeschi; l’onestà intellettuale di chi fa questo mestiere con modestia e non vuole farti credere di essere quasi un Eugenio Scalfari; il sentirsi minoranza e non per questo in condizioni di inferiorità. Si, amo De Bartolo. E non me ne frega nulla di fargli le lastre. Vado con molto piacere suo ospite il giovedì sera e sono onorato dei suoi inviti, anche se per raggiungerlo in culo alla luna devo approfittare dell’amicizia di altri suoi ospiti perchè, dipendesse dal mio intuito al volante, finirei a Napoli.
De Bartolo è un battitore raccoglitore, come quei popoli che all’inizio della storia della civiltà dovevano spostarsi continuamente per vivere. Lui lo ha fatto e la terra lo ringrazia dando frutti. Pochi forse, ma ottimi: Piero Mirigliano, che non ha nulla da invidiare a Lando Fiorini o al Rugantino o Lamberto Leonardi ex calciatore della Roma fine anni cinquanta e poi della metà sessanta, ex allenatore di gladiatori della serie C, e testa pensante. Uno che è passato in campo vicino a Gigi Riva sentendone il sudore e la potenza. Uno che ha giocato con Pietro Anastasi a Varese e Torino. E anche lui si è messo un attimo la maglia bianconera quando ancora era una camicia a strisce dei tempi di Sivori. Ma sempre romanista. Tutti insieme, a loro, a voi, porteremo l’attacco al cuore dell’Impero domenica con un ottimismo che ci fa dire che giovedì prossimo, dopo la Sampdoria giocheremo nei quarti di coppa Italia per fare il bis.