Mi devi sempre spiegare che significa "tradizione" e perchè se la pizza "contemporanea" la fa pure Ciro Cascella a San Pasquale oppure Diego Vitagliano, se viene preferita dai napoletani e se è quella che va per la maggiore oramai, ebbene non può essere la pizza napoletana ma un'imitazione. Una visione veramente elitaria, la gente non capisce nu cazz mentre pochi eletti la sanno più lunga.
Che poi la pizza piatta se teneva tutte quelle qualità come mai oramai la fanno tre di loro?
Tacendo sui termini usati a cazz come "salutare". Nonostante il diploma enogastrocapocchia.
Comunque o bucchin non to pozz fa, a me m piac a PataNegra
Tradizione è il termine per definire una determinata ricetta, diciamo l'aggettivo 'tradizionale', volto a definire una preparazione ben precisa rispetto ad un'altra, per gare un esempio domani posso fare una carbonara con l'uovo intero, il bacon, la panna e il parmigiano, può essere la cosa più buona del mondo, ma non è più nemmeno lontanamente una carbonara tradizionale. Ma ci aggiungessi pure solo il parmigiano al posto del pecorino varrebbe uguale, perché toccherei la sacralità di quella ricetta così come è stata concepita Vale a dire ingredienti, metodi di preparazione, cottura et similia. La pizza Napoletana tradizionale è fatta con 00, acqua, lievito madre, san marzano, basilico, pecorino, olio evo e fior di latte. Doppia lievitazione, idratazione non eccessiva e stesura larga con cornicione basso. Se mi cambi già solo uno degli ingredienti trasformi irrimediabilmente quello che è un piatto unico nutrizionalmente perfetto, tra i capisaldi della dieta mediterranea che lo rende un piatto 'salutare' proprio per queste caratteristiche legate a nutrizione, qualità delle materie e digeribilità.
Le pizze contemporanee (anche dette gourmet) hanno caratteristiche di idratazione, lievitazione ecc differenti, con larghe parti coreografiche (il gommone) che sono un ricettacolo di umidità e lieviti che ti abboffano lo stomaco, ingredienti pirotecnici e ruffiani cominciando dalla mozzarella di bufala che sposta di non poco il sapore e l'apporto lipidico del piatto, andando a finire su creme pistacchiate varie, salumi, verdure pregiate, tartufi e simili. Tutti elementi che sono all'antitesi della tradizione fatta di quattro ingredienti messi su un disco di pasta, un piatto povero alla portata di tutti.
Dal punto di vista della salute, infine, potremmo discutere del metodo di combustione dei forni dato che la fuliggine e le parti bruciacciate hanno un'azione non propriamente felice sull'organismo, a tal proposito toccherebbe cercare di riprendere un vecchio slancio di modernità tanto in voga negli anni del boom economico proprio a Napoli, i forni a gas. Miglior controllo della temperatura, meno fuliggine e prodotto che si perde un po' di sentori dovuti alla legna arsa, ma prodotti che preservano al meglio le proprie caratteristiche e i propri sapori. Recentemente in Lombardia ho mangiato una pizza contemporanea fatta in forno a gas ed era una poesia.