Sei secondo me, come ho già ribadito, una persona intelligente e, quindi, ritengo che le tue affermazioni si fondino su una conoscenza approfondita (non basata sulle informazioni o su articoli scritti da giornalisti con sede a new york e che pretendono di conoscere bene le dinamiche in atto in sudamerica, pur magari non conoscendo una parola ad esempio di spagnolo)della rivoluzione bolivariana intrapresa da Chavez.
Io ho avuto la fortuna di passare del tempo prima dell'avvento di chavez in Venezuela e di trascorrere altro tempo anche dopo la sua elezione(le sue elezioni...).L'ultima volta che ci sono stato è meno di un anno fa.
Ovviamente in base alle tue conoscenze e alle tue informazioni, resterai di certo convinto delle tue opinioni. Io delle mie e questo non è luogo per discuterne(ci vorrebbe troppo tempo e magari una bottiglia di vino).
L'unica cosa che posso dirti è che l'elezione di Evo Morales non sarebbe stata possibile se prima Chavez non avesse tracciato un solco.
Chiudo sottolineando che la mia idea di rivoluzione non è quella intrapresa in sud america, ma riconosco ai popoli del latino america di aver provato ad intraprendere un percorso verso una forma di socialismo solidale che ha aspetti anche nuovi.
Se Chavez non è un banale populista o demagogo nel caso peggiore, se non è stato un accentratore, un dittatore, un avido uomo di potere lo potrà dire solo il popolo venezuelano, l'unico a poter difendere questo processo verso un socialismo solidale, che ti garantisco, ha cambiato in positivo la vita del pueblo venzuelano. I cambiamenti per chi ha conosciuto il venezuela pre-Chavez, oggi sono tangibili, impressionanti in alcuni casi.
Io ho parenti a Rosario, Argentina, e spesso capita di parlare di politica e calcio, a volte ammischiando il tutto (

). Il Venezuela è sempre stato una delle maggiori risorse da sfruttare per gli Stati Uniti e le multinazionali, che là hanno piazzato, come in buona parte del Sudamerica, i propri fedelissimi. Chavez si è presentato come uomo del popolo, ma in realtà è stato e si è sempre fatto ritrarre per quello che era: un militare in divisa di ordinanza. Ha puntato forte sulla discontinuità e questa è stata il suo maggior successo agli occhi del Popolo: affrancarsi da certa politica accondiscendente fino alla piaggeria nei confronti degli Stati Uniti e delle multinazionali, nazionalizzando le principali attività legate all'estrazioni di minerali (famoso il suo decreto sull'oro), acquistando la principale azienda siderurgica per poi nazionalizzarla così come accaduto poi per aziende e società legate all'elettricità, la telefonia, l'edilizia e, più importante fra tutti, il petrolio.
Di contro al processo di nazionalizzazione e in taluni casi di esproprio vero e proprio di attività e terreni, dal punto di vista democratico ha pericolosamente accentrato su di sé tutti i poteri, avendo dalla sua parte sia i vertici militari che le forze armate, la cui importanza è fondamentale per governare, garantendosi di poter essere eletto praticamente a vita, con la modifica della costituzione e la corsa a elezioni non così libere come si vorrebbe far passare (rieletto 3 volte, se fosse vivo, avrebbe partecipato per la quarta volta a elezioni: nemmeno Putin è arrivato a tanto, dovendo fermarsi per qualche anno, prima di tornare al potere). Inoltre la chiusura/contrapposizione agli Stati Uniti, se in un primo momento poteva essere solo un bene, soprattutto quando in carica c'erano i Bush, con evidenti e noti interessi petroliferi annessi e connessi, in un secondo momento è diventato semplicemente controproducente, perché lo ha costretto ad alleanze demenziali e populiste con quella mummia di Castro (spero muoia al più presto per la libertà del popolo cubano) e a cercare accordi con Corea del Nord e soprattutto Teheran, luoghi notoriamente riconosciuti come democratici e civili.
Ne esce fuori per quanto mi riguarda il classico personaggio politico da Sudamerica: una specie di Peron populista in salsa rossa, che fa il pari con le categorie dei dittatori, dei golpisti, dei peronisti, dei Menem vari ed eventuali in salsa argentina e venezuelana. Ne esce fuori la figura apparente del rivoluzionario che parte bene e finisce per diventare ciò che nei primi anni di lotta politica ha combattuto: le sue nemesi accentratrici che si portano appresso incongruenze evidenti, anomalie politiche, conflitti abnormi di interessi e scarsa Democrazia, in un Paese che ne ha avuta davvero poca, il Venezuela, e che con Chavez non è affatto aumentata.