Due eventi danno uno scossone alla vita di Marcel Marx, un pacifico lustrascarpe di Le Havre: la grave malattia che colpisce la moglie e l’incontro con un giovane clandestino in fuga dalla polizia.Nel film di Kaurismaki convergono i tratti distintivi di molto cinema francese contemporaneo. Tema e ambientazioni sono gli stessi di Welcome di Philippe Lioret, le gocce di realismo magico aggiunte nel finale si sono già viste in Ricky di Ozon. Ma a fare la differenza è la filantropia con la quale sono caratterizzati i personaggi, subalterni umili, altruisti, coesi, che popolano una Le Havre colorata: parentele con l'animazione di Chomet. Il paradigma è quello consolidato di Capra: commedia con elementi drammatici risolti inverosimilmente a trequarti della narrazione, per rilanciare le speranze in un'umanità caritatevole (laddove vi era il sogno americano).
E l'astoricità dell'ambientazione è una conferma dell'ambizione del regista finlandese: raccontare una parabola.
Senza intaccare lo spirito dell'opera, qualche concessione alla verosimiglianza la si sarebbe potuta fare, soprattutto nell'inscenare le fughe del piccolo Idrissa.
Voto: ***1/2