Mah.. io non ci sto capendo più nulla...

Da Repubblica:
Avellino, dopo 133 anni chiude la stazione centrale
Sui cinque binari morti ormai già cresce l'erba. E oggi nella stazione ferroviaria di Avellino, chiusa da dieci giorni dopo una storia lunga 133 anni, resiste solo il barbiere Armando, che apre il locale anche di domenica mattina per i pochi, affezionati, clienti. Lui non vuole rassegnarsi. Ci sarebbero ancora in servizio anche il bigliettaio e il capostazione di Trenitalia, ma loro ormai passano le giornate leggendo il giornale e guardandosi attorno, tra la desolazione e il silenzio di una stazione dove non arriva e non parte più nessun treno.
Sulla bacheca c'è un avviso per qualche viaggiatore che capita per sbaglio da quelle parti: "Orari non validi". Avellino è stata cancellata dalla geografia della strada ferrata dopo che sono stati tagliati gli ultimi collegamenti su rotaia con Salerno e Benevento: un brutto colpo per studenti e lavoratori pendolari, l'Irpinia resta senza più treni per raggiungere le Università di Fisciano e del Sannio. Ma l'agonia durava già da qualche anno. Ora che cos'è accaduto?
Sulla ferrovia irpina, come una mannaia, si è abbattuta la delibera regionale datata 9 agosto 2012, che ha cancellato le ultime diciannove corse locali.
Il declino era stato annunciato da altri tagli, nel giro di pochi anni la soppressione dei treni per Roma e Milano fino alla chiusura nel 2010 della storica tratta Avellino-Rocchetta Sant'Antonio, raccontata da Francesco De Sanctis nel suo viaggio elettorale e ormai definita "un ramo secco" da tagliare.
"Si tratta invece di una linea che potrebbe avere un ruolo strategico per il rilancio del turismo nelle zone interne", nota con amarezza Pietro Mitrione, ex ferroviere della Cigl, oggi animatore dell'associazione "In Loco Motivi", che si batte per salvare il trasporto pubblico locale. Lui e gli altri del movimento si sono sentiti definire dall'assessore regionale ai Trasporti, Sergio Vetrella, nei suoi blitz in Irpinia, come dei "quattro stupidi idealisti", oppure "bimbi scemi, che chiedono al padre disoccupato di comprargli la Ferrari".
"I tagli? Colpa del governo centrale", si è giustificato Vetrella, accusato però di aver penalizzato solo l'Irpinia.
E pensare che l'ex assessore regionale ai trasporti Ennio Cascetta puntava a elettrificare i collegamenti tra Benevento, Avellino e Salerno per realizzare la metropolitana regionale, progetto ormai chiuso nei cassetti di Palazzo Santa Lucia. E in silenzio resta per ora anche la politica locale, dopo che è caduta nel dimenticatoio la richiesta dei gruppi di opposizione del centrosinistra alla Provincia di convocare un consiglio interprovinciale, con la partecipazione dei presidenti delle Province di Salerno e di Benevento e dei sindaci dei Comuni che si ritrovano con le stazioni ferroviarie ormai dismesse.
L'ex parlamentare del Pd, Alberta De Simone, ex presidente della Provincia, rilancia l'idea di un "patto tra le Province per ottenere la sospensione e l'annullamento della delibera regionale che ha chiuso la stazione di Avellino". "Una decisione scellerata e assurda", aggiunge.
L'Irpinia resta isolata proprio nel momento in cui tutti si battevano per non restare fuori dall'Alta Capacità Napoli-Bari. Sindacati, amministratori e imprenditori hanno strappato un impegno alla giunta Caldoro per la realizzazione della stazione "Hirpinia" nell'area di Valle Ufita. Ma ora Avellino diventa il simbolo della battaglia dei pendolari: qui è nato, qualche giorno fa, il coordinamento regionale che ha coinvolto comitati e associazioni dal Sannio a Caserta, da Ischia alla Valle del Sarno. Obiettivo comune: salvare il sistema del trasporto e fermare il piano di Vetrella, "il cui unico scopo - denunciano - è quello di cacciare Trenitalia dalla Campania".