su soffiata di zitmo...
Da interista mi si stringe il cuore,ma da sportivo non posso non dare peso alle affermazioni di Mazzola date già nel 2004.Comincio per dire che non si tratta del famoso Sandro,ma del fratello Ferruccio Mazzola(che comunque ha giocato anche se poco nell’Inter,85 presenze nella Lazio16 nella Fiorentina etc. ) che ha lasciato questa intervista che non tutti conoscono come non tutti sanno che ha vinto in tribunale proprio contro Fachetti e l’Inter che lo avevano querelato per diffamazione.Ecco l’intervista:
“ Se avessi voluto davvero fare del male all’Inter, in quel libro avrei scritto anche tante altre cose. Avrei parlato delle partite truccate e degli arbitri comprati, specie nelle coppe. Invece ho lasciato perdere…”.
«Sono stato anch’io in quell’Inter – dice –. Il mister ci dava delle pasticche, credo anfetamine, da mettere sotto la lingua. Fu mio fratello a dirmi: se non vuoi ingoiarla vai in bagno e buttala. Ma Herrera se ne accorse, e iniziò a farcele sciogliere nel caffè». Mazzola, che nell’Inter di Herrera giocò solo una partita in campionato, ricorda le conseguenze di quel caffè bevuto prima di una gara con il Como, nel 1967. «Dopo la partita sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico».
“Ho visto l’allenatore Helenio Herrera – dice Mazzola – che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari. Un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno il ‘caffe’” di Herrera divenne una prassi all’Inter.”
Ma era solo nell’Inter che ci si dopava in quegli anni?
”Certo che no. Io sono stato anche nella Fiorentina e nella Lazio, quindi posso parlare direttamente anche di quelle esperienze. A Firenze, il sabato mattina, passavano o il massaggiatore o il medico sociale e ci facevano fare delle flebo, le stesse di cui parlava Bruno Beatrice a sua moglie. Io ero in camera con Giancarlo De Sisti e le prendevamo insieme. Non che fossero obbligatorie, ma chi non le prendeva poi difficilmente giocava. Di quella squadra, ormai si sa, oltre a Bruno Beatrice sono morti Ugo Ferrante (arresto cardiaco nel 2003) e Nello Saltutti (carcinoma nel 2004). Altri hanno avuto malattie gravissime, come Mimmo Caso, Massimo Mattolini, lo stesso De Sisti...”.
De Sisti ha smentito di essersi mai dopato.
“Picchio in televisione dice una cosa, quando siamo fuori insieme a fumare una sigaretta ne dice un’altra…”.
E alla Lazio?
“Lì ci davano il Villescon, un farmaco che non faceva sentire la fatica. Arrivava direttamente dalla farmacia. Roba che ti faceva andare come un treno”.
Altre squadre?
”Quando Herrera passò alla Roma, portò gli stessi metodi che aveva usato all’Inter. Di che cosa pensa che sia morto il centravanti giallorosso Giuliano Taccola, a 26 anni, durante una trasferta a Cagliari, nel ’69?”.
Ma secondo lei perché ancora adesso nessuno parlerebbe? Ormai sono – siete – tutti uomini di sessant’anni…
”Quelli che stanno ancora nel calcio non vogliono esporsi, hanno paura di rimanere tagliati fuori dal giro. Sono tutti legati a un sistema, non vogliono perdere i loro privilegi, andare in tv, e così via. Prenda mio fratello: è stato trattato malissimo dall’Inter, l’hanno cacciato via in una maniera orrenda e gli hanno perfino tolto la tessera onoraria per entrare a San Siro, ma lui ha lo stesso paura di inimicarsi i dirigenti nerazzurri e ne parla sempre benissimo in tv. Mariolino Corso, uno che pure ha avuto gravi problemi cardiaci proprio per quelle pasticchette, va in giro a dire che non mi conosce nemmeno. Anche Angelillo, che è stato malissimo al cuore, non vuole dire niente: sa, lui lavora ancora come osservatore per l’Inter. A parlare di quegli anni sono solo i parenti di chi se n’è andato, come Gabriella Beatrice o Alessio Saltutti, il figlio di Nello. È con loro che, grazie all’avvocato della signora Beatrice, Odo Lombardo, ora sta nascendo un’associazione di vittime del doping nel calcio”.
Certo, se un grande campione come suo fratello fosse dalla vostra parte, la vostra battaglia avrebbe un testimonial straordinario..
”Per dirla chiaramente, Sandro non ha le palle per fare una cosa così”.
E oggi secondo lei il doping c’è ancora?
”Sì, soprattutto nei campionati dilettanti, dove non esistono controlli: lì si bombano come bestie. Quello che più mi fa male però sono i ragazzini…”.
I ragazzini?
”Ormai iniziano a dare pillole e beveroni a partire dai 14-15 anni. Io lavoro con la squadra della Borghesiana, a Roma, dove gioca anche mio figlio Michele, e dico sempre ai ragazzi di stare attenti anche al tè caldo, se non sanno cosa c’è dentro. Ho fatto anche una deposizione per il tribunale dei minori di Milano: stanno arrivando decine di denunce di padri e madri i cui figli prendono roba strana, magari corrono come dei matti in campo e poi si addormentano sul banco il giorno dopo, a scuola. Ecco, è per loro che io sto tirando fuori tutto.”Poi ecco anche l’elenco dei morti per malattie che secondo Mazzola sono da collegare al “caffè di Herrera”:
Armando Picchi: morto a 36 anni nel 1971 per tumore alla colonna vertebrale
Giuliano Taccola morto a soli 26 anni dopo una trasferta della squadra capitolina a Cagliari durante il primo anno di Herrera sulla panchina giallorossa
Marcello Giusti: morto a 54 anni nel 1999 per tumore cerebrale
Carlo Tagnin: morto a 67 anni nel 2000 per osteosarcoma
Mauro Bicicli: morto a 66 anni nel 2001 per tumore al fegato
Ferdinando Miniussi: morto a 61 anni nel 2001 per epatite C
Giuseppe Longoni: morto a 64 anni nel 2006 per vasculopatia cronica
Enea Masiero: morto a 65 anni nel 2009 per tumore
A cui aggiungiamo Giacinto Facchetti: morto a 64 anni nel 2006 per tumore al pancreas ancora vivo al tempo dell’intervista.
Ora non c’è dato sapere se la storia di F. Mazzola sia falsa e se sia fango,ma effettivamente la lista di giocatori grandi atleti morti quasi tutti per patologie compatibili al doping,sopratutto giocatori che hanno vestito negli anni la stessa maglia della squadra accusata da Mazzola fa riflettere. Caso?Giocavano sull’amianto invece che sull’erbetta?Mazzola dice la verità?Sopratutto fa riflettere che un tribunale abbia respinto la querela dell’Inter dando ragione a Mazzola e che,dispiace dirlo,nelle ultime intercettazioni emerse Facchetti non risulta essere lo sportivo super corretto e onesto che tutti credevamo fosse.Ovviamente non facciamo l’errore di pensare che la questione riguardi solo l’Inter,come calciopoli non riguardava solo la Juventus anche in questo caso riguarda il calcio in generale.
PIERCARLO RIZZA
http://divulgazionenocensura.wordpress.com/2011/07/08/f-mazzola-linter-comprava-gli-arbitri-herrera-dopava-i-giocatori/sinceramente non la sapevo sta cosa,sono rimasto a bocca aperta...