Autore Topic: Papà Castoro: "Everywhere we go"  (Letto 7173 volte)  Share 

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Offline Hiram Abif

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Papà Castoro: "Everywhere we go"
« il: 18 Novembre, 2009, 19:08:56 pm »
Salve bambini, papà  ha deciso di raccontarvi una storia. Lo fa per esercitare il proprio inglese e per rendervi partecipi di una lettura che potrebbe interessarvi. E' un gioco, il traduttore non è uno che la lingua la conosce alla perfezione...ma si esercita per impararla...quindi le lote di turno non venissero a prendere per il culo :yeeh:

Il libro è: Everywhere we go (behind the matchday madness), letteralmente Dovunque andremo (dietro la follia del giorno della partita).




La scioccante verità  dietro la violenza nel calcio.
Everywhere we go offre la più sorprendente ed impressionante analisi sui comportamenti dei delinquenti del calcio. Scritto da due persone che conoscono dall'interno il mondo degli hooligans, il libro racconta incidenti vissuti in prima persona, dalla parte delle vittime e degli autori (= coloro che prendono iniziativa, carnefici non mi piaceva come traduzione), il che rende agghiacciante la lettura.
Il libro ricostruisce episodi per offrire la maggior capacità  di comprensione dietro la follia del giorno della partita come mai nessun libro ha raccontato e, tra le tante cose, analizza:
Gli aspetti mutevoli della violenza nel calcio
Chi ne è coinvolto e perchè
Come agiscono, in casa e trasferta, i gruppi ultrà  (= firms)
Il ruolo degli "scouts" (=esploratori) e "spotters" (= dal gergo militare, aerei da ricognizione) nella pianificazione della violenza
Le istituzioni del calcio e come possono risolvere il problema
Il coinvolgimento dell'estrema destra e le istanze di razzismo.

PS: il libro è del 1996
PPS: per maggior leggibilità  ho deciso di chiudere il topic e di postare una pagina a post.
PPPS: allegato c'è il pdf che verrà  aggiornato di volta in volta.
« Ultima modifica: 20 Novembre, 2009, 00:35:09 am da Lovercraft »
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #1 il: 18 Novembre, 2009, 20:01:41 pm »
Introduzione

Molti anni fa, nei primi anni Settanta, andai a vedere una partita del Chelsea a Stamford Bridge. Per un tredicenne dello Hertfordshire era quasi un viaggio anche perchè ero da solo, ma motivato dal desiderio di veder giocare Peter Osgood, l'uomo che era diventato il mio idolo anche se l'avevo visto giocare solo su The Big Match o Match of the day 1

Avevo visto partite prima di quella, certo; la città  in cui vivevo era piena di cittadini del nord di Londra migrati in seguito alla Seconda Guerra Mondiale e la loro fedeltà  alla squadra aveva vita lunga.
Anche se oggi il posto era pieno di tifosi del Totthenam e dell'Arsenal, noi avevamo giurato fedeltà  ad un altra squadra, la squadra locale, il Watford, che seguivamo già  prima dell'arrivo di Elton John e Graham Taylor2.
Ad ogni modo, sebbene gli Hornets erano e restano il mio primo amore e io andavo regolarmente al Vicarage Road end3, io ero attratto da Osgood come una falena da una lampadina da 100 watt. Era un genio, e il ricordo del più famoso "tuffatore a pesce" di tutti i tempi mi fa scorrere un brivido lungo la spina dorsale.
Avevo visto la sua partita ed ero sulla strada dello stadio, alla fermata della metrò Fulham Broadway per l'esattezza, quando accadde qualcosa che catturò la mia attenzione e mi restò poi impressa per molti anni. Si scatenò una rissa. Non una rissa qualunque: botte da orbi,come tipiche degli anni settanta.


NOTE (a cura mia)
1 trasmissioni calcistiche della Bbc, direi una sorta di 90° minuto e la Domenica Sportiva
2 Nel 1977 Elton John, da sempre tifoso della squadra dello Hertfordshire , rilevò la società  e assunse, come sua prima mossa da presidente del Watford, Graham Taylor, allenatore allora esordiente sulla panchina. In sei anni Taylor condusse gli Hornets ("Calabroni", dal colore delle divise, giallonere) dalla Fourth Division alla massima serie, in cui il Watford esordì nella stagione 1982-83 cogliendo un secondo posto finale alle spalle del Liverpool
3 lo stadio del Watford.
« Ultima modifica: 18 Novembre, 2009, 20:23:27 pm da Hiram Abif »
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #2 il: 18 Novembre, 2009, 21:44:41 pm »
Restai impalato al mio posto, teppisti invasati mi superarono per colpire gli sfortunati supporters avversari che erano al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Avevo letto qualcosa sulla violenza nel calcio, ovviamente, e da studente avevo anche inscenato qualche rissa tra ragazzi a scuola (ma mai, al Vicarage Road, avevamo assistito ad una scena come quella ), ma quì io ero giusto nel mezzo di una di quelle risse, ed era maledettamente fantastica. Ero orgoglioso di vedere uomini  che difendevano l'onore della squadra del mio eroe Osgood contro la feccia che tentava di sporcare la sua reputazione. Almeno era questa l'idea rosea che mi feci una volta arrivato a casa, dove giunsi alle 4, perchè appena la calca mi superò, io mi precipitati al metrò e tornai a Euston come un razzo per prendere il primo treno che mi portasse fuori città .
Ho rivissuto quella storia per mesi, ovviamente rimuovendo la parte della "fuga".
Il mio programma e il biglietto del treno erano tutto quel di cui avevo bisogno per mostrare che ero stato a Chelsea quel sabato. E più raccontavo la storia, più i fatti si ingigantivano, fino a che, alla fine, ero stufo di raccontarla almeno quanto la gente era stufa di ascoltarla. Ma da quel momento io divenni un fanatico. La violenza nel calcio era, per un tredicenne, comunque un interessantissimo argomento di discussione e da quel giorno assunsi la tipica abitudine del tifoso di scannerizzare (=analizzare) la folla in ogni occasione, specialmente quando la squadra ospite segnava, per cogliere segnali della presenza di nemici nella nostra zona. Se noi li individuavamo, ci muovevamo compatti verso loro e cominciavamo con prepotenze e spintoni finchè la polizia non ci raggiungeva e li portava in salvo.
Guardare la partita non era più la stessa cosa.
Da quel momento , conservai un forte interesse verso la violenza nel calcio - neppure un lungo periodo nelle forze armate di sua maestà , compresi i conflitti delle Falklands e del Golfo, riuscirono a liberarmi dal perverso piacere di leggere ed ascoltare i racconti sui conflitti di quel gioco e potrete accusarmi di essere un gran bugiardo se vi racconterò di non esser mai stato coinvolto in incidenti tra tifoseria, in casa e trasferta.
Mio fratello minore, col quale ho scritto questo libro, ha anche mantenuto una maggior presenza sulle gradinate e cominciato dopo di me, ma il suo "currucilum vitae" è più ricco del mio.
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #3 il: 18 Novembre, 2009, 22:30:14 pm »
Ad ogni modo, questo libro non vuol glorificare noi o il Watford, altrimenti avremmo costruito una storia inventata come può fare un romanziere.
Esso racconta semplicemente la violenza nel calcio. Lo abbiamo scritto perchè sugli spalti, sui pulman e nei treni di tutto il paese, e per innumerevoli stagioni, abbiamo cercato qualcuno che lo scrivesse, che si alzasse in piedi e raccontasse alla gente alle quale piace vivere la partita dagli spalti. Ma non abbiamo trovato nessuno disposto a farlo. Così, alla fine, lo facciamo noi.
Il libro racconta chi causa le violenze, perchè, come e quando lo fa; cosa possono fare coloro che deve provare a fermarle e perchè questi ultimi non riusciranno nel loro intento.
Non abbiamo descritto solo le nostre esperienze, ma anche le informazioni e i racconti estrapolati da interviste e da aneddotti inviateci da tifosi di tutto il paese - tifosi veri stanchi dei patetici sproloqui di quegli pseudo intellettuali che devono giustificare il proprio stipendio raccontando ai potenti del calcio quello che quest'ultimi vogliono ascoltare: che noi siamo uomini di basso ceto sociale, stupidi, poco produttivi.
Ad ogni modo, in breve, racconteremo la realtà  dei fatti, la verità .
Abbiamo parlato alle vittime, ai carnefici, agli spettatori e ai potenti del calcio durante la nostra ricerca, trascrivendo anche delle interviste. In tutti i casi i racconti sono riprodotti parola per parola per fornire una agghiacciante analisi sul modo in cui i tifosi possono comportarsi e sul suo perchè.
Cosa non vogliamo fare è riprodurre un dizionario dalla A alla Z delle masse che seguono il calcio. Noi scaviamo e riportiamo la realtà . Tutti sappiamo cosa accadde in casa del Galatasaray ( :shh:) e con il Millwall al Kenilworth Road4 ( :shh:), ma esaminare quegli incidenti può riportare a galla qualche piccola verità . Qualcuno che avrà  preso parte a qualche episodio che raccontiamo non potrà  esser d'accordo sul chi dichiareremo vincitore, ma è certo che quelli che hanno visto non definiranno i nostri racconti come una selezione di parte o una pessima fiction. Non abbiamo dubbi che saremo massacrati per alcune cose che abbiamo scritto e che su di noi pioveranno condanne da tutti i lati.


4 - Lo stadio del Luton, acerrimi nemici del Watford
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #4 il: 18 Novembre, 2009, 22:36:29 pm »
Ad ogni modo, per usare una citazione, noi siamo stati lì, abbiamo visto, fatto ed ottenuto la maglia, e siamo fiduciosi che quel che offriremo è il punto di vista diella grande maggioranza dei tifosi. Non potremmo augurarci di meglio. Il fatto che cio che scriveremo sarà  letto da qualcuno che vive il calcio da dentro con aria incredula mostra perchè le cose sono come sono.
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #5 il: 19 Novembre, 2009, 00:42:19 am »
PARTE UNO : OVUNQUE ANDREMO
CAPITOLO 1: NESSUNO CI AMA


I tifosi di calcio sono una strana razza. Intendo dire, chi altro permetterebbe a se stesso di esser trattato come bestiame pagando anche di tasca propria per tal privilegio?
Al giorno d'oggi è quasi di moda essere un tifoso di calcio, è un qualcosa di trendy da inserire in una conversazione di gruppo [...]. Guardare le partite è ascrivibile alle attività  di famiglia, allo stesso modo di andare ad una mostra o al mare, anche se un pò più costoso. La cosa ha avuto certamente una grande influenza sul comportamento che gli uomini attuano allo stadio perchè, sebbene molti tifosi uomini, me incluso, credono che per donne e bambini sarebbe meglio esistessero delle aree distinte e separate, non ci sono dubbi che ci comportiamo meglio se inseriti in un ambiente misto.
La loro presenza ha una maggior efficacia delle telecamere a circuito chiuso e di una polizia molto presente. Se una donna mi dice di zittire, lo faccio, e allo stesso modo, tu non puoi spontaneamente lanciare ogni tipo di imprecazione se dietro di te è seduto un bimbo di otto anni.
Questo, insieme alla demolizione delle gradinate vecchio stile, ha portato alla scomparsa di quell'ambiente solo maschile nel quale siamo cresciuti e del quale eravamo innamorati.
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #6 il: 19 Novembre, 2009, 00:48:56 am »
Quando cominciai ad andare allo stadio, per le donne quel luogo era tabù - onestamente non ricordo di aver mai visto una donna ad una partita - e così il bestemmiare, mentire, bere e litigare non solo era diffuso, ma quasi obbligatorio. Essere fra migliaia di ragazzi, che per 90 minuti hanno un solo obiettivo nella vita, ti rendeva parte di un enorme teatro della solidarietà  maschile. Non era importante se tu eri uno studente, un meccanico, un uomo d'affari, un pastore, se eri ricco o povero, per 90 minuti tu eri un tifoso, solo ed esclusivamente quello. La difesa della propria squadra attraverso grida, acclamazioni o il contatto fisico con i supporters avversari era l'unica cosa che popolava la tua mente; noi eravamo così e, in tutto il paese, migliaia di altra gente era così nei giorni delle partite.
Sociologi ed antropologi vorrebbero far credere che il fenomeno hooligans nasca da uno specifico background: operai e disoccupati, che non facevano altro che riproporre allo stadio e fuori di esso le proprie abitudini e i propri riti tribali. Quando c'era Margharet Thatcher al governo, lei additò come colpevole del fenomeno degli hooligans la classe proletaria, che era in quel periodo in forte espansione demografica.
I media e i poteri del calcio godevano di siffatta attribuzione di responsabilità  perchè si spostavano al di fuori del mondo calcio le colpe del fenomeno. Ma quelle teorie avevano un grosso difetto: erano tutte balle.
Lo sapevano tutti coloro che frequentavano le gradinate e anzi ci ridevano molto su.
Gli "intellettuali" non riesco a comprendere, o non vogliono accettarlo, che gli hooligans erano, e sono, di ogni estrazione sociale: è gente che nel calcio mostra un'altra parte di sè, gente che scappa dai problemi della quotidianità  lavorativa o familiare. Gli "esperti" hanno la convinzione che esista un profilo stereotipato dell'hooligans. Ma siete sicuri che se coloro che lo raffigurano partissero per una lunga vacanza, la gente non sarebbe più coinvolta in incidenti da stadio? (Da ex militare, e per mia esperienza, posso affermare che una carta d'identità  militare è migliore di qualsiasi avvocato per uscire dalla prigione).
« Ultima modifica: 19 Novembre, 2009, 17:05:14 pm da Hiram Abif »
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #7 il: 19 Novembre, 2009, 18:24:48 pm »
Durante la mia vita ho conosciuto molte persone benestanti e molti professionisti all'interno dei gruppi; non erano casi isolati, anzi, erano in gran numero. In passato, a dir il vero, era proprio difficile trovare dei disoccupati all'interno dei gruppi perchè i costi di ammissione erano alti, specialmente da quando alcuni gruppi avevano deciso di fermare le iscrizioni per tenere maggiormente sotto controllo la situazione.
La vecchia teoria dell'hooligan uguale disadattato sociale faceva acqua da tutte le parti; allo stesso modo di un'altra tesi, sostenuta dai media, che rappresentava quanto di più lontano dalla realtà  potesse esistere. In pratica, l'assunto di base era che i tifosi causavano incidenti perchè non erano seduti al tavolo della spartizione della torta dei proventi dell'industria calcio. Come sarebbe stato ragionevolmente possibile ottener tale fetta? La gente crede veramente che i tifosi possano distruggere la crescita della propria squadra, infangarne il nome ed ostacolare gli investimenti futuri delle dirigenze? La cosa triste è che se chiedi loro perchè un hooligan si comporta da hooligan, ti daranno sempre la stessa risposta, ancora e ancora.
La gente provoca incidenti perchè ama provocare incidenti. Il calcio non è altro che un veicolo che sfruttano per giustificare la propia violenza con la difesa della propria città , la propria squadra, la propria reputazione. Il loro ruolo è uguale a quello dei supporters delle altre squadre: combattere il nemico. Attraverso i media, squadre e istituzioni calcistiche affermano che gli ultras non sono amanti del calcio, ma solo fanatici della violenza. Loro non sono altro che gente che viaggia per tutto il paese, seduti o in piedi, col vento o sotto la pioggia, per incitare la propria squadra, ma ad un livello che dirigenti e presidente non potranno mai capire. E' solo amore per la squadra, ma su un piano diverso e più alto. La violenza è come una sigaretta: se la provi una volta e non ti piace, non fumerai più; ma se ti piace, sarà  veramente difficile resistere alla sua tentazione.
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #8 il: 19 Novembre, 2009, 20:05:37 pm »
Chiedere ad uno di loro perchè si concede alla violenza è una domanda inutile. E' come chiedere ad un giocatore d'azzardo perchè scomette o ad un ubriacone perchè beve, avrete sempre la stessa risposta: perchè mi piace. Gli hooligans non sono diversi, e non è importante se si scontrano tra di loro o con altri individui. La gente fa risse fuori ai pub e alle discoteche ogni sabato notte (:asd:) e per la società  questo non è un problema all'ordine del giorno, ma se gli scontri avvengono nel contesto di un incontro di calcio allora la stessa società  si indigna; e forse giustamente, perchè specialmente all'interno di uno stadio spettatori innocenti possono qualche volta ritrovarsi coinvolti. Ad ogni modo, io non ho problemi a comprendere perchè la gente difende la propria squadra talvolta con estremi rimedi. Per gli altri, questa è una ragione che deve esser esplorata (ma, prima di entrar a far parte della schiera dei benpensanti, rispondi sinceramente se hai mai osservato una rissa fuori ad una discoteca e hai fatto il tifo per qualcuno dei contendenti. Rispondere potrebbe aiutarti a capir meglio il tutto).
Per capire, poniti una domanda iniziale: "Perchè alla gente piace il calcio?". Potresti dare la classica risposta "è un gioco meraviglioso" o "uno sport che regala altalentanti emozioni", ma il calcio per la media dei tifosi è molto più: è un tuffo nella propria vita, parte di un percorso che va dall'adolescenza all'età  matura. L'abusata frase "sono cresciuto su quelle gradinate" rende l'idea, perchè, nella vita si compiono dei percorsi a tappe, e andare allo stadio rappresenta forse il primo step di tale percorso.  E' un gradino importante nella vita di ognuno, quando velocemente realizzi che puoi scappare dalle limitazioni di casa tua ogni settimana e puoi far qualcosa senza l'oppressione dei tuoi genitori. Quanti ragazzi hanno fumato la prima sigaretta, bevuto la prima bevanda alcolica, urlato la prima parolaccia, partecipato alla prima rissa ad un incontro di calcio? Punti significativi nella vita di un giovane e, qualcuno quì potrà  non esser d'accordo, importante step per la crescita.
« Ultima modifica: 19 Novembre, 2009, 21:20:34 pm da Hiram Abif »
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #9 il: 19 Novembre, 2009, 22:24:38 pm »
Incontri i tuoi amici, ti fai una risata, urli a squarciagola, fuggi in un mondo che appartiene solo a te, non t'importa della folla intorno a te, e in 90 minuti sperimenti ogni emozione possibile. Diventa come una droga; non puoi non cedere alla sua tentazione e il giorno della partita non si avvicina mai troppo velocemente. Comincia l'ossessione e la tua vita inizia a ruotare intorno all'incontro di calcio; e tutto ti sembra normale. Quando arrivi a questo grado di ossessione, possono succederti un sacco di cose. Non sai restare dove sei, riconoscere il tuo stato psicologico, rendertene conto e fermarti, ma cerchi di aumentarne la tua dose.
E' evidente che stiamo parlando di uomini, non donne, perchè le donne non cercano gli scontri a margine degli incontri di calcio (eccetto le sostenitrici del Lincoln e del Newport Country) e credo che la ragione sia semplice. Alle donne piace il calcio. Non lo amano o lo venerano, gli piace semplicemente, questa è la differenza. Tutti gli uomini sanno che se qualcosa va in maniera leggermente diversa, possono aspettare a lungo Wright o Shearer fuori St James Park o Wembley. Questo anche perchè noi siamo interessati a quello che fanno i calciatori. Le donne non lo fanno perchè, non sapendo giocare a calcio ai livelli degli uomini, non si fanno coinvolgere dal tutto con la stessa passione (e k strunzat, nda :look: ).
Per loro, ogni incontro è un evento, per gli uomini sono parte di sogno che dovrebbe prendere forma.
La fase successiva del pieno coinvolgimento è ritrovarsi nel cuore del tifo, essere nella Kop1, nella North Stand2 o similari.
Il gruppo, che ha sempre un occhio vigile su tutti i nuovi membri, ti accetterà , dopo un ragionevole periodo di tempo, come parte di esso e allora tu veramente farai parte del Mob.
Una volta entrato nell'ambiente del gruppo, che si forma appena convergono individui con "mentalità ", le cose appaiono da una prospettiva diversa perchè, come detto in precedenza, ti senti su un piano differente e più alto rispetto a quello del tifoso medio.


1 Kop o Spion Kop è il nome dato alle tribune destinate ai tifosi della squadra locale in alcuni stadi del Regno Unito, in ricordo della collina presso cui venne combattuta una battaglia della guerra Anglo-Boera. Viene usato in particolare per la curva dei tifosi del Liverpool.
2 North Stand  il nome dato alle tribune destinate ai tifosi della squadra locale in alcuni stadi del Regno Unito.
« Ultima modifica: 20 Novembre, 2009, 22:07:00 pm da Hiram Abif »
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #10 il: 20 Novembre, 2009, 22:38:13 pm »
Il tuo ruolo è ora quello di difendere l'onore e la reputazione della squadra come se si trattasse della tua personale. Assumi una personale importanza; a volte la prestazione della tua squadra diviene un fattore quasi secondario. Il tuo punto focale diventano i tifosi ospiti, se non saranno abbastanza coraggiosi da venire nella tua curva, sarai tu a cercare di provocare scontri e colpirli.
Quello di testare il proprio coraggio è un istinto animale presente in tutti i ragazzi, mostrarlo non solo agli altri, ma anche a se stessi, e lo stadio è probabilmente la miglior arena dove poter mettersi alla prova.
Prima o poi, comunque, ti ritroverai immischiato in una situazione in cui ti troverai costretto a colpire qualcuno o a prendere i suoi colpi, e allora le cose nella tua testa cominceranno a rendersi confuse.
Ho visto gente che, una volta ritrovatasi ad esser coinvolta negli scontri, si è stufata del gioco e ha cominciato a vedere il calcio in un modo totalmente differente. Capisco questa loro reazione. La violenza è una cosa terrificante. Prendere dei colpi può far tremendamente male e può aprirti a nuove riflessioni. C'è una cosa che vorrei sapere ma a cui non riesco a trovar risposta: quanta gente che alla propria prima esperienze ha preso una dura batosta è ancora al suo posto. Scommetto siano pochi. Nel calcio perdere fa male, ma mai quanto ricevere un calcio nelle palle.
Un altro importante fattore da considerare è che chi compie violenze (nel calcio) non vede in esse un atto criminale; se la maggioranza di essi mai sognerebbe di pestare qualcun altro durante la vita di tutti i giorni, nel contesto della partita lo farebbero volentieri, faticando pure a capire dove sia il problema. Lì sei parte di una curva, ognuno conosce l'altro e sa che gli altri non scapperanno se ci si dovesse trovare in una situazione pericolosa.  Ognuno sa di esser importante nell'economia di un gruppo.
« Ultima modifica: 23 Novembre, 2009, 16:30:41 pm da Hiram Abif »
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #11 il: 23 Novembre, 2009, 17:06:24 pm »
Quando giochi in casa devi difendere la tua reputazione, quando vai in trasferta devi passare all'offesa (della reputazione altrui). Quello che spesso non si riesce a comprendere è che l'ultrà  è appassionato alla propria squadra in una maniera diversa da quella del calciatore o del dirigente. Per loro, la squadra è soltanto un lavoro come un altro, e se vanno via, diventano fedeli ad un altro team al solo colpo di una firma su un contratto (Ci sono ovviamente eccezioni alla regola. Tony Adams e Steve Bull3 sono i primi due che mi vengono in mente, ma ogni squadra ha la propria bandiera in rosa).
Per i tifosi il discorso è diverso. Il legame dura una vita: la squadra fa parte di essi e loro sono parte della squadra.
Si sentono in diritto di urlare, veolendolo, per l'intero incontro contro un calciatore del proprio team, ma se un tifoso avversario li imita è da considerarsi "carne morta". Quest'ultimi non hanno il diritto di critica, perchè la loro opinione viene considerata un insulto personale.
Altro fattore da analizzate è quello relativo al quando un individuo perde il controllo delle proprie azione e si fa trascinare nel vortice della violenza. Le rivolte sul diritto al voto degli anni Ottanta rappresentano il classico esempio. Gente a cui la violenza faceva schifo ha fatto cose che altrimenti mai avrebbe pensato di fare. Mio padre, tifoso del Totthenam, mi ha raccontato di quella volta in cui, molti anni fa, durante una partita divenne una bestia. I supporters degli Spurs erano già  abbastanza agitati, quando il terzino della formazione avversaria colpì violentemente un calciatore del Totthenam. I tifosi si infuriarono, urlando come animali affinchè fosse espulso, compreso mio padre. A quel punto, gli cadde una sigaretta e quando si abbassò per prenderla, fu colpito alla testa dal piede di qualcun altro. In pochi secondi,  prese quest'uomo imponendogli di raccogliere la sigaretta: in quel momento si ruppe il legame psicologico tra mio padre e la folla. Quando si rialzò, si ritrovò al centro di un'orda di animali inferociti. Fu una terrificante esperienza: trovarsi al centro di una folla ostile, sentirsi l'odio della gente contro e pensare a quanto fosse concreta l'idea di esser linciato. L'isteria di massa si manifesta in più modi, ovviamente, e mi ha preso per strada, sulle gradinate o lontano dalla curva e solo ora mi rendo conto delle cose che facevo.


3 - Calciatori che nella loro carriera hanno fondamentalmente vestito una sola maglia: rispettivamente, quella dell'Arsenal e del Wolverhampton.
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #12 il: 29 Novembre, 2009, 22:40:53 pm »
Le cose però col tempo cambiano.  La cultura curvaiola di un tempo si trova oggi a vivere in un ambiente- stadio più formato famiglia, la qual cosa è indiscutibilmente una buona cosa. Ma non pensiate neppure per un momento che il problema della violenza nel calcio sia svanito.  Il comportamento ossessivo delle curve non si è spostato più di tanto ed è fieramente rimasto legato al calcio. Oggi non è di moda dar adito a risse su larga scala negli stadi, ma ci si è spostati nelle aree periferiche, rendendo le stesse molto più brutali e selvagge. I giovani che hanno perpetrato atti di violenza sulle gradinate durante gli anni Settanta e Ottanta hanno subito un’evoluzione, costretti dai mutamenti del gioco e sono diventati più organizzati. Combattono in luoghi e con modi differenti, ma lo fanno per gli stessi motivi che li spingevano a farlo anni addietro.
A questo punto dovremmo affrontare una questione che spesso è tirata in ballo quando si parla di hooligans: perché il fenomeno è legato solo al calcio e non, per esempio, anche al rugby?
Molti ragazzi hanno giocato a rugby a scuola; per qualche perversa ragione alcune scuole tuttora lo preferiscono al calcio.
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #13 il: 29 Novembre, 2009, 22:42:55 pm »
Personalmente, sono stato anche un buon giocatore di rugby a scuola e spesso mi sono divertito a giocare al rugby a 7 durante il mio periodo nell’esercito. Come molti inglesi, mi fa molto piacere per i successi della nazionale di rubgy, ma, come molti tifosi di calcio, baratterei la vittoria di quella nazionale nel Mondiale con una singola vittoria del mio Watford. Non avrei esitazioni a fare questo scambio per una semplice ragione: il rugby non è il mio sport.  Di quelle che ho giocato, mi ricordo alla perfezione di una partita di rugby, quella in cui mi feci male, mentre ricordo un sacco di match calcistici e questo mostra ancora una volta la diversa concezione dei due sport. Dopo la scuola e nei weekend, non giocavo a rugby, ma a calcio. Sarei potuto uscire con la mia fidata palla a spicchi arancione e giocarci per ore, e se non c’era nessuno con cui giocare, avrei potuto allenarmi per ore.  La verità  è che non riesci a giocare da solo a tennis, rugby o cricket,  un pò più semplice invece farlo a calcio. Sempre per il discorso che c’è maggior passione. E’ un po’ la stessa cosa per tutti i tifosi di calcio inglesi. Quante persone conosci che posseggono un pallone di rubgy? Quanti coloro che la domenica mattina si svegliano e vanno a giocare con la palla ovale nei retro dei pub? Quanti club di rugby conosci e sai dove giocano?
La cosa fantastica del calcio è che ognuno può giocarci, sempre e ovunque. La gente che guarda il rugby dirà :  “prova a comprare un biglietto per una gara internazionale di rugby e abbi il coraggio di affermare che è impopolare”. Bene, non dico che non è popolare, ma tu guarda quella gente che riempie Twickenham 4  e dimmi quanti di loro lo seguono sempre e ci giochicchiano coi loro ragazzi.

4 - Il tempio del rubgy inglese, così come Wembley lo è per il calcio.
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #14 il: 30 Novembre, 2009, 18:30:27 pm »
Discorso analogo si potrebbe fare per il cricket. Allo stesso modo, gli incontri internazionali sono sempre esauriti, ma quanti spettatori poi praticano effettivamente questo sport? Per il calcio il discorso è differente.

Sfido chiunque a non provare un certo senso di nostalgia nel vedere quelle vecchie fotografie della periferia orientale di Londra di scugnizzi che calciano il pallone su strade dissestate. I ricordi tornano a galla quando vedi vecchie registrazioni di epiche partite del passato, o no? Lo stupore ti lascia senza fiato nel vedere le gesta di Jimmy Greaves5 e Romario. Vivide memorie di colpi di testa da paura, siluri che bucano la reta da 40 metri, spericolate scivolate; ricordi che ci resteranno per tutta la vita e ci tornerano utili quando la vita è una merda ed hai bisogno di pensare a qualcosa di bello che ti risollevi il morale.
E poi ci sono quelli quelli che per giovane età , pigrizia, scarsa memoria o tutte e tre, per cui questi ricordi assumono un'importanza secondaria rispetto a quelli nei quali la propria squadra ha fatto qualcosa di memorabile,vincendo fuori casa, contro i rivali, conquistando o gettando alle artiche una vittoria insperata.
La vittoria 2-1 all'Old Trafford, quella per 8-0 contro il Sunderland6, sono match in cui il sogno diventa realtà . Sappiamo che ogni incontro cui assistiamo potrebbe entrar a fare parte di questo sogno, e solo il calcio può regalarti tale sensazione. Per questo il calcio per noi non è come il rugby e la violenza diventa una possibilità .


5 - il più grande cannoniere della storia del calcio inglese.
6 - 1982, Watford - Sunderland 8-0.
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #15 il: 30 Novembre, 2009, 18:48:40 pm »
PARTE UNO : OVUNQUE ANDREMO
CAPITOLO 2: LA STRADA D'INGRESSO




Questo capitolo è un racconto , inviatoci anonimamente, nel quale si spiega il modo in cui i tifosi vengono coinvolti nella violenza. La storia che ci verrà  raccontata, crediamo, sia tipica di molte altre persone. La riportiamo integralmente per mostrare come si evolve la partecipazione di un individuo all'interno del mondo ultras, e perchè.





Questa è la storia di come diventai membro di una delle più rispettate firms del paese e di come entrai nel mondo della violenza legata al calcio.
Sono di una piccola cittadina ai sobborghi di Londra, sono un manager e vivo con la mia ragazza e i nostri due bambini. Mio padre è un professionista, dedito al proprio lavoro e sono cresciuto in una splendida casa insieme alla mia sorella minore e non ho mai avuto veramente bisogno di qualcosa. Conducevo una vita tranquilla, lontano dalla guerra di bande che coinvolgeva i vicini quartieri (al tempo era un problema di grande rilevanza mediatica), sicchè non ero un "volto" e potevo girare tranquillamente per tutta la città  senza alcun problema.
Sin da quando avevo 11 anni, mio padre e mio zio mi portavano con loro a vedere le partite del Watford, la nostra squadra locale, che a me piaceva da morire. Mi portavano allo stadio 5 volte l'anno e cominciai a sentire il bisogno di andarci più volte. Un sabato, ero quattordicenne all'epoca, feci una cosa che molti miei coetani facevano: andai al Vicarage Roard da solo e senza dire nulla a mia madre.
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #16 il: 01 Dicembre, 2009, 21:47:16 pm »
Sento ancora l'ebbrezza di quel giorno, il pensiero che i miei genitori mi stessero cercando mi eccitava ancor di più, ma quando poi tornai a casa, nessuno mi chiese dove ero stato.
La cosa cominciò ad essere regolare: aspettavo il giorno della partita per rifarlo; mia madre era felice per la mia vita sociale, ma qualche volta si chiedeva il perchè del fatto non le presentassi nessun nuovo amico. Dopo circa sei o sette partite, cominciai a riconoscere alcune facce di tifosi abituali e un mio coetaneo un giorno venne verso di me e mi chiese se ero stato alla partita. Quando gli dissi di si, mi chiese di unirmi a loro, dato che erano anche della mia zona e così andammo insieme allo stadio ogni settimana. Era fantastico. Non ero più da solo, ma andavo allo stadio come parte di un gruppo di tifosi. A poco a poco mi resi conto che quella gente stava per cambiare la mia vita.
Quando andai al campo, ci sedemmo dal lato opposto rispetto a quello dove usualmente seguivo la partita, e per la prima volta stavo quasi accanto ai tifosi ospiti. Mai dimenticherò la sensazione nel mio stomaco, ripensando a quando quei circa 150 tifosi del Newport County intonavano cori contro di noi. La gente con cui ero sembrava conoscere tutti e mi presentarono ad un pò di persone, così che mi sentii veramente come parte di un qualcosa. Era una sensazione stupefacente per un quattordicenne. L'atmosfera era differente rispetto a tutte le cose che avevo mai provato: tutti cantavano ed insultavano e quando segnammo, non il solito applaudire che ero solito fare insieme a mio padre e mio zio, ma il caos totale, qualcosa di eccezionale.
All'intervallo, una persona tra la folla mi chiese se volevo avvicinarmi ai tifosi ospiti. Mi spiegò anche che verso la fine della partita, i tifosi più grandi (d'età ) si sarebbero accalcati in quella zona, e una volta in numero sufficiente, avrebbero probabilmente attaccato i rivali.
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #17 il: 07 Dicembre, 2009, 22:28:43 pm »
Non riuscivo a credere alle mie orecchie; tutto sembrava senza senso. Chiedermi il perché di tutto ciò era una domanda ovvia. Del resto, non avevo mai visto una rissa nella mia vita.
Ho ripensato spesso a quei momenti perché quello fu il più grande punto di svolta della mia vita.
Mi sono spesso chiesto cosa sarebbe successo se non fossi andato con loro, ma io ero in un gruppo di persone che mi aveva invitato all'interno del loro circolo ristretto e non c'era alternativa per me, così li seguii. Ripensando a quei momenti, in prima battuta, ricordo che i tifosi del Newport County erano enormi, ma velocemente ebbi la sensazione che nessuno di loro avrebbe potuto farmi veramente male, inoltre gli altri del gruppo continuavano ad insultarli e loro diventavano sempre più aggressivi. Mi avvicinavo sempre di più a loro e le urla si facevano sempre più concitate. Improvvisamente, fu l'inferno: la gente prese a correre in tutte le direzioni. In pochi secondi, la polizia apparve dal nulla e solo lì mi resi conto di esser ormai nel posto occupato fino a pochi minuti prima dai tifosi del Newport e che loro erano ormai ammassati in un angolo vicino il chioschetto. La polizia ci circondò e ci spinse dietro verso il nostro settore di appartenenza mentre il resto della gente ci omaggiava con un'ovazione come se avessimo vinto una grande battaglia. Appena tornati ai nostri posti, i più vecchi del gruppo si congratularono per il nostro ruolo nella vittoria. Eravamo parte di un tutto. Che bella sensazione!
La stessa cosa è poi accaduta più e più volte nelle gare casalinghe.
La mia prima trasferta è stata a Brentford: era una gara infrasettimanale. C'erano sempre stati delle piccoli o grandi scaramucce ogni volta giocavamo in casa contro di loro, ed era certo che ce ne sarebbero state anche in caso loro, ma non potevo non andare lì, non potevo perdermela. A quel tempo, le sciarpe di seta erano di gran moda ed io e i miei amici le avevamo tutte che ci penzolavano al collo come segno di riconoscimento (tra di noi), anche se poi ci accorgeremmo che questa non era proprio una grande idea come avevamo pensato, anche perché eravamo troppi per il numero di sciarpe in nostro possesso.
« Ultima modifica: 25 Maggio, 2012, 13:09:26 pm da blackpower »
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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #18 il: 25 Maggio, 2012, 15:06:06 pm »
 :look:

Ci avviammo verso la strada principale. Lì, all'esterno di un pub, ci imbattemmo nei nostri compagni più anziani. Vedendoli ci sentimmo più fiduciosi e sicuri. E la cosa ci piaceva.
Erano tutti in gran forma, avevano bevuto solo qualche birra. Cominciammo così a parlare dei tifosi del Brentford e dei precedenti con loro, quando qualcuno ci disse che gli era arrivata all'orecchio la notizia che una frangia di tifosi del Chelsea si sarebbe unita ai nostri avversari con l'intento di azzuffarsi con noi.
In quei giorni, voci come questa erano la normalità, tant'è che non ci credetti.
Appena ci separammo dai ragazzi del pub per prender la nostra strada udimmo un tremendo rumore. Tornammo così sui nostri passi: il pub era stato attaccato con bottiglie e bastoni ed i nostri cercavano di nascondersi, correndo verso di noi. Riuscii ad udire solo gente gridare "Chelsea" e cominciai a scappare. Era un gioco diverso da quello che avevo immaginato: potevo farmi veramente male ed avevo una paura tremenda.

Una volta allo stadio, l'atmosfera era assai diversa da quella che si respirava nelle nostre gare casalinghe. C'era più intensità e i nostri mi sembravano esser anche più del solito, forse solo perchè eravamo compressi tutti nella stessa parte di gradinata. Durante la partita, attaccammo i nostri rivali, sicchè loro provarono a più riprese a vendicarsi, correndo verso noi.
Ricordo di aver visto uno dei nostri, che, colpito con un mattone sul viso e con il sangue che grondava a fiumi giù dalla sua faccia, rievocando in me l'immagine di S. Johns, si mise a capo dei nostri, correndo impavidamente contro i supporters del Bretford, invadendo il loro settore. Poi tornò di nuovo verso di noi e ci fece cenno di non darci per vinti e continuare a combattere. Che eroe!

Quando la garà finì, tutti i tifosi del Bretford da ogni settore cominciarono a convergere verso di noi, quando qualcuno ci suggerì di battere in ritirata verso l'uscita alle nostre spalle. Appena le loro avanguardie oltrepassarono le barriere divisorie, udimmo un urlo che li stoppò. Mentre questi del primo gruppo prendevano posizione, alle loro spalle, si muovevano gli altri - era una cosa stupenda a vedersi.
Lasciammo la nostra gradinata, ed eravamo tutti adrenalinici ed eccitati.
« Ultima modifica: 25 Maggio, 2012, 15:08:09 pm da blackpower »

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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #19 il: 25 Maggio, 2012, 15:28:05 pm »
Appena girammo l'angolo scorgemmo una massa enorme di tifosi locali, provenienti dal settore laterale.
Erano gli stessi con i quali ci eravamo azzuffati durante la partita. In un attimo persi la sciarpa e anche quasi i pantaloncini, tant'è che dovetti velocemente cercar riparo dietro un'auto. I tifosi del Bretford ci erano di nuovo addosso, ovunque volavano sciarpe dei nostri a terra e tutti correvano di qui e di là, senza sapere manco dove andare e per quale motivo. Che casino .
Finalmente arrivò la polizia, che riportò l'ordine e ci scortò fino alla metropolitana. Eravamo stati in un'altra città, prendendoci le nostre libertà: avevamo un incredibile senso di potenza. Ed io ero come un pesce all'amo: quel mondo mi aveva preso.


Quella stessa stagione, il sorteggio di FACup ci regalò la sfida ad Upton Park contro il West Ham. Sapevamo che quello sarebbe stata la prova più dura, che avremmo mai potuto affrontare.
Era la grande occasione che da sempre desideravano, e nel profondo del nostro cuore sapevamo che loro non avrebbero perso nemmeno un minuto prima di farsi rispettare in casa propria.

Ad essere sinceri, eravamo molto impauriti, anche perchè compiemmo un errore nell'itinerario di viaggio con la metro, facendo scoprire la nostra presenza molto prima di arrivare nell'East London.
La camminata lungo la strada fino alla gradinata fu uno dei momenti più spaventosi della mia vita.
Vidi la vetrina di una friggitoria in frantumi ed un tizio mi si avvicinò e disse che la colpa era di un tifoso del Watford e che mi avrebbero aspettato al ritorno per farmela pagare. Confesso che avrei veramente preferito dormire sulla gradinata anche tutta la notte piuttosto che rifare il percorso dell'andata.
Durante la partita fui distratto da questi pensieri ma fortunamente andò tutto per il meglio.
Il bilancio finale fu comunque positivo, la nostra reputazione non era stata compromesse: eravamo andati nella tana del West Ham in gran numero ed avevamo fatto ritorno a casa!
« Ultima modifica: 25 Maggio, 2012, 18:21:06 pm da blackpower »