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Off-topic => Multimedia => Cineforum => Topic aperto da: wendell - 02 Gennaio, 2011, 23:45:16 pm
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(http://www.musicwebitalia.it/wp-content/uploads/2009/03/nemicopubblicon1listintodimorteparte1recensioneinanteprima.jpg) (http://static.blogo.it/cineblog/NemicoPubblicoN.1LoradellafugaParte2RecensioneinAnteprima.jpg)
Jacques René Mesrine (Clichy, 28 dicembre 1936 – Parigi, 2 novembre 1979) è stato un criminale francese. È soprannominato l'uomo dai mille volti o, a torto, secondo la sua ammissione, il Robin Hood francese. Dichiarato nemico pubblico numero 1 nei primi anni settanta, è noto in Francia per le sue rapine e le sue evasioni.
In questo dittico pluripremiato in patria, Richet ripercorre le tappe della sua ascesa, dalla formazione militare alla morte. I due capitoli sono stati distribuiti separatamente.
Il primo, L'istinto di morte, è ispirato al libro omonimo scritto da Mesrine durante uno dei suoi periodi di detenzione. Sono due ore tenute in piedi da virtuosismi registici (giochi di specchi) e di montaggio (i titoli di testa) ma nettamente penalizzate dal prologo: un'ora di scene madri (Mesrine in Algeria; Mesrine con mamma e papà; Mesrine fa una rapina; Mesrine si innamora; Mesrine fa il criminale; Mesrine fa un figlio... ecc.) incollate senza alcun lavoro preliminare che riesca a connotarle. Sembra un lungo riassunto in apertura di una serie televisiva (fotografia e colonna sonora sono proprio tipici del piccolo schermo), mancano sia lo spessore psicologico che la forza comunicativa. Cassel non è molto convincente nei panni del giovane gangster (migliorerà imbolsendosi). Il film è più godibile successivamente, quando diventa azione pura con una camera a mano molto nervosa e un ritmo sostenuto.
Il secondo capitolo, L'ora della fuga, mette da parte i difetti del precedente e ne distilla i pregi in tutta la sua durata. E' un susseguirsi di rapine lampo, evasioni impossibili e fughe spericolate. La personalità del protagonista, fiero e megalomane, si costruisce in maniera indiretta attraverso il racconto delle sue peripezie. Laddove il regista cerca di tratteggiarla con maggiore decisione in sequenze apposite l'opera torna a svelare la sua inconcludenza contenutistica (che tutto sommato è propria dello stesso Mesrine, che vanamente cercò di convincere se stesso e gli altri della matrice rivoluzionaria delle sue gesta). Fortunatamente sono solo parentesi piccole e indolori.
Nel complesso è un prodotto gradevole, non il capolavoro salutato dalla critica di settore.
L'istinto di morte: **1/2
L'ora della fuga: ***1/2
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Il primo è poca roba, certo paragonato ad un certo tipo di cinema tamarrone americano è sicuramente 3-4 step in più....però a mio avviso ha dei buchi di sceneggiatura troppo evidenti. Personaggi che appaiono e scompaiono dalla pellicola senza una spiegazione, il che più di una volta fa perdere quasi il normale svolgimento del film.
Il secondo invece è decisamente più riuscito, un "romanzo criminale" che trasuda sangue, rabbia e adrenalina proprio come il suo protagonista. Notevole comunque in entrambe le pellicole Vincent Cassell, uno che avrebbe da insegnare anche a molti celebrati colleghi americani....