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Off-topic => Multimedia => Cineforum => Topic aperto da: ziumberto - 03 Novembre, 2010, 23:56:18 pm
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(http://i291.photobucket.com/albums/ll314/guallera/kitano-dolls.jpg)
Regia: Takeshi Kitano
Fotografia: Katsumi Yanagijima
Musiche: Joe Hisaishi
Nazione: Giappone
Anno: 2002
Introdotte da uno spettacolo di Bunraku (marionette) al Teatro Nazionale di Tokyo, tre tragiche storie di amore e abbandono: a) due giovani amanti per sempre legati da una corda rossa; b) un vecchio e malato capo della yakuza torna sulla panchina dove una donna da lui abbandonata l'ha atteso per tutta la vita; c) un giovane fan di una famosa pop star si acceca quando lei rimane sfigurata in un incidente. Costumi: Yohji Yamamoto. Musica: Joe Hisaishi. Associato al giuoco infantile, il tema della marionetta è centrale nel cinema tragicomico di Kitano: lo diventa l'uomo, vittima delle proprie ambizioni e lo diventa la donna, vittima dell'uomo. Dolls (bambole) è il suo film più stilizzato, enigmatico e complesso. Un compendio del suo cinema, dicono i devoti. Altri replicano: il più estetizzante, accademico, rarefatto, gelido, sfiancante. Non tengono conto che lo splendore delle sue immagini esiste qui, oggi, e che alla sua bellezza – e ai suoi amori – si oppongono il denaro, il potere, la violenza del mondo. “La bellezza è insieme il mezzo e il contenuto dell'opera: Dolls è un film bello sulla bellezza, oggi. Ed è, di conseguenza, un film disperato†(Em. Morreale). Radicale nel suo sconsolato pessimismo. Il miglior film in concorso a Venezia
Ripensando a Bunuel, agli amori ‘impossibili’ di Viridiana e L’oscuro oggetto del desiderio, mi è venuto in mente questo film che racconta tre storie di amore incondizionato, estremo, folle.
L’avita verè assolutamente.
:smoke: :smoke: :smoke: :smoke: :dilemma:
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Già dato 5-6 anni fa :asd:
Per me il miglior Kitano e, forse, anche il più commestibile per uno spettatore europeo. Abbiamo molta più familiarità col binomio amore-morte rispetto alla comicità tipicamente nipponica che in molte sue opere mi fracassa alquanto i maroni (L'estate di Kikujiro, ad esempio, e Sonatine).
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Cuoto, anche se la seconda parte di Sonatine la trovo straordinaria.
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Secondo me dopo Dolls vengono nell'ordine: Hana-bi (****), Sonatine (***1/2), Il silenzio sul mare (***1/2) e L'estate di Kikujiro (***).
Sonatine mi disturbava un po' nei momenti di gioco tra criminali sulla spiaggi. Parevano e frat' r'o cazz, una manipolo di mangaloidi. Ma è una questione di codici diversi, non un difetto vero e proprio. Anche perchè proprio quella scena è assolutamente fondamentale per l'intero film.
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Preferisco Hana-Bi e Sonatine a questo qui, sarà per il fatto che gli altri due comunque hanno una storia criminale alle spalle e li vedo molto più "kitaniani". Per quanto riguarda l'umorismo non-sense tutto nipponico del Takeshi a me piace molto anche L'estate di Kikujiro, un film minore già a priori ma che comunque era molto meno melenso di quello che poteva sembrare.
Sta di fatto che questo a mio avviso è l'ultimo film degno di nota di Kitano, dopo il suo auto-referenzialismo ha assunto connotati troppo disumani e non ne ha azzeccato più uno, lo stesso Zatoichi chiari omaggi a Kurosawa a parte, a me non è sembrato granchè. Mi pareva il remake nipponico di un film americano che vidi da ragazzino con Rutger Hauer cecato che chiavava mazzate appunto alla cecata su alcuni infami criminali :look:
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Spettacoloso!
Amore folle,morte e destino crudele...tanta tanta poesia, immagini suggestive (natura bella e malinconica)...è davvero tanta roba, mi ha emozionato assai. :sisi:
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Grossissimo filmo :sisi:
:sbav:
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L'ho visto ieri e lo consiglio pure io.
E' un lavoro notevole sull'inesorabilità del tempo, sulla disparità tra la vanità degli sforzi delle bambole e la grandezza dei sentimenti che custodiscono.
Le tre storie raccontano impotenza, illusione e irreversibilità. Gli amanti granarola restano legati solo fisicamente, come marionette. A nulla valgono gli sforzi del giovane di rimuovere la donna dallo stato di incoscienza. Il vecchio boss e il giovane ammiratore tendono tardivamente alla felicità ma vi si oppone puntualmente il destino avverso.
La morale è troppo pessimista, non l'ho condivisa. Però è un interessante punto di vista.
La fotografia è da cartolina, l'uso dei colori dà l'idea delle pennellate. La regia statica è funzionale alla concezione del tempo del regista.
Mezzo voto in meno per i simbolismi da diabete dei primi 40 minuti e la lunghezza della sequenza finale. :look:
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