Appena ho tempo ve lo dico.Attendo tuo contributo :ok:
Attendo tuo contributo :ok:
Da quel che ricordo è perché stanno domande personali e il test mediante tipo un codice a barre è riconduibille a chi l'ha compilato.
Poi boh io rispondevo a cazzo perché "anonimo" e senza valutazione :look:
Provo a dire quello che mi viene in mente, senza pretese di completezza; al limite aggiungerò altre cose dopo.Ti ringrazio per la risposta, adesso mi rendo conto. Mi pare quindi di capire che i punti più scottanti siano in prims il fatto che un test non sia all'altezza di una valutazione globale delle conoscenze di uno studente (e questo mi trova pienamente d'accordo); l'anonimato in realtà non esistente, dato che è apparentemente possibile risalire all'autore di ciascun test; e soprattutto questa valenza economica del test, utilizzabile per elaborare delle valutazioni sulla scuola in sè e procacciarle, dunque, ulteriori fondi ed agevolazioni.
Inizio dai test in se stessi.
I test Invalsi hanno, per prima cosa, un fondamentale difetto: sono dei test.
Accertare competenze complesse attraverso test è un grosso errore culturale, del quale si stanno accorgendo perfino gli americani, che notoriamente li hanno smepre applicati; ma naturalmente noi iniziamo ad usarli sul serio quando gli altri pensano ad abbandonarli perchè inadeguati.
I loro contenuti, poi, sono molto diversi sia per argomenti trattati, sia per modalità, da quello che si insegna a scuola; io parlo per matematica e fisica, ma parlandone con colleghi mi risulta che sia così anche per le altre materie. Quindi si accerta soltanto se gli studenti sono capaci di fare i test Invalsi, e niente altro.
I test, poi, non sono anonimi, come dovrebbero essere, e non è nemmeno facile saperne gli esiti per gli alunni della scuola dove sono stati somministrati; a richiesta (insistendo) mandano dei report veramente difficili da decifrare. E' invece impossibile sapere quelli delle altre scuole.
Poi dovrebbero essere somministrati sotto controllo di funzionari dell'Invalsi, per avere qualche valore; purtroppo però l'Invalsi non ha abbastanza soldi per pagare gente da mandare in giro, quindi gli studenti sono sorvegliati dagli insegnanti della scuola. Vi lascio immaginare cosa può succedere, soprattutto perchè risultati migliori vengono poi sbandierati quando si va in giro a fare orientamento in ingresso per attirare nuovi iscritti.
Ebbene si, gli insegnanti devono fare anche gli imbonitori per vendere meglio possibile la propria scuola; vi posso assicurare che ci sono scuole che sparano cazzate immani su quello che dicono di fare e di essere, ma tanto conta solo arraffare iscrizioni, e gli esiti dei test Invalsi fanno brodo.
In più, ai test è affiancato un questionario che pone domande molto personali agli studenti, e anche questo non è anonimo; qui non si tratta di competenze, ma di situazione familiare sia dal punto di vista economico, sia come assetto (separazioni e divorzi, cultura ecc.).
E questo sarebbe ancora niente, se non fosse che ormai sembra chiaro che i loro esiti saranno usati per valutare le scuole, assegnando fondi anche in base ai risultati.
Dato quanto scritto sopra, mi pare che sia facile falsarli, e che sia evidente che una scuola che ha una platea cittadina, con un grado di istruzione familiare e un reddito probabilmente più alti di quelli di chi sta in una scuola periferica o di campagna, avrà vantaggi che tenderanno ad aumentare il divario tra le due realtà.
Gli studenti protestano perchè cominciano a capire queste cose, e temono di ritrovarsi la scuola pubblica divisa nettamente in due fasce, cioè chi ha di più (servizi, attività culturali, iniziative varie) e chi non ha i fondi per metterle a disposizione.
Poi mi piacerebbe sapere quanti studenti rispondono seriamente ad un questionario anonimo (che poi tale non è, ma il discorso funziona lo stesso) che non porta nessuna valutazione....
:asd: :asd: :asd:
E ora parliamone, se vi va.
Ti ringrazio per la risposta, adesso mi rendo conto. Mi pare quindi di capire che i punti più scottanti siano in prims il fatto che un test non sia all'altezza di una valutazione globale delle conoscenze di uno studente (e questo mi trova pienamente d'accordo); l'anonimato in realtà non esistente, dato che è apparentemente possibile risalire all'autore di ciascun test; e soprattutto questa valenza economica del test, utilizzabile per elaborare delle valutazioni sulla scuola in sè e procacciarle, dunque, ulteriori fondi ed agevolazioni.
Bella merda, in effetti. Cosa buona il fatto che siano gli studenti in prima persona a protestare, anche se non so quanto questo potrà avere un reale peso: magari mi macchierò di facile dietrologismo, ma in genere quando vedo sistemi così barocchi per l'assegnazione di fondi e risorse mi viene sempre da pensare che sia tutto fatto per favorire i soliti ignoti. Stiamo a vedere.
Provo a dire quello che mi viene in mente, senza pretese di completezza; al limite aggiungerò altre cose dopo.il punto in grassetto è quello piu mortificante. chi ha risultati peggiori dovrebbe avere piu fondi.. ma poi legare la scuola alla logica del profitto da test dopo che per anni la si è affamata lasciandola in balia del berlusconismo e dei privilegi alle parificate è roba da pazzi.. :doh:
Inizio dai test in se stessi.
I test Invalsi hanno, per prima cosa, un fondamentale difetto: sono dei test.
Accertare competenze complesse attraverso test è un grosso errore culturale, del quale si stanno accorgendo perfino gli americani, che notoriamente li hanno smepre applicati; ma naturalmente noi iniziamo ad usarli sul serio quando gli altri pensano ad abbandonarli perchè inadeguati.
I loro contenuti, poi, sono molto diversi sia per argomenti trattati, sia per modalità, da quello che si insegna a scuola; io parlo per matematica e fisica, ma parlandone con colleghi mi risulta che sia così anche per le altre materie. Quindi si accerta soltanto se gli studenti sono capaci di fare i test Invalsi, e niente altro.
I test, poi, non sono anonimi, come dovrebbero essere, e non è nemmeno facile saperne gli esiti per gli alunni della scuola dove sono stati somministrati; a richiesta (insistendo) mandano dei report veramente difficili da decifrare. E' invece impossibile sapere quelli delle altre scuole.
Poi dovrebbero essere somministrati sotto controllo di funzionari dell'Invalsi, per avere qualche valore; purtroppo però l'Invalsi non ha abbastanza soldi per pagare gente da mandare in giro, quindi gli studenti sono sorvegliati dagli insegnanti della scuola. Vi lascio immaginare cosa può succedere, soprattutto perchè risultati migliori vengono poi sbandierati quando si va in giro a fare orientamento in ingresso per attirare nuovi iscritti.
Ebbene si, gli insegnanti devono fare anche gli imbonitori per vendere meglio possibile la propria scuola; vi posso assicurare che ci sono scuole che sparano cazzate immani su quello che dicono di fare e di essere, ma tanto conta solo arraffare iscrizioni, e gli esiti dei test Invalsi fanno brodo.
In più, ai test è affiancato un questionario che pone domande molto personali agli studenti, e anche questo non è anonimo; qui non si tratta di competenze, ma di situazione familiare sia dal punto di vista economico, sia come assetto (separazioni e divorzi, cultura ecc.).
E questo sarebbe ancora niente, se non fosse che ormai sembra chiaro che i loro esiti saranno usati per valutare le scuole, assegnando fondi anche in base ai risultati.
Dato quanto scritto sopra, mi pare che sia facile falsarli, e che sia evidente che una scuola che ha una platea cittadina, con un grado di istruzione familiare e un reddito probabilmente più alti di quelli di chi sta in una scuola periferica o di campagna, avrà vantaggi che tenderanno ad aumentare il divario tra le due realtà.
Gli studenti protestano perchè cominciano a capire queste cose, e temono di ritrovarsi la scuola pubblica divisa nettamente in due fasce, cioè chi ha di più (servizi, attività culturali, iniziative varie) e chi non ha i fondi per metterle a disposizione.
Poi mi piacerebbe sapere quanti studenti rispondono seriamente ad un questionario anonimo (che poi tale non è, ma il discorso funziona lo stesso) che non porta nessuna valutazione....
:asd: :asd: :asd:
E ora parliamone, se vi va.
Aggiungo che col criterio della valutazione oggettiva (per quanto possibile) che permette di capire il livello della scuola, i superpresidi non avrebbero più alcun vantaggio nel selezionare insegnanti raccomandati, visto che gli serve che la scuola faccia andare bene (oggettivamente, per quanto possibile) gli studenti per avere accesso a più fondi. Teoricamente, un meccanismo virtuoso. Poi in Italia riusciranno comunque a corromperlo...
quasi quasi faccio entrare la mia genitrice qua sopra... finalmente tra un mese sarà in pensione, mocca a quella cessa della Fornero che possa morire di cancro. Vi abbraccerebbe tutti e prenderebbe enricocaruso a cinghiate e bastonate da mo fino al 2025ma volevi scrivere nel topic di Tiziana Cantone?
quasi quasi faccio entrare la mia genitrice qua sopra... finalmente tra un mese sarà in pensione, mocca a quella cessa della Fornero che possa morire di cancro. Vi abbraccerebbe tutti e prenderebbe enricocaruso a cinghiate e bastonate da mo fino al 2025
Io sono un docente e sono troppo incazzato per questa riforma balorda, io speri che si boicottino pure gli scrutini finali e gli esami di stato, se li vanno a fare questi pezzi di merda che vogliono smerdare pure l'ultima istituzione nella quale imbrogli e raccomandazioni sono marginali. Che il padreterno se li possa chiamare...
A me di quello che pensano i professori me ne passa abbastanza per il cazzo, quello che conta è l'utenza, ossia i cittadini. L'Italia è piena di corporazioni e professioni che non fanno altro che difendere il proprio orticello fottendosene altamente del loro compito di servizio pubblico. Questo ovviamente non vuol dire automaticamente che qualunque riforma che faccia incazzare una professione sia per forza giusta, ma di certo l'insorgere dei sindacati delle scuole non mi dà praticamente alcun dato aggiuntivo, nel caso specifico.
I test invalsi valutano anche i differenziali, basta applicarli ogni anno, e così si vede se una scuola cresce o decresce, quanto a offerta didattica. Ovviamente fermo restando che non dicono tutto sul livello di un allievo...
A me di quello che pensano i musicisti me ne passa abbastanza per il cazzo, mi basta comprarmi un cd ogni tanto, anche con incisioni più vecchie, l'importante è che io mi sento la musica.:alla: :alla: :alla: :alla:
Le pretese di questa gente che vorrebbe fare cultura cantando cose vecchissime e noiosisisme che piacciono solo a loro mi ricordano quelli che coltivano solo il loro orticello fregandosene degli altri. Ci sono cose più importanti della musica, francamente, tipo mettere il piatto a tavola tutti i giorni. Altro che cantare.
Se il pubblico che li segue è esiguo meglio tagliare tutto, vadano a fare un lavoro serio; se di anno in anno il pubblico diminuisce o resta uguale meglio tagliare, bisogna fare economia e pensare alle cose serie. La cultura è un'altra cosa.
Ti convince questa parafrasi qualunquista del tuo discorso? Non se ne discosta poi molto come contenuti.
Mi dispiace molto sentire che una persona come te, che fa un mestiere culturalmente importante, parli di altre persone che dal punto di vista della formazione hanno un ruolo non secondario con tanta indifferenza e superficialità.
Se vuoi dati aggiuntivi non hai che da informarti, come fa chiunque voglia sapere come va la vita.
Comunque l'offerta didattica, a parte l'orrenda espressione da bancone del salumiere con le offerte speciali, non c'entra niente con i risultati, si riferisce ad un'altra cosa.
Una buona offerta formativa non produce necessariamente buoni risultati, c'è qualche variabile in più da considerare.
A me di quello che pensano i musicisti me ne passa abbastanza per il cazzo, mi basta comprarmi un cd ogni tanto, anche con incisioni più vecchie, l'importante è che io mi sento la musica.ho appena ordinato su amazon un camion di applausi per te.
Le pretese di questa gente che vorrebbe fare cultura cantando cose vecchissime e noiosisisme che piacciono solo a loro mi ricordano quelli che coltivano solo il loro orticello fregandosene degli altri. Ci sono cose più importanti della musica, francamente, tipo mettere il piatto a tavola tutti i giorni. Altro che cantare.
Se il pubblico che li segue è esiguo meglio tagliare tutto, vadano a fare un lavoro serio; se di anno in anno il pubblico diminuisce o resta uguale meglio tagliare, bisogna fare economia e pensare alle cose serie. La cultura è un'altra cosa.
Ti convince questa parafrasi qualunquista del tuo discorso? Non se ne discosta poi molto come contenuti.
Mi dispiace molto sentire che una persona come te, che fa un mestiere culturalmente importante, parli di altre persone che dal punto di vista della formazione hanno un ruolo non secondario con tanta indifferenza e superficialità.
Se vuoi dati aggiuntivi non hai che da informarti, come fa chiunque voglia sapere come va la vita.
Comunque l'offerta didattica, a parte l'orrenda espressione da bancone del salumiere con le offerte speciali, non c'entra niente con i risultati, si riferisce ad un'altra cosa.
Una buona offerta formativa non produce necessariamente buoni risultati, c'è qualche variabile in più da considerare.
A me di quello che pensano i musicisti me ne passa abbastanza per il cazzo, mi basta comprarmi un cd ogni tanto, anche con incisioni più vecchie, l'importante è che io mi sento la musica.Tutto giusto e sacrosanto ma non è che tutti i docenti siano appassionati e professionali, purtroppo.
Le pretese di questa gente che vorrebbe fare cultura cantando cose vecchissime e noiosisisme che piacciono solo a loro mi ricordano quelli che coltivano solo il loro orticello fregandosene degli altri. Ci sono cose più importanti della musica, francamente, tipo mettere il piatto a tavola tutti i giorni. Altro che cantare.
Se il pubblico che li segue è esiguo meglio tagliare tutto, vadano a fare un lavoro serio; se di anno in anno il pubblico diminuisce o resta uguale meglio tagliare, bisogna fare economia e pensare alle cose serie. La cultura è un'altra cosa.
Ti convince questa parafrasi qualunquista del tuo discorso? Non se ne discosta poi molto come contenuti.
Mi dispiace molto sentire che una persona come te, che fa un mestiere culturalmente importante, parli di altre persone che dal punto di vista della formazione hanno un ruolo non secondario con tanta indifferenza e superficialità.
Se vuoi dati aggiuntivi non hai che da informarti, come fa chiunque voglia sapere come va la vita.
Comunque l'offerta didattica, a parte l'orrenda espressione da bancone del salumiere con le offerte speciali, non c'entra niente con i risultati, si riferisce ad un'altra cosa.
Una buona offerta formativa non produce necessariamente buoni risultati, c'è qualche variabile in più da considerare.
Tutto giusto e sacrosanto ma non è che tutti i docenti siano appassionati e professionali, purtroppo.
Almeno quando ci ho lavorato io, nelle scuole, c'era chi dava l'anima e chi intendeva il proprio lavoro come una rendita acquisita in cambio di un minimo sforzo, tipo:
depositare lo stesso programma tutti gli anni dalla prima volta fino alla pensione
dedicarsi alle lezioni private come primaria fonte di reddito (a nero)
bocciare gli alunni "difficili" per toglierseli dai coglioni
concentrarsi sui "bravi"
Nella stessa scuola, se non nella stessa sezione, puoi tranquillamente trovare chi da l'anima e chi non fa una beneamata minchia, motivo per cui io sarei più per valutare i singoli docenti e mandare a fare altro chi non ha voglia di vivere questo lavoro non dico come una missione ma quantomeno come una professione dalle enormi responsabilità.
E il modo di fare quello che dici è introdurre un sistema di valutazione dei professori, cosa ovviamente invisa ai loro sindacati. Come effettuare questa valutazione è ovviamente delicatissimo, ma per me è inconcepibile che la scuola non possa verificare che combina un professore in classe.Mica è facile: un prof severo ma bravo potrebbe facilmente essere giudicato malissimo dai suoi allievi. :boh:
Mica è facile: un prof severo ma bravo potrebbe facilmente essere giudicato malissimo dai suoi allievi. :boh:
nella mia scuola ci sarà il blocco degli scrutinicioè? :look:
:compagni:
mica parlavo delle valutazioni da parte degli studenti, ma della valutazione basata sull'andamento dei suoi studenti.Così però verrebbero penalizzati gli insegnanti che lavorano nelle scuole delle zone più povere.
Ma che cazzo applaudite che non c'è un minimo di senso in quello che ha scritto?? Cosa cazzo c'entra l'insulto qualunquista alla mia arte o all'arte in generale, con una parafrasi del mio discorso? Chiaramente questo prova che nella scuola italiana la comprensione del testo è ancora una cosa assai difficile...
Ho sostenuto che non sono i professori a dover decidere come deve funzionare la scuola italiana, non sono i lavoratori impegnati in un servizio pubblico a dover stabilire la governance dei loro enti pubblici. Quello che conta è il servizio pubblico, non la pagnotta dell'insegnante. La stessa cosa vale per esempio con l'università, dove i professori fanno di tutto perché la governance lasci a loro il controllo e il potere sulle facoltà. Quindi quello che pensano i professori è irrilevante, se non come consulenza. Loro difendono il loro lavoro, non necessariamente la qualità del servizio offerto alla comunità.
Le riforme della scuola niente hanno a che vedere con i tagli, che sono ovviamente da condannare. Fare tutto un calderone vuol dire fare demagogia, e quindi poi ricevere i camion di applausi facili...
Così però verrebbero penalizzati gli insegnanti che lavorano nelle scuole delle zone più povere.
Che di debba essere una valutazione degli insegnati è fuor di dubbio ma, mi ripeto, ci sono mille fattori in gioco che la rendono un'operazione molto difficile.
Per come la penso io gli scaldasedie dovrebbero autovalutarsi e, se non hanno voglia di dare l'anima, dare le dimissioni ma sono un inguaribile utopista.
Ma mica si prendono i voti così come sono. Chi fa i test statistici normalmente tara a seconda della situazione...
A parte il fatto che fanno bene ad applaudire, e li ringrazio, spedirò un vassoio di paste a casa di ciascuno di loro appena passo da Napoli, la comprensione del testo fa difetto a te.
Se avessi letto tutto con attenzione avresti forse colto un punto: che ho detto che una persona che tutto sommato si occupa di cultura ha trattato questo argomento con (quasi, non ti posso offendere fino a questo punto, non lo meriti) la stessa superficialità con la quale un Salvini parla degli immigrati.
Che te ne passi per il cazzo di cosa pensano i professori l'hai scritto tu, giusto? Io l'ho riportato per farti notare quanto dia fastidio e sia ingiusto se lo rivolgono a te stesso. Questo in funzione della comprensione del testo.
A questo punto diciamo che delle condizioni di lavoro dei lavoratori in fabbrica me ne passo per il cazzo, e che devono essere i datori di lavoro a stabilirle (qui mi riallaccio ad un altro tuo post, sempre per favorire la comprensione del testo), i soldi li mette il datore di lavoro e del parere dei sottoposti (degli inferiori, va') se ne passa per il cazzo.
Aggiungo che io sono favorevole alla valutazione degli insegnanti, se valutassero me mi triplicherebbero lo stipendio, e lo dico con assoluta certezza, ma mi piacerebbe capire i metodi.
Se vuoi ti dico cosa penso dei metodi che si stanno ventilando, non sono sicuro che tu li conosca, perchè sono pazzeschi.
Cioè si tarano dati inattendibili usando dati sconosciuti (o mal conosciuti)? Interessante, nuove frontiere della statistica.
Enrico il problema è che tu non capisci un cazzo di come vanno le cose ma ti piace parlare per dare aria alla bocca e questa cosa mi fa incazzare enormemente.
Sai cosa significa dover essere valutato dai genitori e dagli alunni? Vuol dire che se li bocci/rimandi perchè non capiscono un cazzo, per ripicca ti daranno un voto basso, mentre quelli che verranno premiati sono i colleghi (ne conosco parecchi) che non fanno un cazzo dalla mattina alla sera e poi alla fine promuovono tutti!!
Accendere il cervello prima di parlare sarebbe cosa buona e giusta. Mannaggia l'addormentata ladra e troia!
Se è per questo la valutazione dei prof, ai miei tempi, si faceva anche all'università e, tranne pochi goliardi, quasi tutti davano un giudizio obiettivo.
Marco, per curiosità ma cosa insegni? Spero non la comprensione del testo, se no poveri ragazzi...
Dimmi tu quando cazzo avrei scritto che la valutazione degli insegnanti che propugno io sia quella che descrivi tu (peraltro applicata quasi ovunque nel mondo)...
Se è per questo la valutazione dei prof, ai miei tempi, si faceva anche all'università e, tranne pochi goliardi, quasi tutti davano un giudizio obiettivo.
Scusa, ma invece con la tua, diciamo, parafrasi non coglievi affatto il punto, quindi gli applausi sono immeritati :sisi:
Se la situazione dei teatri italiani va a scatafascio non chiamo un manipolo di cantanti per migliorarla, bensì dei manager pubblici, dei manager culturali, delle persone che si occupano di management, di governance, di gestione. Persone che lavorano studiando le riforme effettuate in altri paesi, in situazioni analoghe, in situazioni diverse, per valutare la direzione da far prendere ad una struttura che fornisce un servizio pubblico. Ovvio che ascolto anche le opinioni degli artisti, cantanti, orchestrali, direttori d'orchestra, ma la loro opinione non può essere presa come l'unica valida, anche perché ovviamente hanno un conflitto d'interesse. Se tu in un forum di cantanti entri e dici che i cantanti non dovrebbero mai essere alla guida di una commissione per la riforma di un teatro non mi dai affatto fastidio. Altra cosa lo sproloquio senza senso che hai fatto, che non mi infastidisce se non per lo spregio della logica (senza offesa), che assolvo perché sei irritato... E' chiaro il testo adesso?
Le condizioni dei lavoratori in fabbrica anche non è un esempio calzante, qui si discute di come migliorare la scuola, come far sì che i nostri studenti migliorino la loro preparazione, quindi si discute del servizio offerto (che non è una parolaccia da salumiere) alla comunità. Ovvio che i sindacati degli insegnanti invece si occupino degli stipendi, delle condizioni di lavoro, è sacrosanto, ma la riforma del sistema scuola non è una cosa per la quale dovrebbero avere particolarmente più voce in capitolo di chiunque altro nel paese, di qualunque genitore, insomma.
Nella mia università (Federico II) non si faceva, la faceva mio cugino alla LUISS a Roma, ma lì è un'università privata ed è tutto diverso.Eppure anch'io andavo alla federico II ma, effettivamente, quando mi iscrissi a 18 anni a giurisprudenza non si facevano mentre, quando mi iscrissi a sociologia a 25, c'erano.
I docenti non possono essere valutati: perchè magari ci sarà uno che è uno scienziato ma non fa un cazzo dalla mattina alla sera. L'unico modo per valutare l'operato sarebbe quello di mettere telecamere in ogni classe: io sarei d'accordo. Solo così si vede se qualcuno fa lezione o meno. Un'altra cosa intelligente sarebbe quella di marcare il cartellino, per vedere l'orario di uscita ed entrata.
Eppure anch'io andavo alla federico II ma, effettivamente, quando mi iscrissi a 18 anni a giurisprudenza non si facevano mentre, quando mi iscrissi a sociologia a 25, c'erano.
Io ho lavorato per anni nel progetto Chance (educativa territoriale) che era un progetto basato sul recupero della dispersione scolastica.
In pratica eravamo monitorati sia dal dipartimento di didattica (mi pare di lettere) che dal dipartimento di psichiatria della federico II ma lì chi non aveva voglia di mettersi in gioco non ci arrivava proprio e quei pochi che si facevano un anno per fare gli alternativi o per gli orari più liberi dopo gli scrutini scomparivano sistematicamente.... :asd:
Probabilmente questo sistema era gestito da ogni singola università ed era il rettore a stabilire se inserire questi criteri di valutazione o meno. All'università ha già più in senso, perchè la scumma della gente all'università non ci arriva proprio. Per chiarire il tutto io insegno negli istituti professionali (non posso insegnare da nessun'altra parte.. :maronn:), quindi la platea è quella che è.
Probabilmente questo sistema era gestito da ogni singola università ed era il rettore a stabilire se inserire questi criteri di valutazione o meno. All'università ha già più in senso, perchè la scumma della gente all'università non ci arriva proprio. Per chiarire il tutto io insegno negli istituti professionali (non posso insegnare da nessun'altra parte.. :maronn:), quindi la platea è quella che è.La platea è quella che è finché non trovi il modo di farli ingrippare per quello che insegni.
Enrico noto ca scriv strunzat non solo sul calcio... Ma tu ti rendi conto cge significa se un genitore o un alunno dovesse valutarmi? Bah....
Enrico noto ca scriv strunzat non solo sul calcio... Ma tu ti rendi conto cge significa se un genitore o un alunno dovesse valutarmi? Bah....Non avevo letto che già da ieri sera non avevi capito una mazza di quanto avevo scritto...
Io ho insegnato praticamente ovunque: professionali, tecnici e licei.Come potrebbero cercare la promozione con un test oggettivo? Si rovescerebbe il rapporto con gli insegnanti, a cui le famiglie richiederebbero ormai solo di preparare meglio i figli, e non romperebbero per i voti.
Ora insegno matematica e fisica in un liceo scientifico (aspetto che Enrico mi dica che se insegno matematica la logica mi difetta, ecc.)
Sono perfettamente d'accordo con te quando parli dell'atteggiamento degli studenti italiani, che in gran parte cercano solo la promozione; ti parlo anche di liceo, quindi la cosa è grave.
Ma il problema è diventato così grave da quando ci hanno costretto a reclutare chiunque pur di aumentare o mantenere costante il numero degli iscritti, pena la perdita di posti di lavoro e di fondi per la scuola; è chiaro che accetti qualunque "cosa" arrivi, e te la tieni anche se non sai cosa ci faccia a scuola.
L'offerta formativa la devi fare anche in funzione di questa gente qua.
Questo fenomeno è stato provocato da quelli che hanno riformato la scuola, quelli che avrebbero dovuto sapere quello che facevano e lavorare nell'interesse comune.
Infatti...
Che è più o meno quanto sostenevo io...
Non proprio, ma se ti fa contento. :look:
La platea è quella che è finché non trovi il modo di farli ingrippare per quello che insegni.
Non che sia facile, per carità.
Al progetto chance, per esempio, i ragazzi (in pratica tutti ragazzi che avevano abbandonato prima della terza media, tutti rigorosamente col coltello in tasca e lasciati a se stessi dalle famiglie tranne i figli dei boss) ti prendevano le misure dal primo giorno ma, se gli facevi capire che gli volevi dare impegno e attenzione ma stabilendo che comandavi tu, ti assicuravi un rispetto che aveva dell'incredibile.
Negli anni continuo a incontrarli e non hai idea delle feste e dei ringraziamenti che mi fanno ancora oggi.
Io ho insegnato praticamente ovunque: professionali, tecnici e licei.
Ora insegno matematica e fisica in un liceo scientifico (aspetto che Enrico mi dica che se insegno matematica la logica mi difetta, ecc.)
Sono perfettamente d'accordo con te quando parli dell'atteggiamento degli studenti italiani, che in gran parte cercano solo la promozione; ti parlo anche di liceo, quindi la cosa è grave.
Ma il problema è diventato così grave da quando ci hanno costretto a reclutare chiunque pur di aumentare o mantenere costante il numero degli iscritti, pena la perdita di posti di lavoro e di fondi per la scuola; è chiaro che accetti qualunque "cosa" arrivi, e te la tieni anche se non sai cosa ci faccia a scuola.
L'offerta formativa la devi fare anche in funzione di questa gente qua.
Questo fenomeno è stato provocato da quelli che hanno riformato la scuola, quelli che avrebbero dovuto sapere quello che facevano e lavorare nell'interesse comune.
Infatti...
Un poco come se un tifoso volesse valutare l'operato dell'allenatore. :look:
Questa mi è scappata, comunque una valutazione della qualità dell'insegnamento va fatta; non con un sistema che sta andando in obsolescenza come il test Invalsi, ma ci sono altre soluzioni. Per esempio andrebbero create delle fasce di riferimento che tengano conto delle differenze socio-economiche del territorio in cui opera la scuola, come strumento si possono usare esami di medio termine a livello nazionale, ovvero a metà anno, che integrino il risultato con la media scolastica, che vengano controllati non dai docenti dell'istituto. Accompagnare il tutto da una valutazione di merito del consiglio di istituto e quindi affidata al provveditorato, magari, per una valutazione complessiva finale.
L'alternativa alla valutazione è l'abuso, la prepotenza di chi non fa un cazzo e non gli succede niente, a scapito dell'insegnamento per i nostri ragazzi. Contento tu...Ah, se io avessi un ragazzo me ne sbatterei bellamente le coglie di quante nozioni impara a scuola per mano dei geronti della cultura d'etichetta.
Un poco come se un tifoso volesse valutare l'operato dell'allenatore. :look:
Questa mi è scappata, comunque una valutazione della qualità dell'insegnamento va fatta; non con un sistema che sta andando in obsolescenza come il test Invalsi, ma ci sono altre soluzioni. Per esempio andrebbero create delle fasce di riferimento che tengano conto delle differenze socio-economiche del territorio in cui opera la scuola, come strumento si possono usare esami di medio termine a livello nazionale, ovvero a metà anno, che integrino il risultato con la media scolastica, che vengano controllati non dai docenti dell'istituto. Accompagnare il tutto da una valutazione di merito del consiglio di istituto e quindi affidata al provveditorato, magari, per una valutazione complessiva finale.
Non mi fa contento, ma le fasce di riferimento sono esattamente le tare di cui parlavo, gli esami nazionali non controllati dai docenti dell'istituto sono i test invalsi (migliorabili, probabilmente). Non mi piacciono i regimi misti, quindi non integrerei coi voti interni...
In questa direzione si sta andando da quest'anno.
Si sta iniziando una campagna di autovalutazione delle scuole, che devono fornire una lunga serie di dati per far capire al ministero quale sia la situazione socio-economica degli studenti e delle famiglie, da dove vengono (più o meno lontano dalla scuola, non si parla di nazionalità), i loro livelli culturali di partenza, ecc.
Sulla base di questi dati ogni scuola deve spiegare i suoi punti di forza e di debolezza, cosa fa per mantere e migliorare i punti di forza e cosa vuol fare per eliminare o ridurre le debolezze.
I finanziamenti saranno dati in base a queste analisi (si chiama RAV, rapporto di auto-valutazione).
Potrebbe essere interessante, e spero che lo sarà, anche se la maniera di gestire la cosa mi lascia qualche perplessità; in ogni caso non è da buttare via.
Il problema è proprio capire chi poi si occuperà di valutare gli esiti; al momento personale non ce n'è, mancano i fondi per pagarlo, e quindi non si sa chi e come.
Vedremo.
Come potrebbero cercare la promozione con un test oggettivo? Si rovescerebbe il rapporto con gli insegnanti, a cui le famiglie richiederebbero ormai solo di preparare meglio i figli, e non romperebbero per i voti.
I credo fortemente nei sistemi che creano rapporti sani di controllori e controllati. Vanno calibrati e ben studiati, ma sono concettualmente virtuosi. E in Italia sono completamente assenti...
Tranquillo che l'insegnante l'ho fatto anche io e sono sempre stato a contatto, per motivi di lavoro, con gli ambienti scolastici. So quale è la situazione e come ci si dovrebbe muovere veramente. Leggi appunto il mio post precedente. :ok:
I test Invalsi sono appunto dei test. Non degli esami. E se non li integri ad un giudizio che sia meno avulso dal contesto non servono a niente. Un esame di quel tipo ha un effettivo utilizzo e valore solo come integrazione ad un percorso scolastico ed al contesto in cui si svolge. Quindi, come è una vaccata dare ogni responsabilità al dirigente scolastico o preside, lo è altrettanto affidarsi ad un giudizio basato su un test estemporaneo. Il regime misto è proprio quello che garantisce da una parte la minore soggettività ( e spesso inaffidabilità) del giudizio, dall'altra l'eccessiva concentrazione su dati che non possono essere raccolti in maniera statisticamente corretta durante lo svolgimento della formazione degli studenti. La cosa divertente di questa riforma è che da una parte affida all'Invalsi, test per gli studenti, i giudizi estemporanei sulla qualità dell'istruzione, dall'altra affida alla completa soggettività di un preside decisioni come le assunzioni. Due estremi opposti in due aspetti fondamentali della scuola.Per una volta sono completamente d'accordo.
E per fortuna che, per ora, hanno tolto la stronzata del cinque per mille. :look:
In ogni caso la riforma vera della scuola non è nemmeno questa puzza umida che ha partorito la Giannini: ma piuttosto il riordino degli istituti (troppi e troppo diversi tra loro), delle attività scolastiche ( da rendere in alcuni casi facoltative e reintroducendo quelle non inerenti la formazione come lo sport o i club culturali), delle retribuzioni degli insegnanti, portandole perlomeno al livello di quelle francesi, giustificando così anche l'aumento dell'orario di lavoro, per coprire le attività extrascolastiche di cui prima. Ma tanto le cose che servono davvero costano e sono troppo intelligenti per esser messe in atto. :look:
La cosa che manca a questa riforma è un organismo, tipo consiglio d'amministrazione, ossia quello d'istituto, che valuti l'operato del preside e possa sfiduciarlo. Come hanno in Inghilterra. E ovviamente bisognerebbe potenziare i test invalsi per trasformarli in veri esami completi, assegnati unicamente a membri esterni. Come dicevo le cose a metà, i regimi misti, non mi convincono...