Prandelli e i calciatori gay «Basta tabù, fate outing» L' appello del ct. Gli omosessuali: lezione di civiltà
Il gol più clamoroso, con quell' understatement color pastello venato di inflessioni bresciane che ne fanno da sempre un gentiluomo di provincia, dopo quindici anni di onorata vita da mediano, Cesare Prandelli l' ha segnato in giacca e cravatta, con una buona dose di coraggio, da commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio (la disciplina, vedremo, non è un' attenuante generica), a 55 anni (il 19 agosto), rispondendo di getto all' invito di Alessandro Cecchi Paone, scrittore con Flavio Pagano di «Il campione innamorato», il libro sull' omosessualità nello sport che promette di scoperchiare il vaso di Pandora («Un grandissimo della serie A, a fine carriera, farà outing: sarà il parafulmine e aiuterà tutti gli altri...» profetizza, speranzoso, l' autore). Mister, mi scrive la prefazione? «È una richiesta che ho accolto con entusiasmo, senza pensarci un minuto - racconta il ct travolto dall' entusiasmo della comunità gay, da Franco Grillini a Paolo Patané dell' Arcigay, dal Circolo Mario Mieli a Paola Concia -, il vero successo sarà quando non se ne parlerà più». Di calciatori omosessuali, per intenderci, perché è questo il grande tabù che, da libero vecchia scuola dai piedi buoni, Prandelli ha deciso di affrontare a viso aperto: «L' omofobia è razzismo, è indispensabile fare un passo ulteriore per tutelare tutti gli aspetti dell' autodeterminazione degli individui, sportivi compresi - scrive il ct -. Nel mondo del calcio e dello sport resiste ancora il tabù nei confronti dell' omosessualità, mentre ognuno deve vivere liberamente se stesso, i propri desideri e i propri sentimenti.
Forse qualcuno ha già capito da tempo chi è.....
Spoilerhttp://www.youtube.com/watch?v=SFTFaCunsqw