Autore Topic: Un lac (Philippe Grandrieux, 2008)  (Letto 2947 volte)  Share 

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Offline wendell

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Un lac (Philippe Grandrieux, 2008)
« il: 09 Ottobre, 2011, 17:42:55 pm »


In un luogo montuoso del freddo Nord, una casa isolata dalla civiltà ospita una famiglia. Alexi e sua sorella vivono un rapporto di amore morboso e poco definito, che supera i confini della fratellanza. Improvvisamente, dal nulla, compare un affascinante sconosciuto...
Camera a mano epilettica come il protagonista Alexi, digitale a bassa risoluzione. Messe da parte queste note stilistiche resta poco altro. Ci sarebbe forse da ragionare sulla solitudine, sul senso di "morte vivente" che permea l'intero film, sul primitivismo della famiglia in scena, sulla riduzione all'osso dell'animo umano. Ma tutto questo è calato in un contesto pretestuoso, ridicolo. La situazione riprodotta sullo schermo è assurda e immotivata. Perchè? La domanda fondamentale dello spettatore non trova alcuna risposta e allora non è il caso neanche di porsi i suddetti interrogativi sul senso dell'opera. Trattasi di cagata intellettualoide, effetto collaterale della democratizzazione del cinema per mezzo del digitale. "Film non uscito nelle sale italiane"... stavolta, grazie o' cazzo.
Menzione speciale a Venezia... Flaherty, Epstein e Barnet, che avevano raccontato le medesime situazioni senza violentare il cinema, si rivoltano nelle rispettive tombe.

Voto: *1/2
« Ultima modifica: 09 Ottobre, 2011, 17:46:26 pm da wendell »
ho cercato di capire cosa sei.....terrificante.